(di Alessandro Izzi, da Close Up)
Paolo Colombo, Mauricio Y. Marassi, Giulio Martini, Luciano Mazzocchi
Cinema e buddismo è il primo dei tre volumi che il Centro ambrosiano intende dedicare alle tre principali ‘religioni’ mondiali e al loro, difficile, controverso rapporto con il Cinema. I prossimi due saranno Cinema ed ebraismo (previsto per la fine di quest’anno) e Cinema e Islam (previsto, invece, per il 2008).
Già il fatto che gli studi siano promossi e successivamente pubblicati presso i tipi di questa importante realtà editoriale cattolica la dice lunga sulla dimensione occidentale, anzi cristianocentrica di tutto il discorso e, confessiamo, di aver cominciato a leggere il volume con una certa prevenzione che sembrava in parte confermata dalle primissime pagine (l’introduzione ad opera di Monsignor Roberto Busti, il primo saggio firmato da Paolo Colombo).
Il cattolicesimo, infatti, quando cerca di porsi in contatto con altre realtà (siano esse laiche o religiose), non riesce quasi mai a sottrarsi alla sua vocazione ‘esclusivista’. Poiché la verità di cui si considera depositario è ritenuta assoluta ed incontrovertibile (essa resta pur sempre l’ultima parola di Dio) non può esserci mai spazio (pena l’eresia) per una qualsiasi forma di messa in discussione.
Detta in altre parole, se la Verità del Cattolico deve per forza di cose essere l’Unica e Sola rivelazione di Dio, le verità professate nelle altre religioni devono essere, se non sbagliate, perlomeno parziali. Non ci vuole poi molto a rendersi conto di come, da queste basi, molto difficilmente possa sortire una qualsiasi forma di dialogo ed ascolto reali. E del resto bruciano ancora le incomprensioni scaturite, pochi anni fa, dall’uscita di un libro come Varcare le soglie della Speranza, firmato da Sua Santità Govanni Paolo II e fonte di una polemica, poco pubblicizzata dai media, con Sua Santità il Dalai Lama. Tutte le prime pagine del volume diventano, quindi, l’espressione di una difficoltà a tratti imbarazzante per il cattolico che si rapporta con una realtà e con un messaggio così profondamente diverso come quello buddista. Lo sforzo di relazionarsi con l’altro senza rinnegare le proprie radici religiose, per quanto grande e sincero esso sia, sembra sempre destinato al fallimento.
Perplessità e riserve si sciolgono, però, non appena si passano le prime pagine più generiche e si entra nel vivo del discorso.
Il secondo saggio dell’agile volumetto (a firma di Luciano Mazzocchi) si concentra, infatti sui reciproci arricchimenti che potrebbero scaturire da un dialogo serio e sincero tra gli esponenti delle due diverse religioni. Quelle dello scrittore non sembrano mai le parole di un intellettuale che studia in astratto, sui libri, temi e problemi che in fondo non lo riguardano davvero. Al contrario è percepibile, man mano che si avanza nella troppo breve lettura, come ogni pensiero sia il risultato di una diretta esperienza, sul campo, di un dialogo che si cerca di costruire giorno per giorno a stretto contatto con gli ’altri’. Ed è per questo che le sue parole hanno un sapore di piana verità che illumina e fa riflettere. La sua penna trova una significativa fusione tra un ’pensare’ occidentale ed analitico ed un ’sentire’ orientale ed epifanico che alle volte libera pensieri potenti (‘Nel movimento dell’onda che si eleva possiamo raffigurare l’esperienza conoscitiva dell’uomo occidentale, mentre nell’onda che rientra e si scioglie, quella dell’uomo orientale’) [1]
Introdurci più direttamente al tema del cinema è compito del terzo saggio ad opera di Mauricio Yushin Marassi che mette sul tavolo del discorso tutte le difficoltà insite nel tentativo di trasporre in immagine Verità salvifiche come quelle buddiste. Di fatto, scorrendo le sue pagine, ci si accorge di come non esista davvero un cinema buddista (come del resto è molto difficile identificare un cinema autenticamente cattolico) poiché ogni volta l’ineffabilità dello spirito resta fuori del visibile e la maggior parte dei film si riducono a storielle esemplificative che ben poco hanno a che spartire con la Verità. In generale, comunque, lo sguardo del saggista è troppo religioso e poco cinematografico. L’autore ci parla, infatti, di film, più raramente di Cinema.
Problema inverso riguarda invece l’ultimo pregnante saggio di Giulio Martini che si addentra storicamente sulla ‘penetrazione’ del pensiero buddista nel cinema. Il discorso, affascinante ed avvincente, muove, però, su una visione, storicamente curata, ma, forse, un po’ troppo riduttiva del pensiero buddista (colto nella sua accezione più filosofica e, apparentemente, più arida). Al di là di questo, il saggio, nel suo colmare una lacuna nel vasto panorama degli studi di cinema, resta lettura imprescindibile per chiunque da oggi in poi decida di accostarsi al tema.
[1] Citazione a pag 35 del volume
Autori: Paolo Colombo, Mauricio Y. Marassi, Giulio Martini, Luciano Mazzocchi
Editore: Centro Ambrosiano
Collana: Immagini e Religioni
Dati: 163 pagine; copertina morbida; Tascabile
Prezzo: 12,00 €