lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Matteo 2, 1-12
All’Epifania, i bambini con molta cura mettono le statuine dei re magi nel presepio! Il bambino trova ovvio che le stelle guidino gli uomini a incontrarsi. E che, nell’incontrarsi fra gli uomini e fra le cose, si manifesti Dio!
Quest’anno, il presepio della Cappellania giapponese è stato ammirato da migliaia di persone. Il breve servizio trasmesso due volte nel giorno di Natale dal TG di RAI 3 regionale ha invogliato molte coppie a condurvi i loro bambini. Avevamo preparato 2.000 origami per i bambini come ricordo e ben presto finirono; così pure sparirono i 650 fogli di presentazione del presepio da mettere in mano al papà o alla mamma di ogni gruppo famigliare. Il nostro presepio aveva ricreato il giardino tradizionale giapponese con vari alberelli e un vetusto bonsai, davanti a cui, in una distesa di sabbia bianca, avevamo posto le figure in origami dei 3 attori del presepio: Gesù bambino in color oro, Maria in color celeste e Giuseppe in color ocra-terra. Attorno nessuna altra figura umana, ma sassi, sabbia, muschio e, sul gradino sottostante, molti origami rappresentanti animali, fiori e stelle. Le 3 figure sacre del presepio in origami sembravano dare al visitatore la misura della proporzione infinitesimale che l’uomo occupa nel cosmo. Molti hanno ammirato e ripetutamente fotografato il presepio con le tre figure sacre in origami, sperse nella vastità della Natura. Ma ci furono anche reazioni opposte. Un signore italiano, uscendo indispettito, mormorò: Che bisogno abbiamo di prendere dagli altri quando noi abbiamo già il nostro modo giusto di fare il presepio! E una signorina giapponese, che mi confidò di essere studente di Belle Arti a Milano, espresse candidamente il suo disappunto: “Dov’è il presepio?”. “Eccolo qui …”. “Ma questo è un giardino giapponese; non è un presepio con tutte le statuine!”.
Non pochi cristiani giapponesi di Milano mi hanno confidato il loro disappunto per il fatto che io mi dedichi al dialogo con il Buddismo: preferirebbero un cappellano tutto d’un pezzo a favore delle forme religiose cattoliche, intendendo “cattolico” come “tradizionale” e non nel suo genuino significato di “universale”. Aspettavo consenso alla mia ammirazione verso il Buddismo; invece proprio i giapponesi cristiani mi manifestarono la loro critica. Capisco la loro disapprovazione; anche se non vi aderisco. Il Buddismo, per chi è cresciuto in un paese di tradizione buddista, non coincide con l’aureola luminosa di cui lo incorniciamo noi occidentali. I giapponesi conoscono i comportamenti contradditori del mondo buddista come gli italiani quelli del mondo cattolico. Sono smaliziati, si direbbe. Certe insoddisfazioni sperimentate al contato con il limite delle cose possono indurre in rifiuti categorici, che poi nel tempo non possono non riprodurre la stessa insoddisfazione, forse più intensa perché si ripete uguale. Spesso mi capita anche di dialogare con persone già cristiane che ora si dicono atei. Quella sicurezza nel negare Dio mi appare il rovescio di una prima uguale sicurezza nell’affermarlo. La mia fede in Dio è tutta intrisa di dubbi e sento che non potrebbe essere altrimenti, perché credere è affidarsi a ciò che è oltre i propri orizzonti. Trovo spiritualmente esaltante questo affidarmi all’oltre i miei orizzonti, dove le mie certezze si indubbiano e da quelle crepe intravedo l’oltre in cui esisto. Io, dalla fede intrisa di dubbi, provo prossimità con l’ateo dall’ateismo intriso di dubbi. I re magi dovevano proprio essere personaggi così: non riuscivano a negare che quella stella mai vista avesse un senso; d’altra parte non sapevano dove li avrebbe condotti qualora l’avessero seguita.
L’uomo preferisce lasciarsi guidare dalle sue idee, anziché dalle stelle. Avverte il bisogno di appartenere a una qualche posizione dogmatica dove prendere dimora stabile. Quanta rabbia tra i cristiani cattolici e protestanti all’ipotesi galileiana che la Terra non sia il centro dell’universo, come le Sacre Scritture dicono! Ne conseguiva che né la Bibbia, riferimento ultimo dei protestanti, né la Chiesa, riferimento ultimo dei cattolici, sono quella dimora sicura dove poter stare in pace.
Mettersi in cammino soltanto perché nel cielo brilla una stella mai vista e camminare senza posa seguendone la scia! Per di più, quando questa scompare, non far ritorno, ma continuare a investigare oltre! Alla fine, inchinarsi davanti a un bambino in braccio a sua madre! Ma tutto questo inizia dal riconoscere che quella stella non l’avevamo mai vista. Chi presume d’aver già visto tutto, né scopre, né si meraviglia, né dubita, né parte: quindi né arriva.
L’uccello gusta di volare dentro il cielo che rimane sempre più ampio del suo volo; lo preferisce a un qualsiasi spazio recintato tutto suo. La fede è gusto religioso del dubbio, vissuto con fiducia, senza indietreggiare. Ma tutto svanisce se il dubbio viene eretto a criterio assoluto: non è più dubbio. Si può fare la farsa di dubitare, mentre non ci si vuole minimamente spostare dal tepore de dubbio. Non ci si vuole mettere in cammino. Perché chi sa dove si può andare a finire! La fede è gaudio esistenziale di esistere “finito” dentro l’”infinito”. Di essere sempre ambedue gli aspetti, senza che uno assorba l’altro. Se il finito assorbe l’infinito, l’infinito cessa di essere infinito mancandogli il finito; e viceversa. L’uccello vola sospeso dentro il vuoto del cielo; il credente cammina immerso nel mistero della vita. Credere al punto da camminare nella fede senza fare della fede una qualifica, un’appartenenza, un appoggio; ma lasciandola sempre cammino. Senza dirsi né credenti né atei.
Quanto segue è da “Il dio nascosto” di Nicolò Cusano, mistico cristiano del 15mo secolo (vescovo e cardinale, aveva guidato la ricomposizione della comunione fra ortodossi e cattolici, sancita dal Concilio di Firenze, che purtroppo fu di breve durata).
- pagano: Dunque Dio è “nulla”!
- cristiano: Non è nulla perché questo stesso nulla ha il nome di nulla!
- pagano: Se non è nulla, allora è “qualcosa”!
- cristiano: No, non è nemmeno qualcosa.. Infatti, qualcosa non è ogni cosa.
- pagano: Si può dare un nome a Dio?
- cristiano: Ciò a cui si dà un nome è piccola cosa…
Auguri sincerissimi di un nuovo anno della gratuità che piove dal cielo e dello sforzo che trasuda dalla terra.
p. Luciano
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