Riceviamo questa comunicazione e, pur non trovandoci d’accordo, la pubblichiamo comunque in quanto espressione di un punto di vista, insieme ad un breve commento, sperando che questo confronto dia alle persone un’altra occasione per riflettere.
I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice.
Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:
- l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;
- la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una “discarica” ideologica.
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.
Disapprovo quanto il volantino suddetto dice, vero abuso di una politica che sguazza negli episodi spiacevoli, gustandoli fino alla feccia, come occasioni di profitto partitico. L’episodio che ha avuto come palcoscenico La Sapienza è senz’altro triste, denota chiusura e incapacità di confronto. Lo stesso atteggiamento che si critica in certi interventi della gerarchia ecclesiastica. Poteva essere la bella occasione per un confronto sincero, da cui poteva scaturire un po’ più di rispetto verso l’altra posizione, sia da parte della gerarchia ecclesiastica, sia da parte dei dimostranti. Ambedue le parti hanno da ascoltarsi e, almeno un pochino, da imparare dagli altri. Però, ancor più triste di quell’occasione perduta, è lo sciacallaggio dei gruppi politici che gustano cibarsi di brandelli, insinuano perfino che il Papa sia un codardo che scappa se trova un pericolo. Il che non è affatto; soltanto l’insignificanza di voler a tutti i costi attuare un progetto che avrebbe potuto concludersi in fatti di violenza lo hanno giustamente persuaso a ritirarsi: perché sapersi ritirare quando è sapiente ritirarsi è segno di rettitudine.
padre Luciano Mazzocchi, sacerdore missionario.
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Mi dispiace che il cardinal Ruini e altri vogliano azzerare la carica di riflessione che l’incidente della disdetta della visita del papa alla Sapienza può e deve suscitare, sia nella chiesa come nel mondo della scienza. L’azzeramento è quello banale di ricavare dall’incidente, al posto della riflessione, soltanto uno sterile vittimismo che chiude in se stessi. Solo stasera ho sentito della notizia di convocare i fedeli in P.zza San Pietro domenica prossima e arrivo tardi con questo commento. Come prete soffro per questo comportamento debole e vittimistico. Molto più vero riflettere e non tagliare i ponti.
Ciao. P.Luciano
Non ho ben capito perché sia stato invitato proprio all’inaugurazione ufficiale. E’ una caratterizzazione molto più forte di una conferenza o un vero dibattito (magari più interessante e utile viste le affermazioni del Papa “contro” la scienza). Forse si sapeva già come andava a finire ed è stata tutta una manovra politico-mediatica? Anche questo può servire a stornare l’attenzione dai veri problemi Per il resto sono d’accordo con P. Luciano: meglio riflettere e parlare di cose davvero importanti.
L’articolo di un certo Israel, docente alla Sapienza ed ebreo, mi sembra un bel riferimento per ritrovare il criterio giusto. Anzitutto non fermarsi mai a una frase per condannare una persona o un’istituzione. C’è molta superficialità nelle condanne: per dare ragione a se stessi si tira giù come un bulldozer, cosicché nemmeno si può controllare ciò che si butta giù. Le affermazioni che la Chiesa e il papato siano in radice entità reazionarie è una ingiustizia e una cecità storica. Ci basti ricordare che tutte le prime università sono nate con bolla pontificia: La Sorbonne era un prete! Così gli ospedali che in francese tuttora si chiamano anche Autel Dieu – altare di Dio. La Salle, prete, fu il primo a dare inizio alle scuole pubbliche, fino allora solamente private per i figli dei ricchi.
Quanto a me dispiace è la mancabza di onestà storica che impedisce di stare di fronte al problema reale e lo trasforma in un polverone in cui non si capisce più nulla. Sono d’accordo che il problema è più interno che esterno alla chiesa, il rapporto fra scienza e fede, al punto che, anche se i dimostranti e papa Ratzinger si riconcialisseroi e stringessero un patto d’allenaza fra di loro, il problema del rapporto fra scienza e fede dentro la chiesa rimane tale e quale. Non solo dentro la chiesa, ma anche dentro la coscienza di ciascuno.
Che cosè la fede? Che cosè la scienza? Tutti soffriamo per il loro esclusivismo e infallibilismo. Anche della scienza, per esempio l’accanimento terapeutico, l’abuso della selezione della specie (genetica), i transgenici, il progresso solo per il progresso… Oggi tutti soffriamo per il dispotismo esercitato sia dalla religione (cristiana, islamica, buddista) – anche la mistificazione del Tibet è senza obiettività storica: in Tibet i vari dalai Lama hanno fatto spargere tanto sangue per esempio nella prima metà del 18mo secolo). Altrettanto soffriamo per il despotismo della scienza e ricorriamo ai ripari: ancora in tempo? Ciò che è maggiormente stolto e incosciente oggi è essere di parte. Occorre invece ritrovare l’umiltà di riconoscere ciò che siamo, il punto in cui siamo.
Occorre che nessuno salti su brandendo la spada dell’infallibilità, né religiosa né scientifica. Occorre ricomprenderci per quello che siamo. E ci sentiremo molto vicini, anche se avremo posizioni differenti. Forse ancora più vicini proprio perché l’altro patrocina quella parte che disturba la mia sicurezza, e la redime alla dimensione della realtà.
Ieri, alla Statale di Milano facoiltà di filosofia, mi sono aggiunto a un gruppo di studenti in discussione animata sulla rinuncia del papa. Sentivo che le loro frecciate contro la chiesa mi facevano bene, perché scoprivano quel bugnone che io tendevo a tener nascosto. Mi hanno detto che verranno a trovarmi. Si vede che anch’io devo aver toccato qualche aspetto che sentivano debole nelle loro ferree condane verso la chiesa.
p.Luciano
credo che Luciano si riferisse a questo: Blog di Giorgio Israel. Giorgio Israel è ordinario di Matematiche complementari alla Sapienza.
Trovo tanto debole e banale l’ivito del cardinal Ruini a riunirsi domenica in Piazza San Pietro a consolare il Papa con un’ovazione strepitosa. Vi sento tanta debolezza, anche perché oggi abbiamo letto il Vangelo dove Gesù, davanti al dilagarsi della sua fama, si ritirava in luoghi deserti solo e là riceveva chi andava a trovarlo.
p. Luciano