Il vero interesse di questo libro sta in una ragione profonda, nel fatto cioè che sulla medesima pagina evangelica si posano gli occhi di un cristiano e di un buddista. Verrebbe da pensare a due sguardi certamente rispettosi, ma paralleli, senza la possibilità di un vero incontro: chi vede una cosa, chi un’altra. Invece non è così:
l’incontro avviene, e qui sta la ragione che più mi ha interessato. Naturalmente con la parola “incontro” non intendo parlare di sovrapposizione. Gli sguardi restano due, non diventano uno. Tuttavia l’uno illumina l’altro, ciascuno ha qualcosa da dire all’altro, e tutti e due hanno qualcosa da dire sulla medesima pagina. Questo incontro è reso possibile da due condizioni comuni. La prima è che tanto il Vangelo di Marco quanto lo Zen indicano che la fede diviene cammino se infondiamo, nelle risposte che la dottrina e le Scritture ci offrono, la domanda che sale dalla nostra vita” (p. 12). Come dire che non si legge il Vangelo soltanto per trovare delle risposte, ma per “mettersi in prima persona di fronte alle domande”. La seconda convinzione comune è che “Dio, in Gesù è veramente umano e abita nel limite dell’uomo, ha un carattere umano. A questo Dio, umile e riservato, non c’è nulla da aggiungere per diffondere maggiormente il Vangelo. È piuttosto l’uomo che deve cambiare le sue idee su Dio per vedere Dio in un uomo che muore sulla croce” (p. 11).
(dalla prefazione di don Bruno Maggioni)
Edito da: Edizioni Dehoniane Bologna
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