Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
* Il dio che distrugge ed edifica
La parabola del vangelo di oggi continua a presentarci un Gesù molto severo, di una severità che esula dalla nostra consueta immagine di Cristo. Si tratta del re che invita alle nozze del figlio molti invitati, i quali, inaspettatamente, declinano l’invito per ragioni personali. Allora il re, che ovviamente nella parabola indica Dio, si indigna e manda le sue truppe a distruggere le loro città e a passare a fil di spada quegli uomini del no all’invito, nella parabola chiamati assassini. Un vero discorso di guerra! Noi sacerdoti, nello spiegare ai fedeli la parabola, sorvoliamo su questi particolari violenti, perché danno fastidio alla nostra immagine di Cristo. Invece volentieri ci soffermiamo sui particolari della parabola del figliol prodigo che rivela la misericordia senza confini di Dio. Oppure,