Dom 20 Mar 2016 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

l’articolo si può scaricare integralmente qui: Ritiro del Sabato Santo misericordia

Papa Francesco ha indetto l’anno giubilare della misericordia. Questi giorni dedicati alla passione, morte e risurrezione di Gesù sono l’occasione più propizia per addentrarci nel senso profondo che la parola MISERICORDIA evoca.
Le prime immagini che si affacciano alla nostra mente e al nostro cuore, ascoltando questa parola, sono le 7 opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituale. Ne riporto l’elenco alla fine della lettera. Forse è per il mio particolare legame con la città di Parma, ma ritengo che il ciclo scolpito da Benedetto Antelami sugli stipiti del portale centrale del Battistero di Parma ne sia la raffigurazione più espressiva, più immediata e più calda, benché in marmo. L’usura del tempo ha reso queste sculture ancora più palpitanti, come il logorio della vita rende più tenero lo sguardo delle persone che a quel logorio si offrono. L’immagine che ha aperto questa lettera è un dettaglio di questo ciclo. A tutti l’invito a pellegrinare al capolavoro spirituale e artistico che è il Battistero di Parma.
Il Battistero di Parma offre un’ulteriore testimonianza sul senso profondo della MISERICORDIA. Oltre al portale centrale dedicato alle 7 + 7 opere di misericordia, il Battistero ha altri due portali, sormontati ciascuno da una lunetta madida di misericordia. Un cenno.

Nella lunetta del portale Nord, quella che dà sulla Piazza Duomo, è raffigurata la fuga in Egitto: Maria con in braccio il bambino sta seduta sull’asinello guidato da Giuseppe che precede il gruppo a piedi, con il suo bastone aprendo la via. Vivida immagine della storia attuale: bambini, donne, uomini, animali in fuga dalla violenza e dalla fame cercando libertà, onore e cibo.

La lunetta del portale Sud, detto Della Vita, evoca l’allegoria dei santi Barlaam e Josaphat. Josaphat è la latinizzazione di Buddha. Datata anno 1195, questa scultura è la prima opera cristiana che narra la via del Buddha, comunicata all’Europa dai crociati che ritornavano dal Medio Oriente. Sotto il nome di Josaphat, Buddha è entrato nell’elenco dei santi cristiani. (cfr in internet la voce , oppure ). Questa storia, vera ma sconosciuta, mi ha commosso quando per la prima volta la conobbi leggendo “Buddismo e Occidente” di Henri – Marie De Lubac (1952). Fu da questo libro che venni a sapere per la prima volta che tale allegoria è raffigurata in una lunetta del Battistero di Parma. Avevo vissuto cinque anni nel Seminario Vescovile che sorge al lato del Battistero, e ogni giorno dalla finestra potevo ammirare la fisionomia di quel nobile monumento. Ma scoprii il suo legame con il cammino spirituale dell’Oriente solo in età matura, dopo una lunga curva nel lontano Giappone e grazie alla fortuita occasione del libro del gesuita francese. Anche se una gemma preziosa sta sotto agli occhi, non si vede nulla finché l’occhio non si apre a vedere. Riporto da internet questa immagine con la spiegazione.

misericordia

“LA PORTA DELLA VITA : LA LEGGENDA DI BARLAAM La porta meridionale ,cosi’ detta della vita, continua e sviluppa temi già esposti in quella della vergine con la rappresentazione del peredixion, delle colombe e del drago: la brevità della vita umana minacciata dal demonio ,il traguardo inesorabile del giudizio che appena mitiga il ricordo del sacrificio di Cristo. Il soggetto della lunetta è la leggenda di Barlaam, la storia del principe indiano destinato al trono che sotto la guida d’un eremita finisce invece ad abbracciare la vita ascetica risale alla tradizione buddhista.”
<http://www.shakespeareinitaly.it/battisterodiparma.html>

Più ci si inoltra nel cammino religioso e più ci si ritrova nella dimensione che unisce. Questa unione è più calda e palpitante qualora vi si giunga da sentieri differenti, come quando degli scalatori partiti da punti diversi, infine si trovano assieme sulla stessa vetta. Ciascuno racconta la sua esperienza, tanto diversa da quella degli altri, mentre una comune esultanza permea tutti. C’è chi è salito scalfendo le orme sul ghiaccio, chi affrontando la parete rocciosa con la piccozza, chi equilibrandosi lungo il crinale.

La MISERICORDIA, ancor prima di essere le 7 + 7 opere di misericordia, è la radice da cui i rami delle opere prendono vigore e producono frutti. La MISERICORDIA è anzitutto la natura della nostra esistenza. Esistere è radice di misericordia. Ossia ciascuno di noi, come pure ogni esistente, prima di essere ciò che si è fatto, è anzitutto ciò che gli è dato di essere. Ciò che siamo ci è anzitutto un destino, un dono. Le nostre differenze sono le prime opere di misericordia operate dalla stessa MISERICORDIA originaria.

Ancor prima delle 7 + 7 opere di misericordia da compiere verso gli altri, anzitutto ci spetta l’atto originario di misericordia di accogliere ciò che la MISERICORDIA ci dà di essere. E accoglierlo con intima misericordia. Tale intima accoglienza permetterà a ciascuno di sviluppare quella sua unicità che gli è stata data, senza torturarla nel crogiolo della concorrenza per superare gli altri. L’accoglienza intima del proprio destino ci fa un regalo: ci dispone ad esistere liberi, in dialogo con la propria essenza, maturandola al suo sapore e profumo. Come il melo matura la mela e l’arancio l’arancia. L’uomo conosce la via della misericordia e la conseguente via della libertà affidandosi al pensiero originario di Dio da cui è scaturito all’esistenza. Affidandosi alla propria vocazione priginaria.

Nella lunetta del portale della vita del Battistero di Parma è raffigurato un giovane che si è arrampicato su un albero per fuggire dal drago che lo insegue. Ma, ecco, un topo nero e uno bianco, ossia il giorno e la notte, stanno corrodendo il piede dell’albero. Ormai la fine è lì, davanti agli occhi. Ma, ecco, da un favo incastrato tra i rami distilla una goccia di miele che cade sul dito del giovane. Questi la porta alla bocca, esclamando: CHE BUONO!

Sì, anche nella situazione più cruciale, saper gustare una goccia di miele ed esclamare: CHE BUONO!
Possiamo vivere la vita in un continuo processo contro la vita stessa. I capi di accusa che tiriamo fuori per accusarla – la vita – sono le nostre frustrazioni perché non ci ha dato quanto noi abbiamo bramato avere.

Un autore ha detto pressapoco così: “Per avere quattro mele per fare una torta alle mele partendo da nulla, bisognerebbe ripartire dal Big Bang e rifare tutto l’universo com’è stato finora”. La MISERICORDIA è il palpito dell’universo che in miliardi di anni nell’immensa connessione delle forme esistenti ha maturato quattro mele per la torta alle mele della festa del mio compleanno.

La MISERICORDIA è la fede che ciò che accade, ciò che mi accade, non si limita al senso presunto dal mio io ripiegato su di sé, e nemmeno al soddisfacimento degli occhi degli altri che mi guardano. Ma ha un valore grande nella provvidenza del Regno di Dio. Ora mi è nascosto, come il germe di vita nel seno della madre.
Ne sento il palpito. E’ la voce della fede.
A tutti una santa e gioiosa Pasqua! p. Luciano

Chi volesse può leggere sul nostro sito una mia testimonianza dal titolo “Buddha il misericordioso” apparso sulla rivista “Monte Senario” dei Servi di Maria.
http://www.vangeloezen.org/2016/03/buddha-il-misericordioso/

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