lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Marco 8,34-38
2 agosto 2009
Il Vangelo di questa domenica sembra rovinare la festa delle nostre vacanze. Finalmente un po’ di riposo e di divertimento! Ci auguriamo a vicenda, mentre affrettiamo i preparativi per il mare o la montagna. Ma il Vangelo di oggi ignora i nostri auguri e mette il bastone fra le ruote della nostra voglia di divertimento. Dice: “Chi vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Andare al mare con la croce sulle spalle? Oppure desistere dal desiderio di un po’ di divertimento?
Sceso dalla metropolitana a Porta Garibaldi, correvo per arrivare in tempo a prendere il treno per Desio. Un giovane impediva il passaggio chiedendo ai passanti l’elemosina. Gli lanciai un’occhiata di disapprovazione e continuai a correre, ma il treno mi salutò con un fischio proprio mentre salivo la scala della piattaforma. Il treno seguente partiva mezz’ora dopo e mi sedetti per riprendere fiato, quando mi ricordai del giovane dell’elemosina che avevo disapprovato o forse disprezzato mentre correvo a prendere, meglio a perdere il treno. Lo cercai e mi misi a parlare con lui. Mi raccontò di venire da Verona e che viveva nelle stazioni di Milano. Non volle più rimanere in casa – disse – perché il padre aveva maltrattato la madre e poi aveva preso in casa un’altra donna. Gli ho dato un’euro e ovviamente da prete gli ho fatto tutte le prediche del caso. Lunedì sera, tornato tardi da Parma, alla Stazione centrale di Milano attendevo l’ultimo treno per Desio. Era la mezzanotte passata ed ecco che Alessandro, il giovane di Verona, mi vide e venne a sedersi vicino. Subito gli ho detto che non gli avrei dato soldi e ripresi a fare le prediche. Vicino a noi stava facendo le sue manovre un addetto al carrello carichi scarichi della stazione. Guidava un giovane papà che col braccio sinistro proteggeva i suoi due bambini venuti a far compagnia al papà e seduti vicino a lui sul carrello. Una donna stava a guardare ed ad ascoltare le mie prediche ad Alessandro. Fu annunciata la prossima partenza del treno per Desio e mi alzai. Nel frattempo papà carrellista, i due aiutanti di 4 e 7 anni, e quella donna, la mamma, si accostarono e diedero ad Alessandro un panino e una cocacola appena comperati dalla rivendita automatica. La signora disse una sola frase ad Alessandro: “Se stai qui alla stazione la fidanzata non la trovi”. Parlava in un genuino accento napoletano.
Avevo interpretato il comando di Gesù di rinnegare se stesso come solo per il me stesso cattivo: per esempio dire di no a me quando voglio rubare o fare del male a una persona. Mentre tutto l’altro me stesso potrei tenermelo stretto e caro. Gesù dice semplicemente: “rinnegare se stesso”. Non avevo mollato il mio abitudinario me stesso di prete e predicavo…. Chissà se Alessandro ora ricorda qualcosa! La famiglia del carrellista, che non aveva nessun titolo da prendersi cura di una giovane girovago, che non aveva nessun se stesso fra loro e il giovane, fu capace del gesto e delle poche parole che in quella situazione potevano penetrare nel cuore del giovane. Rinnegando se stesso, il sé si genera nuovo di occasione in occasione, immediato e libero, in attento dialogo con la situazione.
“Prenda la sua croce”. Noi, in genere, chiamiamo croce le tribolazioni che gli altri ci tirano addosso: la croce sono gli altri. Gesù, invece, dice di portare ciascuno la propria croce. La mia croce sono io: i miei ideali che sono il ramo verticale della croce, e i miei limiti che sono quello orizzontale. La croce degli opposti che mi compongono, senza buttare via i limiti per inorgoglirmi negli ideali, o gli ideali per assopirmi nei limiti. Sulla croce ci si lascia inchiodare; meglio, la croce è il mio corpo quando sto in piedi e allargo le braccia. Altrove Gesù dice: amare Dio, il ramo verticale, e il prossimo, il ramo orizzontale, come se stesso: il se stesso che risuscita rinnegando quello abitudinario. Alcuni ritengono un affronto alla religione il togliere il crocefisso dalle scuole. Già da giovane prete io lo tolsi dal collo ove lo portavo appeso a una catenella d’oro. Affinché non mi disturbasse dalla scoprire che la croce sono io e che la porto dentro di me.
alcuni giorni di “vacanza” Vangelo e Zen
Nel periodo 16 – 30 agosto la Villa Vangelo e Zen accoglie volentieri chiunque desidera trascorrervi alcuni giorni delle sue vacanze nella pratica Vangelo e Zen, nello studio di un testo Zen (Genjõkoan) e del Vangelo (Giovanni capitoli 5,7,8), nel lavoro del giardino, nella fraternità e nel riposo. Ogni giorno viene chiesto il contributo spese di Euro 30,00. Informazioni e iscrizioni Tel 0362.300350/338.1011101