In questi giorni le Regioni italiane devono mettere mano al calendario venatorio 2006/2007.
In pratica si tratta di decidere da che ora a che ora e in quali giorni potranno essere uccisi alcuni milioni di animali per il divertimento dei cacciatori italiani, poco più di 600.000 persone, circa l’un per cento della popolazione italiana. Anche nelle Regioni cosiddette “progressiste”, ovvero nelle cui giunte siano presenti partiti a cultura ecologista, vi è una tendenza a ignorare non solo le direttive comunitarie ma anche le leggi italiane, concedendo per i motivi più diversi proroghe o eccezioni riguardo alle specie oggetto di uccisione e al numero dei giorni in cui questa sanguinaria attività è consentita.
La mia personale opinione è che versare il sangue di esseri viventi per gioco -o addirittura “per passione”, come incredibilmente asseriscono le Associazioni Venatorie- sia una delle barbarie più ignobili che la nostra cultura, dalle asserite radici cristiane, si porta appresso da epoche in cui il gioco era in molti casi controbilanciato dalla necessità.
È nota la forza delle lobby dei produttori di armi cartucce e affini, per cui non mi illudo che a breve sia possibile ottenere la fine di questa grande violenza gratuita. Inoltre basta notare il silenzio in materia di quasi ogni prete, vescovo o papa per capire che l’argomento non è nell’agenda di nessuna delle tre religioni abramitiche, non ostante amore e difesa per la vita siano efficacemente propugnate quali baluardi etici in numerose scelte politiche.
Con questa mia vorrei far riflettere quanti abbiano a cuore la propria collocazione nella vita, nella realtà vivente e perciò guardano con attenzione a “tutto il complesso della vita” di cui gli umani sono solo una parte: attualmente la più pericolosa.
Mauricio Yūshin Marassi
Per evitare doppioni i vari commenti a questo articolo sono stati spostati nell’analoga pagina dell’ambito buddista.
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