Don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della Carità di Milano, ha indirizzato questa lettera al settimanale ciellino “Tempi”.
Rispondo con molta serenità e pacatezza alle preoccupazioni e ai giudizi espressi nell’articolo “Sacerdoti della Curia milanese firmano appello per Pisapia contro la Moratti” comparso venerdì 13 maggio su Tempi.it
Sono convinto che ogni scelta amministrativa è soprattutto legata a problemi concreti di gestione del territorio, di sviluppo economico, dove il criterio di valutazione è certamente plurale. Ma credo comunque che uno dei criteri importanti sia anche la cura per le persone con fragilità, le persone povere, le famiglie in difficoltà, l’ospitalità a chi viene da un Paese lontano e chiede di essere accolto.
Sappiamo bene che ci sono questioni più complesse, scelte eticamente sensibili che mettono in gioco la coscienza dei credenti, il loro ascolto dell’insegnamento magisteriale e su questi valori non regalo allo schierarsi politico la mia coscienza credente. Anche se ho imparato dalla lezione conciliare, e da una seria cultura di laicità, che la politica deve avere il compito di trovare convergenze con il bene possibile e per questo confrontarsi e impegnarsi per promuovere un clima culturale, direi educativo, che favorisca scelte coerenti con il Vangelo.
Ed è su questo punto che non concordiamo. Il modo di propagandare stili di vita che irridono alla morale, sostenere identità egoistiche e chiuse che non si lasciano attrarre dalla logica evangelica dell’ospitalità, mina alla radice la motivazione più profonda che mi fa scegliere giorno per giorno di stare e condividere prossimità con chi nella città soffre, è escluso, è povero.
La propaganda che fa gioire perché non si accolgono profughi, la povertà culturale che accompagna scelte amministrative che irridono alla solidarietà e ai diritti dei più deboli, la crescita di uno stile di confronto aggressivo, rancoroso, polemico e irriguardoso mi fa scegliere di stare da una parte o, per lo meno, di non poter condividere e dichiarare il mio contrasto a quanto la amministrazione Moratti dice e propaganda.
Soprattutto in questa scadenza elettorale dove la Moratti, che pure nella tornata precedente aveva promosso una lista civica autonoma dai partiti ed ora invece si presenta con uno schieramento partitico, con un capolista che conosciamo e con un legame dichiarato con una impostazione della Lega, che non solo non posso condividere, ma che contrasta con la scelta mia di vivere solidarietà.
Mi fa specie poi che dopo aver sentito accusare di statalismo e di non sussidiarietà l’altro schieramento, si continui poi a criticare citando risorse riferite a convenzioni regolarmente sottoscritte e ispirate ad un operare nella sussidiarietà (a proposito il sostegno economico dato per i rimpatri sono risorse che riceve l’Avsi con la quale collaboriamo in modo positivo). La sussidiarietà è un principio costituzionale che non è legato a logiche di potere e a una cultura di governance che non rispetta il pluralismo di impostazioni anche nel campo socio-assistenziale. Per questo ho deciso di indicare, come fanno del resto altri, la mia scelta che ha tutta la parzialità e il valore di una responsabilità che in questa fase sento doveroso rendere pubblica.
Non credo proprio che lo stile di vita non c’entri con una scelta e con un orientamento politico. Il degrado etico e barzellettiero che stiamo vivendo mi preoccupa a tal punto che non mi permette di stare zitto.
Questo proprio perché quegli stili di vita dis-educano e quindi dichiarare pubblicamente che non si condividono per me chiede, dal punto di vista amministrativo, di indicare un’altra opzione. Invitare a non votare la Moratti, la ritengo una scelta non dogmatica, libera e indicatrice di una coerenza che invito a considerare e a proporre anche ai cattolici, a chi frequenta e pratica, ai preti e ai religiosi.
Scelta parziale? Certamente, come lo è per tutte le scelte di politica amministrativa, ma per questo invito l’articolista a non richiamare il rapporto tra fede e vita per criticare questa indicazione perché è proprio da lì che nasce la mia responsabilità e la mia scelta di indicare di non votare la Moratti e il suo capolista.
Don Virginio Colmegna