Il ritorno alla vita normale dopo una breve vacanza può comportare seri guai, al punto che il telegiornale ha dato spazio a un esperto psicologo per offrire le necessarie raccomandazioni. A volte abbiamo bisogno di incoraggiamenti per amare il ritorno alla normalità. A me e a tutti voi l’invito a far ritorno volentieri alla serena vita di ogni giorno, intessuta di silenzio, di preghiera, di lavoro, di studio, di relazione, di riposo. Anche il servizio che questa casa Vangelo e Zen svolge, ritrova i suoi ritmi normali. Vedi in allegato il programma.
Il Vangelo di domenica scorsa è una voce convincente che ci richiama a essere normali. Gesù osservava come gli invitati ambivano i primi posti a tavola, ovviamente spintonandosi e anche guardandosi in cagnesco. Gesù li rimproverò, dicendo loro che il posto giusto da ricercare per primo è l’ultimo. Sì, perché cos’ha da vantarsi uno che è lì grazie al fatto che qualcun altro l’ha invitato? E sta per assaporare cibi squisiti, perché madre terra ha prodotto generosamente e i contadini non hanno lesinato la fatica. Forse sulla tavola c’è anche la carne di esseri viventi, animali e pesci, immolati per la festa di altri esseri viventi, noi uomini. Mettersi all’ultimo posto non è una virtù, non è roba da santi; è normalità. Ma Gesù, da buon psicologo, non si fermò al discorso dell’ultimo posto. Sapeva molto bene che sotto il nome di ultimo posto l’uomo può nascondere la sua accidia, la sua voglia di far niente, e per di più fingendosi santo. Vizio deleterio come il suo posto, quello di mettersi al primo posto e da lì assolutamente non scendere mai, ne consegua quel che ne consegue.
Gesù avverte che il vero ultimo posto non è quello che uno si sceglie secondo i suoi criteri, ma è accettare il posto che la vita gli/le chiede di occupare. Chi si mette con sincerità all’ultimo posto, si libera dal condizionamento del concetto di primo e di ultimo posto, e si dispone al posto che la vita gli/le chiede. Quel posto non è più né il primo, né l’ultimo. E’ il suo. Chi fa propria questa disponibilità assomiglia ai petali e alle spine di un roseto: la spina al suo posto, il petalo al suo, e insieme sono l’unico roseto. E’ molto meglio essere una spina al proprio posto, che un petalo fuori posto. E’ molto meglio un difetto al proprio posto, che una virtù fuori posto. Quante virtù fuori posto fanno soffrire il mondo! Anche certa religione è virtù sbagliata. Come certa politica… E anche, quanta allegria dai difetti delle persone, quando queste occupano il loro posto, ossia non si mettono all’ultimo posto perché hanno dei difetti, ma stanno dove sono, senza piagnistei ma semplicemente vigilando perché sanno di avere dei difetti. La persona umile davanti ai suoi limiti sa chiedere scusa con molta semplicità, e poi sa anche sorridere a se stessa.
La settimana scorsa qui alla casa Vangelo e Zen di Desio, in una decina di amici abbiamo messo in atto la settimana estiva: ossia, insieme abbiamo compiuto gli atti della normale vita quotidiana. Una bella sequenza di fotogrammi, opera di Piero, ne hanno registrato alcuni momenti. Cliccando al seguente indirizzo potete gustarvi quelle scene. Non solo gli esseri umani, ma anche la natura fa la sua parte, e come! I fotogrammi di fiori, di ortaggi, del peperoncino, sono disponibili per benevola concessione del nostro giardino. Giuliano ha presentato la parabola del bue, familiare nella cultura spirituale cinese, coreana, giapponese, in particolare nello Zen. La parabola è stata resa ancor più interessante e divertente attraverso l’esposizione dei disegni a china con cui i vari maestri spirituali l’hanno descritta. Ma il momento più divertente è quello che l’ascoltatore realizza alla fine, quando s’accorge che quella parabola altro non ha fatto che raccontare sotto immagini la sua vita.
Alla celebrazione eucaristica finale, il coro Vangelo e Zen sotto la guida di Gennaro ha eseguito canti gregoriani: il Kyrie, il Sanctus, lo Agnus Dei e l’antifona alla comunione. Luciano (il sottoscritto) ha presentato la parabola del cibo e della bevanda con la quale Gesù ha indicato all’uomo la sua profonda natura: l’uomo è perché nutrito dalla vita altrui che, sacrificandosi, si offre in cibo. Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue… Nella parabola del cibo e della bevanda l’uomo può comprendere che il fondo del suo esserci è la donazione altrui. Il suo vero posto è quello di dire grazie.
Un grazie sincero a coloro che si sono dedicati, in questa settimana, all’opera di pittura e di verniciatura. Un primo augurio che è preghiera. Possa la casetta ormai ristrutturata divenire il luogo dove alcuni giovani, universitari o lavoratori, condividendo la vita e praticando insieme il Vangelo e lo Zazen, si dispongono a prendere quel posto che qualcuno nel futuro deve occupare. Quel posto è essere vivaio dove nella compostezza dello Zazen germoglia il Vangelo dell’amore.
Un secondo augurio che è pure preghiera. Nel futuro la settimana estiva possa diventare l’occasione di conoscenza, di condivisione, di pratica spirituale e di lavoro manuale da parte di molti che praticano lo zazen e il vangelo. I cereali e gli animali si sacrificano per la nostra alimentazione; che possiamo anche noi esseri umani sacrificare gioiosamente alcune giornate per darci gli uni gli altri l’alimento dell’amicizia.
p. Luciano
Qui su facebook una galleria di alcuni scatti della settimana estiva
Nessun tag per questo post.