di Andrea Galli
in “Corriere della Sera” edizione di Milano del 7/1/2010
La liturgia ha poi seguito la premessa? «Lasciamo da parte le solite polemiche» aveva detto il cardinale Dionigi Tettamanzi a inizio omelia. Nell’omelia, l’arcivescovo ha parlato di «famiglie dei migranti oggetto di proposte dal sapore discriminatorio»; a omelia terminata, prima della benedizione, sul tema dell’integrazione ha ricordato che a Milano «ci sono occhi chiusi e cuori incapaci di aprirsi»; durante l’omelia, infine, in un Duomo affollato soltanto da stranieri (era la loro festa, in ogni modo qualche vecchietto nostrano c’era, era venuto insieme alle badanti) il cardinale ha visto sull’altare due ragazzini rom suonare il violino, bambine cingalesi danzare nei costumi tradizionali, una piccola filippina appellarsi proprio all’arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Perché, eminenza, devi sapere che «se mio papà perde il lavoro non può più avere il permesso di soggiorno e diventa clandestino».
- L’altare, i violini, la Lega
Epifania in cattedrale, messa delle 17.30, una messa cantata, colorata, lunga (finirà poco prima delle 20) e, se possibile, senza mancar d’offesa, una messa divertente, celebrata dal cardinale e orchestrata da monsignor Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti. Come da tradizione, cerimonia nel segno dei migranti. Quest’anno, in particolare, dei figli dei migranti. Come i due rom che hanno anche raccolto l’applauso del Duomo. I nomadi, l’altare.
La Lega, con il capogruppo comunale Matteo Salvini, sull’argomento, dice tre cose. La prima: «Ognuno, a casa sua, fa quel che vuole». E però (seconda cosa) «spero sinceramente che i genitori dei due rom non siano figli di genitori che rubano. A Milano, nove nomadi su dieci rubano». Terza e ultima cosa: «Da quale campo arrivano i ragazzini? San Dionigi? È abusivo».
- I figli dell’immigrazione
Sull’altare, al microfono, arriva un giovane africano. Domanda: «Ma Gesù era straniero? Insultavano anche lui come insultano me?». Arriva un filippino. Dice: «Sono rimasto meravigliato che ci sono duecentomila stranieri a Milano e televisioni e giornali parlano di noi come dei polli da sistemare in una gabbia». Arriva un’ecuadoriana. Dice: «Spesso mi sento sola, tanto diversa, abbandonata. Vedo tante cose a Milano, belle, ma pericolose». Questa è una città, aveva in precedenza tenuto a precisare il vicesindaco De Corato, «aperta», una città che «sa accogliere», nel senso che dà casa e lavoro. Che «il Signore», si augurerà più tardi il cardinale Tettamanzi, «ci aiuti a rigenerare questa città» dove «con gesti sociali e politici gravemente diseducativi si negano i diritti propri dei ragazzi e dei giovani». E «senza il rispetto per i diritti umani elementari non ci può essere bene comune».
- Gli aborti clandestini
Un bene comune è un figlio. «Mamme, papà: non l’avete creato voi quel bambino — e qui il cardinale alza il tono di voce —. Dio ve lo ha dato in dono! Credo che ogni figlio sia, prima di tutto per i genitori e poi per tutti noi, qualcosa di molto simile a un sacramento: un segno visibile della presenza di Dio». Ma c’è chi i figli non li vuole. O, peggio, arriva a «gesti persino disumani pur di liberarsi di un bambino tramite l’aborto». E ciò, a Milano, sempre qui siamo, «accade nell’indifferenza generale».
Nessun tag per questo post.