Vangelo e Zen, Desio, 10 agosto 2015
“… (Francesco d’Assisi) chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza” (“Laudato si’” n. 12).
All’inizio dell’enciclica “Laudato si’”, papa Francesco evoca l’ammirazione affettuosa di San Francesco verso le erbe selvatiche, da volerle nell’orto insieme con gli ortaggi. Ciò è una bella consolazione per me che non ce la faccio mai a tenere l’orto libero dalle erbacce! Bella consolazione: a condizione però che mi converta a riconoscerne la tanta bellezza.
L’enciclica “Laudato si’” ha fatto scalpore alla sua pubblicazione. Dopo alcune settimane venne ancora citata dal presidente Obama; quindi il grande silenzio. E’ l’audacia delle sue affermazioni che impone il silenzio. E’ l’audacia di affermare che la realtà è superiore all’idea (n. 201), e che lo scopo della natura non è l’uomo: “Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto”” (n. 83). Leggendo queste parole di papa Francesco, spontaneamente ho evocato la teoria della relatività generale, e l’ho percepita familiare.
Ogni uomo è una identità personale, per cui egli riflette, ragiona, crea, decide, elabora artisticamente la pietra, il legno, il colore, la parola. “La novità qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all’interno dell’universo materiale presuppone un’azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu ad un altro Tu” (n. 81). L’uomo è essere personale, libero; eppure è una infinitesima porzione di un universo naturale il cui scopo non è l’uomo, ma in cui tutto – insieme e con pari dignità nel suo ordine – avanza verso la meta comune che è Dio. Questa affermazione dell’enciclica sovverte la millenaria cultura che ha posto l’uomo al centro di tutto, beneficiario di tutto, criterio di tutto, in quanto ente personale.
In alcune recenti sere, quando gli impegni giornalieri erano terminati ma il sonno, anche per il caldo, tardava a venire, mi sono gustato alcuni programmi televisivi “SCIENZA NATURA STORIA” di FOCUS (canale 56). Alcuni scienziati, con immagini di straordinaria comunicatività, hanno tentato di mostrare all’uomo comune le meraviglie dell’universo dalle galassie agli asteroidi. Come si scopre marginale l’essere umano, davanti alle insondabili dimensioni del cosmo! Marginale e piccolo essere umano sono io, esistenza infinitesimamente piccola e breve, che nel pensiero posso penetrare l’universo, mentre l’universo mi ignora e avanza seguendo l’innato impulso di avanzare.
L’enciclica di papa Francesco slega alcune domande che da sempre rumoreggiano nel fondo dell’anima dell’uomo, ma finora tenute legate allo scopo di non disturbare la cultura dominante che celebra il primato della persona sulla natura. Se è reale che l’uomo agisce come persona, se è reale che Dio opera in un trino dialogo personale, il fondo del fondo dell’uomo, di Dio, di ogni ente esistente, è la sua individualità personale o singolare, oppure è la natura in cui tutto è uno? Dio nel suo operare si erge sopra all’universo, distinto in tre persone, appunto per compiere l’opera divina della creazione e della salvezza; ma Dio, prima di distinguersi in una trina relazione dinamica che compie l’opera divina, nel fondo del fondo Dio è uno nella natura. Nella natura tutto è uno, tutto ritorna uno perché sempre il fondo del fondo di tutto è uno. E’ natura.
L’uomo può assolutizzare le scoperte fisiche e chimiche. La fede aiuta lo scienziato a non bloccarsi nelle scoperte raggiunte, ma a lasciarle sospese nello spazio sospeso da cui egli le ha osservate. “La fede risveglia il senso critico, in quanto impedisce alla ricerca di essere soddisfatta nelle sue formule e lo aiuta a capire che la natura è sempre più grande” (parole di papa Francesco nell’enciclica “Lumen gentium”).
“La realtà è superiore all’idea”. Comprendo questa frase come la chiave di tutto l’insegnamento dell’enciclica. L’uomo che ricerca il progresso spesso sbanda fuori della realtà e insegue un’idea. L’uomo che professa di credere in Dio, spesso sbanda fuori della realtà, e adora un’idea. Molto progresso è idea, molta religione è idea. Dio è la reale, dinamica, illimitata apertura della realtà.
Le religioni e le culture possono decadere in idolatria di idee che non sono reali, o che nel tempo cessano di essere reali. La cultura dei lumi della ragione e l’antropocentrismo del catechismo cristiano hanno contribuito alla illusione che l’uomo razionale sia più grande della natura, detentore del potere di un uso franco della natura a suo piacimento. Rimanendo nell’ambito ecclesiale, il mio ambito, trovo triste che il calendario liturgico che contempla tante feste per uomini e donne sante, non abbia nemmeno una festa di domanda di perdono e di ringraziamento verso gli animali ai quali l’umanità deve tanto. Il cristiano è soddisfatto della sua idea: Dio ha creato l’animale per i bisogni dell’uomo. Ma di fatto, nella realtà, l’animale macellato soffre. L’uomo spesso vive una sua idea di uomo, ma non vive la sua reale umanità. Le guerre sono schegge di una umanità che non è reale, ma solo idea. L’umanità reale non conosce nemici. Nella realtà tutto è relazione esistenziale.
L’uomo è materia e psiche dal tocco personale, il tocco di Dio. Il vigore di un atleta sgorga dalla materia e dalla psiche della sua natura, qualificata dal tocco personale. Ogni uomo è anzitutto un corpo materiale ottenuto gratuitamente dalla natura, attraverso i suoi genitori. Tutte le energie che popolano l’universo hanno aiutato il seno della madre a plasmare il suo frutto. Dall’anima universale alitata dallo Spirito una fiammella si effonde in quel corpicino. Il bimbo nasce, cresce, diventa adulto. Il latte materno, le foglie dei vegetali e i frutti degli alberi, la carne di tanti esseri viventi hanno nutrito e invigorito i muscoli, le ossa, i nervi di un nuovo corpo umano. Grazie all’eredità dai genitori e allo stimolo della cultura del luogo di nascita, in quel corpo si è formato un carattere, una sensibilità specifica. Sull’altare di tutta questa grazia ricevuta, un fiore: la dignità personale umana, tocco di Dio.
“ la natura è sempre più grande”.
Religiosi fanatici, politici arroganti, giovani dello sballo del sabato sera, idolatri del profitto… denudiamoci alla nostra reale umanità. In questi giorni torridi, che bello è la sera aprire la finestra e lasciar entrare la brezza a regalare vigore al nostro corpo, finalmente spogliato dei vestiti diurni voluti dalle etichette. E infine affidarci al riposo notturno. Quando l’uomo dorme, è reale. I suoi aspetti personali che lo mettono sopra agli altri si ritirano e rimane soltanto l’uomo capolavoro della natura. Riposando in seno a madre natura, germoglia la nuova energia. Al risveglio personale, l’energia si insublima in speranza. Amen.
Auguri. p. Luciano
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