Il tempo quotidiano di Pasqua, 2015
Dopo la pioggia, piuttosto fredda, del mattino di Pasqua, il sole è ritornato a regalarci luce e calore, per la gioia di tutti, in particolare dei bambini. In una breve visita al cimitero dove riposano i miei genitori, a Parma, mi sono fermato a contemplare un prato della mia terra emiliana. Terra che in estate e in autunno abbonda di cereali e di frutti; e che, in primavera, si inonda di fiori.
Nelle celebrazioni eucaristiche di quest’anno è letto preferibilmente il Vangelo secondo Marco. Questo è il più antico dei quattro vangeli e, se è permesso esprimere una preferenza, per la sua forma scarna è quello che sento più vicino alla mia scarna umanità.
Marco, dopo una vivida descrizione della passione e morte di Gesù, dedica solo poche righe all’annuncio della risurrezione. Eppure, è l’annuncio fondamentale. Marco raccoglie il vangelo della risurrezione di Gesù in 8 versetti: Mc 16, 1-8 (i versetti 16, 9-20 sono un’aggiunta posteriore). Narra che le pie donne all’alba del giorno dopo il sabato – di sabato la legge ebraica proibisce ogni lavoro, anche la visita al cimitero – si recarono a compiere quelle funzioni sacre con cui gli ebrei, e anche tutti i popoli della terra, amano onorare la salma di una persona cara.
Volevano lavare e profumare la salma di Gesù. Ma, ecco, la tomba scavata nella roccia era aperta e vuota. Stupore! Un giovane vestito di bianco disse loro <“Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazzareno, il crocefisso. E’ risorto, non è qui. .. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro : “Egli vi precede in Galilea…”> (Mc 16, 6-7). Poi, ecco il versetto 8, con cui Marco ha terminato non solo il discorso della risurrezione, ma tutto il suo Vangelo: “Esse, uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite”.
Per secoli nella messa di Pasqua il Vangelo della risurrezione secondo Marco è stato letto al completo, con il versetto 8 che narra la paura provata dalle pie donne, la loro omertà e la loro fuga. Dal 2002 questo versetto è stato ritirato dalla proclamazione liturgica. Non è più letto in nessuna messa dell’anno. Nel testo originale è un passaggio essenziale all’annuncio della risurrezione, ma i nuovi liturgisti l’hanno ritirato. La paura, il silenzio e la fuga delle pie donne oscurano forse il vangelo della risurrezione? Oppure ne indicano il sentiero che vi accede? La risurrezione è un miracolo sfolgorante? Oppure è un cammino quotidiano che attraversa dubbi, silenzi, fughe?
Nessuno ha visto Gesù risorgere dal sepolcro e nessuno ha creduto alla sua risurrezione senza prima aver dubitato. Alcuni cristiani di Corinto, a due o tre decenni dagli avvenimenti del Vangelo, dubitavano della risurrezione. Paolo scrisse loro queste parole: “Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto” (1 Cor 15,13). Come prova della risurrezione di Gesù, Paolo addusse l’esperienza di risurrezione che ciascuno di noi compie nella sua vita. Maria Maddalena, Giovanni, Pietro, Tommaso… credettero nella risurrezione quando in loro il buio della notte si dischiuse nella prima luce.
La risurrezione di Gesù avvenne all’alba, l’alba del regno di Dio che diviene nel tempo. Risorse come primizia. Risorse e divenne eucaristia, pane che nutre e vino che rallegra il faticoso cammino esistenziale dei fratelli. Prima di consegnarsi alla morte, aveva elevato il suo voto: “… io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio” (Lc 22,18). Gesù risorto digiuna ogni brindisi, nell’attesa dei fratelli. Nessuno l’ha visto a risorgere perché non è risorto in modo sfolgorante da potersi vedere. Risorto, è cibo e bevanda affinché il regno di Dio avvenga.
E’ Pasqua! E’ la notte delle persecuzioni religiose in Iraq, Nigeria, Kenya; è la notte degli uomini e donne assiepati sui barconi che attraversano il Mediterraneo; è le tante notti … ! In contemporanea è l’alba della luce che filtra limpida e soave da tanti gesti di bontà che l’umanità sta ora compiendo, come il soccorso che i marinai della Sicilia danno ai naufraghi dei gommoni; è l’alba della luce delle donne che custodiscono la vita nel loro seno o che allattano i loro bambini; è l’alba della preghiera delle suore di clausura che nel silenzio purificano il mondo dall’odio, come la foresta amazzonica in silenzio purifica l’atmosfera…
E’ l’alba di Pasqua; è l’alba del passaggio! Dice un proverbio che quando il buio della note s’è fatto fitto, l’alba è ormai vicina. Il buio della notte italiana s’è fatto molto fitto. Chiusura nell’interesse individuale e privato, sfiducia negli altri, vittimismo ad ogni difficoltà che s’incontra, fuga all’estero, partiti politici che fanno della demolizione di quanto fa l’altro il loro emblema. Prende la paura e la voglia di fuggire. Eppure è l’alba della Pasqua.
Tutte le tenebre dell’universo, benché fitte e immense, non hanno il potere di spegnere la fiammella della speranza. L’impossibilità ontologica delle tenebre a spegnere la speranza è la prova della risurrezione. Sì, c’è la risurrezione, perché in questo essere umano, precario e difettoso che è ciascuno di noi, la tenebra non riuscirà mai a spegnere la speranza. Anzi, renderà più emozionante l’incontro con la prima luce.
p.Luciano
Alcuni avvisi:
- sabato 18 aprile in mattinata a Desio si tiene il ritiro settimanale guidato da Stefano Aldovisi. Io sarò assente per una relazione a un convegno in Pavia.
- domenica 19 aprile a Desio non c’è il ritiro con la celebrazione eucaristica, a motivo della mia assenza (a Roma)
- sabato 25, festa nazionale, a Desio dalle ore 9,00 breve ritiro comprendente la celebrazione eucaristica in cui eleveremo la preghiera di suffragio per la mamma di Stefano Aldovisi, defunta il 3 aprile. Ore 10,30 assemblea dell’associazione Vangelo e Zen.
- sabato 2 maggio: ritiro del primo sabato del mese con inizio alle 05,00.
Grazie e auguri. p. Luciano
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