lettera
Vangelo e Zen
8 marzo 2009
La primavera, sembrava già alla porta della nostra casa; ma si è girata indietro e ha richiamato la stagione fredda e umida. Marzo pazzerello! Così pensiamo noi, presumendo che il nostro modo di ragionare sia il criterio giusto per il semplice fatto che è il nostro. Il criterio è il concepimento del pensiero; e la violazione più sacrilega che l’uomo vi può perpetrare è di condizionarlo con le sue pretese. Un concepimento già manipolato vecchio alla sua origine! Il Vangelo di questa domenica ci regala un’espressione di Gesù molto preziosa: “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. “Adorare” dice il fervore religioso con cui camminare il sentiero della vita; “il Padre” dice il principio della realtà che i credenti chiamano “Dio” e i non credenti “non Dio”. “Dio” e “non Dio”: così dicono gli uni e gli altri, ciascuno dal suo criterio. Il credente dice che Dio è, ma nessuno l’ha mai visto. Il non credente dice che Dio non è, perché nessuno l’ha mai visto. Dov’è la differenza? “In spirito” dice spontaneità, originarietà. Egli aveva detto: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chi è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). “In verità” richiama: non condizionamento, vuoto da intrallazzi, libertà. Egli disse pure: “La verità vi farà liberi” (Gv 7,32).
Queste sante parole di Gesù disturbano radicalmente la struttura mentale in cui noi valutiamo e cataloghiamo il senso dell’esistenza. Noi, istintivamente, vogliamo spremere dalle cose la loro finalità; per noi le cose e l’esistenza ci sono per raggiungere un fine. Ciò da cui non si può evincere alcun fine non ha senso. La cultura dalla vena finalistica in cui viviamo, per cui tutto deve subito tradursi in un qualche profitto, rende difficoltoso all’uomo moderno cogliere subito ciò che “in spirito e verità” indica. Dal suo concepimento ogni uomo è pensato avente un fine assegnato da raggiungere, per cui nasce, cresce e muore. La sua virtù è l’efficienza. Lo fantasia dello Spirito, di cui – come del vento – non si sa da dove viene e dove va, è superflua. Ugualmente “in verità”, espressione che dice il modo del cammino, cede il posto a “la verità”, ossia oggetto meta del cammino. Qual è il nostro punto di partenza, il nostro primo sguardo sull’esistenza? Lo stupore di esistere nello spirito? Oppure l’ansia di esserne ancora privi?
Ricordo una scena che si ripeteva spesso quando ero liceista al Seminario Maggiore di Parma. Dalla prima liceo portavamo la veste talare che non toglievamo nemmeno quando si giocava al pallone. Costume universale: si veste la tonaca in un qualsiasi monastero buddista, non solo i giovani, ma anche i ragazzi come in Tibet. Era così: col pregio di farci sentire novizi di un cammino, ma con lo svantaggio di sentirci un po’ speciali, anche in ciò che non cambiava minimamente dagli altri giovani. Al suono della campana delle 6 ci si alzava; per 5 minuti, a luce ancora spenta, ci si metteva la veste senza essere visti dagli altri, in nome del pudore. I bottoni della veste da prete erano 33, come i presunti anni del Signore. Al buio e ancora mezzo addormentati partiva l’operazione abbottonamento. 1, 2, …31, 32… Ah! Finalmente ho finito! Macchè! C’è rimasto un bottone, ma manca l’asola. Dove ho mai sbagliato? La mano cerca l’asola scavalcata…: Eccola: quella del primo bottone. E allora? Non c’è che da sbottonare tutto e ripartire. A volte, rievocando il curioso incidente, commento: se non ci fosse stata quella regola, oggi mi mancherebbe l’allegria di questa risatina.
Una donna della Samaria – regione abitata da ebrei non ortodossi che si sposavano con le donne non ebree per cui furono scomunicati dai sommi sacerdoti di Gerusalemme – andò ad attingere acqua all’antico pozzo del villaggio, tramandato dal patriarca Giacobbe. La donna aveva avuto 6 mariti e tutto fa pensare che fosse di costumi facili. Ed ecco l’incontro con il forestiero Gesù, che stava riposando seduto sul muretto. Quando il discorso sfiorò le ombre della sua vita, istintivamente tentò di girare il discorso sull’appartenenza religiosa: se si deve adorare nel tempio di Gerusalemme o sul monte di Samaria. Anche fra noi: quanto discutere sulla religione giusta, per sfuggire alla domanda sulla vita giusta! Quanto cambiare religione, per non cambiare se stessi! Forse è il primo bottone che è sbagliato!
4 marzo. Canale 2 da Castagnole (TV) trasmette in diretta il funerale di Elisabetta Leder e della figlioletta Arianna, assassinati dal marito e papà marocchino. Fu intervistato un sacerdote su che cosa insegni la chiesa circa il matrimonio fra una parte cattolica e l’altra non cattolica. Il sacerdote disse che la chiesa scoraggia e lo permette solo perché il matrimonio è di diritto naturale. Il matrimonio fra due di religione diversa può risultare disastroso, come del resto fra due della stessa religione. Il caso suaccennato fu terribile. Eppure nella mia esperienza missionaria ho benedetto tanti matrimoni di sposi dalla religione diversa, forse tutti e due non cristiani. E ho ammirato il fiorire di tanto amore genuino, insieme con la feconda tribolazione del dialogo interculturale. Al punto da apparirmi che quei matrimoni sono forieri della via del futuro. Lo spirito e la verità non sono condizionati da alcun recinto religioso. 18 aprile, 2 maggio, 3 maggio: quattro coppie di cattolici, buddisti e uno non credente celebrano il loro matrimonio. A me l’onore di benedire tutti in ugual modo!
“E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;… Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.
Incontri
- sabato 7 marzo, ore 9.00 – 12.00: ritiro a Desio con il gruppo di Monza, aperto a tutti. Sabato scorso hanno partecipato una ventina di amici italiani e 3 giapponesi.
Villa Vangelo e Zen Via Achille Grandi 41, Desio Tel 0362.300350/338.1011101
- lunedì 9 marzo, ore 16.00 – 19.30 ritiro a Firenze Tel 333.7032255; 21.00 – 22.30 meditazione sulla spiritualità paolina presso la chiesa San Martino a Mensola.
- domenica 15 marzo, ore 17.00-21.00. Ritiro Vangelo e Zen a Roma presso la Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone, Via dei Banchi Vecchi 12. Informazioni: Rosario Tel 347.4076704
Nessun tag per questo post.ritiro del sabato santo a Desio (11 aprile)
Il sabato santo è il giorno propizio per meditare il mistero pasquale – il passaggio – che permea la nostra esistenza nel legame vita e morte. A tutti l’invito a partecipare al ritiro organizzato nella Villa Vangelo e Zen di Desio, con inizio alle 08.00 e termine alle 18.00. La mattinata sarà dedicata allo zazen, il mezzogiorno al lavoro nel giardino, il pomeriggio alla meditazione sul vangelo. Durante il ritiro sarà praticato il digiuno.
E’ possibile arrivare il venerdì sera e rimanere anche la domenica e il lunedì di Pasqua, pernottando nella Villa. Nelle lettere settimanali seguenti saranno date informazioni più precise.
Questo avviso perché anche tu possa verificare la tua partecipazione.