…senza lo straccetto…
Si avvicina il Natale di questo contrariato 2011. A tutti, soci dell’associazione Vangelo e Zen, amici e conoscenti, l’augurio – preghiera di un Natale caldo di sobrietà e di genuinità. Ho preposto come titolo a questa lettera: “senza lo straccetto”.
Oggi, 3 dicembre, è l’anniversario della morte di Francesco Saverio, il missionario santo al quale noi missionari saveriani facciamo riferimento nell’impostazione della nostra vita. F. Saverio morì a 46 anni su un isolotto disabitato, al largo di Canton, Cina. Aveva 46 anni e 8 mesi. Spagnolo, studiava alla Sorbona quando, mosso dall’esempio di Ignazio di Loyola compagno di studi, si convertì alla vita cristiana e con Ignazio e altri amici fu fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti). Con la nomina del papa che gli affidava la responsabilità e la guida dei missionari cattolici nelle terre d’Oriente, a 35 anni approdò in India, quindi in Malesia, Indonesia e Giappone. Conduceva con sé altri missionari che lasciava due a due nei vari luoghi, dando loro indicazioni e incoraggiamenti. Si trovava a Malacca, Malesia, quando lo accostò un pirata giapponese di nome Anjiro. Questi era fuggito dal Giappone temendo la vendetta per gli omicidi commessi. Francesco lo guidò al sentimento del perdono da chiedere alle sue vittime e da dare a se stesso. Anjiro ritrovò la serenità interiore, chiese il battesimo, e convinse Francesco a recarsi in Giappone. Vi giunsero il 15 agosto 1549, a Kagoshima, patria di Anjiro (e anche l’ambiente della missione del sottoscritto per 17 anni). Sul molo del porto di Kagoshima ora sorge il monumento che rappresenta il peccatore perdonato Anjiro che porta sulle sue spalle il suo maestro del perdono, Francesco Saverio. Francesco volle subito recarsi dal daimyō Shimazu a perorare l’amnistia per Anjiro. Quindi si recò nel monastero Zen Fukushōji nei pressi di Kagoshima e si legò in profonda amicizia con Ninjitsu, l’abate del monastero. Sulla stele funeraria di Ninjitsu tuttora si legge: “Amico di Francesco Saverio”. F. Saverio fu il primo occidentale a vivere a lungo in Giappone, a (tentare di) impararne la lingua, e a inviare in Europa descrizioni precise e obiettive sulla vita nel Paese del Sol Levante. Fu il primo missionario a divenire amico di un monaco Zen.
F. Saverio constatò che la madre della cultura orientale era la Cina, e volle recarsi nell’immensa terra del Drago. La Cina proibiva l’ingresso di qualunque straniero e F. Saverio si fermò su un isolotto di fronte a Canton. L’isolotto era la terra franca dove prosperava un florido commercio fra pirati cinesi, giapponesi, portoghesi. Un cinese promise a Francesco di ottenergli il visto d’ingresso in Cina e questi, come compenso, gli diede quanto aveva portato con sé, cibo e vestiti. I pirati scomparvero e l’isolotto restò disabitato: solo Francesco e un cinese della diaspora divenuto cristiano a Malacca. Soffiava un vento freddo e i due non avevano da coprirsi né da mangiare. Il cinese che aveva promesso di ritornare con il visto, non tornò più e la notte fra il 2 e il 3 dicembre Francesco morì di fame e di freddo. Il cinese cristiano che lo accompagnava sopravvisse e raccontò che Francesco morì pregando. I Missionari Saveriani ereditano la preghiera di F. Saverio, il primo cristiano che si legò in amicizia con l’abate della via dello Zen. Una decina di miei confratelli vivono a Pechino, senza alcun titolo missionario. Uno di loro insegna architettura buddhista all’Università di Pechino. Si legano in amicizia.
“senza lo straccetto”
“Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Così gli angeli annunciarono ai pastori la nascita di Gesù. Come tutti noi nacque nudo, ma subito fu lavato e avvolto in fasce, come si faceva una volta. La sua culla fu la mangiatoia degli animali. Fino a circa 30 anni visse in modo tanto ordinario che quando per la prima volta parlò in pubblico a Nazareth, il suo paese, tutti rimasero stupiti: “Donde gli vengono queste cose?… Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria… ?” (Mc 6,2-3). A meno di 40 anni morì sulla croce, completamente nudo, senza lo straccetto con cui noi abitualmente copriamo le sue cosce. L’unico vestito le secrezioni dal suo corpo: sudore, sangue e, come sempre avviene nelle morti violente, escrementi. Sotto la croce poche donne e un discepolo, composti che assaporavano il dolore di quella fine; attorno, invece, sommi sacerdoti e loro amici che lo deridevano. Dio era assente. Gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. (Mc 15,34). Poi nuovamente supplicando: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. (Lc 23, 34). Risorto, come sue ultime parole ai discepoli dirà: “Predicate a tutte le genti la conversione e il perdono” (Lc 24,47).
Visse e morì dedito a un voto che permeava tutto di lui: il Vangelo della conversione e del perdono. Era profondamente convinto che solo attraversando la via della conversione e del perdono l’uomo diventa vero uomo. Nel cammino religioso che è scaturito dalla sua testimonianza, l’esperienza del peccato è talmente fondamentale che, senza, il cammino nemmeno inizierebbe. Il peccato non è un atto singolo, individuale; ma è una fisionomia originaria: una imperfezione, una contraddizione, una incompletezza originaria che è avvio verso la via della conversione e del perdono. Lungo questa via, l’uomo scopre che è vero e giusto e bello diventare veri, giusti e belli convertendosi e perdonandosi; mentre non lo è se si conserva per sé la propria verità, la propria giustizia, la propria bellezza. L’uomo scopre di diventare se stesso, rinnegando se stesso. Scopre la vacuità di tutti gli straccetti con cui sovente copre la sua imperfezione, la sua incompletezza, la sua contraddizione. Quanta religione cristiana è fatta di straccetti che coprono! Anche Gesù, morto nudo in croce, fu ben presto rivestito di straccetti devozionali che hanno appannato la sua genuina umanità. Molti quando lo chiamano Figlio di Dio, con tali parole non intendono quell’umanità nuda, ma piuttosto intendono coprirla. Al punto che il bambino nella mangiatoia e l’uomo nudo sulla croce anche per molti battezzati non è manifestazione di Dio , ma velo che lo nasconde. Ad abolire quel velo verranno le affermazioni teologiche.
Il Natale ha un ascendente particolare su di noi, perché per una forza magica quel giorno i bambini diventano i protagonisti della storia. Nessun bambino vorrebbe mai fare il presepio con un castello al posto della capanna. Non ostante le aggressioni commerciali e ludiche perpetrate da noi adulti, il Natale conserva un qualcosa di genuino, intaccabile. La Cappellania giapponese con altri intende mettere in atto prima del Natale l’iniziativa del presepio in origami a favore dei bambini di Fukushima, colpiti dalle radiazioni. Dell’iniziativa manderò via email il volantino. Il governo giapponese continua a minimizzare: Tutto apposto! Straccetti su una ferita profondissima! Nel Corno d’Africa i bambini somali muoiono di fame: Eccola l’anima nuda del nostro progresso! Eppure i grandi della terra, e noi con loro, vi mettiamo su gli straccetti delle nostre interpretazioni. Anche sulla crisi economica che coinvolge il mondo, quanti straccetti! Il più usato è quello di farne la conseguenza di alcune disattenzioni! Invece, se ne guardiamo la nudità con occhi nudi, piuttosto è il frutto della capitale disattenzione che è il capitalismo. Il capitalismo prospera sulle disattenzioni che coprono la nudità delle cose. Cos’è il plus valore?
Anch’io come prete ho coperto ripetutamente la mia nudità con gli straccetti del rimando: ho continuato a sperare che io nel futuro sarei divenuto ciò che volevo essere e che non riuscivo al presente; ho continuato a sperare che avrei potuto realizzare quanto non riuscivo nel presente! Nel discorso parlavo al presente, ma rimandavo al futuro. Quante e quante persone incontrate, subito interpretate dalla mia ambizione come solidi praticanti di Vangelo e Zen, mentre il loro essere venuti da me, visto nella sua nudità, era qualcosa più primordiale, ma in cambio qualcosa vero. Grazie a Dio, a un certo punto si ritorna bambini e si gusta il Natale di un bimbo avvolto con fasce nella mangiatoia. Lo si gusta, perché si comincia a comprendere che per Dio non c’è modo più proprio di manifestarsi che così. Perché Dio è così: humus dell’essere. Abbiamo tanto ridetto che Dio è persona; il Natale ci fa gustare Dio che è Natura. E gli straccetti non occorrono più.
Il cristiano cinese che stava al fianco di Francesco Saverio morente di freddo e di fame sull’isolotto disabitato di fronte alla Cina, ha descritto così la sua morte: “Capii che moriva. Gli posi una piccola candela nella mano. Allora col nome di Gesù sulle labbra, egli rese la sua anima al suo Creatore e Signore, con grande serenità e pace”. L’occidentale mette straccetti sulla sua limitatezza naturale per apparire agli altri sicuro e perfetto; l’orientale mette straccetti sulla sua individualità storica per apparire a se stesso senza alcun io. E’ Natale: gettiamo via gli straccetti e giochiamo la nostra nudità! Siamo natura, siamo storia! Al tempo dell’imperatore Augusto, in una capanna sotto il cielo stellato, è nato un bambino.
la nostra messa di Natale per giapponesi e italiani amici è alle ore 22.00 del 24 dicembre, sabato, nella nostra cappella a Milano. Vi attendo!
ritiro fine anno a Desio – 29 dicembre – 1 gennaio
il 31 dicembre è giorno di purificazione: durante il giorno digiuno, zazen, eucaristia. La sera cena di ringraziamento e di augurio.
Il 1 gennaio, domenica, santa messa alle ore 11,30 (nostra cappella a Milano)
p. Luciano
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