Lun 14 Giu 2010 Scritto da Pierinux 1 COMMENTO

SI’, SIAMO UN POPOLO DA DUE VOLTI: FRATERNO E RAZZISTA

1) ITALIANITA’ FRATERNA
Stamane, 14 giugno, nel duomo di Milano è stato celebrato il funerale di un italiano che ha creduto nel rapporto fraterno fra gli uomini di culture e religioni differenti: mons. Padovese, fino a morire martire di questa sua speranza. Il cardinal Tettamanzi ha onorato la sua figura con queste parole: “Chicco di grano caduto in terra è stata la vita di padre Luigi, che ha accolto come una chiamata della Provvidenza di Dio il suo ministero di vescovo in Anatolia. In questa terra turca, che aveva tanto studiato, monsignor Padovese ha voluto inserirsi e lasciarsi macerare, amando questo nobile popolo. Chicco di grano si è fatto padre Luigi diventando guida della Chiesa di Anatolia, una chiesa di minoranza, spesso sofferente e provata”. Con queste parole l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha ricordato nel corso dell’omelia, il vicario apostolico ucciso in Turchia”.

2) ITALIANITA’ RAZZISTA
(a seguire il comunicato in allegato)
I due volti si alternano nelle vicende nazionali, e anche nei nostri cuori.
p. Luciano

Torino, giovane Rom incinta pestata a manganellate perde il bambino

del Gruppo EveryOne

Milano, 13 giugno 2010. Jorgovanka Nobilini, una giovane Rom, ha avuto il coraggio di denunciare il suo aggressore italiano, che colpendola a bastonate mentre si trovava all’ottavo mese di gravidanza, ha ucciso il bambino che attendeva. E’ accaduto a Torino, al mercato di via Di Nanni dove la donna si era recata, insieme alla sorella Ramajana e alla cugina Ornella, per chiedere l’elemosina, unica loro fonte di sostentamento, vista la mancanza assoluta – non solo nel capoluogo piemontese – di assistenza sociale per le persone indigenti di etnia Rom. Le tre donne vivono nel campo nomadi di Strada dell’Areoporto. Jorgovanka aveva suonato al citofono di un edificio sulla via del mercato. Da una finestra si era affacciato un giovane italiano, intimandole di allontanarsi, altrimenti l’avrebbe picchiata. La giovane se ne andava, ricongiungendosi alle parenti. “Improvvisamente però,” spiega la sorella Ramajana, ricostruendo i fatti, “abbiamo visto arrivare lo stesso ragazzo, alto, magro, vestito con jeans e una maglietta rossa. Ha tirato fuori, da sotto la maglietta, un manganello e ha iniziato a pestarci. Sembrava una furia, diceva che volevamo rubare”. I passanti non intervenivano, salvo un ragazzo che invitava timidamente il violento a interrompere il pestaggio, e Jorgovanka riceveva un colpo al ventre. Condotte all’ospedale Maria Vittoria, le tre donne sporgevano denuncia al posto di polizia. Jorgovanka si sentiva male e perdeva il bambino.

Carla Osella, direttrice dell’Associazione Italiana Zingari Oggi, restava vicina alle aggredite. “Conosco bene Jorgovanka,” ha detto, “una ragazza straordinaria che attualmente è disoccupata ma fino a poco tempo collaborava presso il nostro centro come mediatrice culturale. E’ gentile ed educata, non posso parlarne che bene. Ha sempre fatto di tutto per inserirsi nel mondo del lavoro”. E’ importante vigilare sull’imparzialità delle indagini, perché troppi bambini Rom, nel seno delle loro mamme o già venuti ala luce, sono morti in seguito a violenze e sgomberi, senza che mai nessuno, in Italia, venisse punito per questo. Non è pessimismo attendersi, nel clima attuale di intolleranza, che qualcuno possa concludere che la giovane abbia perduto il bimbo per cause diverse dal pestaggio subito.

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Un commento

  1. sumire ha detto:

    Che vergogna,e a due passi da casa mia.. è terribile.

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