Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.
- Chi dite che io sia
Noi cristiani di oggi ascoltiamo e accogliamo il Vangelo perché pronunciato da un uomo che era figlio di Dio. Per noi il Vangelo prende valore dall’alto, per motivi trascendenti alla nostra esperienza. In questa disposizione la deviazione ad atteggiamenti fondamentalistici è sempre in agguato. Se è parola di Dio, l’altro la deve ascoltare per forza ed io possdo imporglierla con le debite strategie più o meno violente. Gli apostoli e la gente al tempo di Gesù ebbe l’immensa fortuna di accostarsi a Gesù scrutando la sua umanità. Se un giorno alcuni giunsero a riconoscervi presente la divinità, fu grazie e attraverso l’umanità di Gesù. Quindi la divinità intravista in Gesù rimase sempre per gli apostoli la qualità dela sua fisionomia umana, senza la quale nemmeno la divinità ha accesso.
Il Vangelo di oggi dimostra ncome Gesù non abbia mai auto-prsentato la sua divinità agli apostoli per esigere la loro adesione. Anzi, il fatto che Gesù chieda agli apostoli che pensi di lui la gente, lascia intuire che Gesù stesso andava chiedendosi chi egli fosse e quale la sua missione. Del resto il Vazngelo afferma che “Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Purtroppo il Gesù che spesso i cristiani predicano oggi è piuttosto un robot divino cascato giù dal cielo, che non necessita di alcuna crescita né davanti a Dio né davanti agli uomini. Il discepolo Pietro intravede la grandezza di Gesù come persona e come missione che deve compiere. La intravide ascoltando il fondo della propria anima. È il fondo dell’anima dell’uomo che prova che Gesù è il Cristo e che il Vangelo ne è la via. Il riconoscere Cristo consegue dal profondo conoscere se stesso. Non c’è altra prova che Gesù è il Cristo se non il fondo della propria anima che lo riconosce.
In risposta a Pietro che riconosce in lui il Cristo, Gesù rivela a Pietro la sua missione. L’uomo riconosce la presenza del Cristo; il Cristo riconosce la vocazione dell’uomo! Pietro svolgerà un compito importante: quello che noi cattolic oggi riconosciamo nel vescovo di Roma, successore di Pietro. Dopo tanta rivelazione, “allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo”. Ciascuno lo deve intravedere ascoltando il fondo della propria anima. Cristo è l’unzione con l’olio che lenisce, rafforza, fa brillare, profuma, assapora l’esistenza. Non c’è l’incntro con il Cristo senza scendere nell’intimità dell’anima umana. Non c’è il Cristo per sentito dire, fossanche per averlo letto nelle Scritture o imparato a memoria dal catechismo. Il Cristo è il salvifico incontro del fondo dell’anima con la sua sorgente che le va incontro scorrendo nel ruscello della storia.
Dopo aver letto il Vangelo, fermiamoci ad ascoltare il fondo della propria anima.
Padre Luciano Mazzocchi
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