lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Matteo 12,28-42
24 agosto 2009
Nel Vangelo di questa domenica (rito ambrosiano) Gesù afferma: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”.
Se tutto il Vangelo è “lieta notizia”, queste parole di Gesù sono “lietissima notizia”. Sì, perché l’umanità è avvilita e svigorita dalle tante paci false o finte. La spada che sradica le finzioni è verissimo Vangelo. La pace vera richiede il cambiamento interiore; quella falsa o finta si accontenta del cambiamento esteriore. La pace vera è conversione del cuore; quella falsa o finta è ritocco del trucco. La pace vera è come un albero che, rinvigorito dalle sue radici profonde, protende con leggerezza i rami nello spazio; la pace finta o falsa sta su solo perché tenuta su, è posa artificiale e pesante.
La pace finta non è solo quella che i politici ostentano con strette di mano e banchetti imbanditi, pace che al primo dissenso si scopre mai nata. C’è pace finta in ciascuno di noi. Forse senza accorgercene, respiriamo l’atmosfera di pace finta, che ci avvolge e ci appare scontata. La pace finta ha il suo altare per gli olocausti: è l’immagine che ciascuno fa di se stesso. La prima vittima sacrificata è appunto il proprio sé reale, preso di mira perché eretico al confronto del proprio sé immaginario. Posta la propria sede nel sé immaginario, da lì scoppia la guerra per proteggerne i baluardi. L’uomo lotta; contro chi? Contro il sé reale. Guardandosi attorno vede gli altri; meglio, vede di loro quanto può scorgere l’occhio di un sé immaginario.
Nella Lettera agli Ebrei si parla di una spada a doppio taglio: “essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12). Dov’è il punto di divisone dell’anima e dello spirito”? La teologia in voga non coglie questa divisione e ingoia lo spirito dentro la sola dimensione dell’anima; questo è la prima causa della sua debolezza. L’anima emana dal e nel tempo, e volge all’eterno; lo spirito è eterno, e discende nel tempo e lo permea. La coscienza è il seno dove l’anima e lo spirito, fecondandosi, concepiscono la pace originaria e vera.
Senza penetrare fino alla divisione fra anima e spirito, ogni tentativo di pace è provvisorio, parziale, di convenienza, interessato. Così com’è aleatoria la sicurezza in superficie, mentre negli strati profondi le zolle telluriche bollono lo scatenarsi del terremoto.
La pace vera non ha fondo: è pace radicata nel non avere fondo dove fermarsi e autocelebrarsi. “Beati i costruttori di pace”: esclamò sulla montagna. Quando io, la pace, la difendo, automaticamente è finta. La pace vera non è mai stata e non sarà mai, perché è solo di e in quel momento vissuto come quel momento che non è mai stato e mai più sarà. La pace è il bacio del presente mutevole dell’anima e del presente eterno dello spirito, quando fra loro non c’è alcun scarto. E’ la perenne eternità che è pura mutevolezza nel tempo.
Una decina di amici, uno dalla Sicilia, sta partecipando alla “vacanza Vangelo e Zen” . Ai vacanzieri di altrove auguri.
P. Luciano
Nessun tag per questo post.