Nell’angolo più remoto del nostro giardino sta la montagnola del compostaggio. Anni or sono vi spuntò il germoglio di un pesco, senz’altro da un seme buttato con i rifiuti organici. Lo prelevai con la sua terra e lo trapiantai al alto del nostro orticello. Questa estate ci ha regalato il primo raccolto: oltre un centinaio di pesche paffutelle dalle striature fantasiose.
In questi giorni sono accaduti fatti terrificanti. Profondo dolore per le vite massacrate nella maniera più infame! Ci pervade uno sconforto intenso pensando al futuro. Ma ecco, al margine di tanto orrore, quasi nascosti fra i detriti della distruzione, spuntare alcuni germogli di commovente speranza. Al Bataclan un fidanzato (italiano) si butto col suo corpo a proteggere la fidanzata. A Nizza un poliziotto rincorse il camion omicida per bloccarlo, col sacrificio della sua vita. A Dacca un giovane musulmano, benché graziato per la sua appartenenza religiosa, scelse di condividere il destino fatale di due sue amiche.
La strage del Bataclan soppresse anche la vita di Hélène, giovane sposa e madre. Lo sposo Antoine Leiris, rimasto vedovo, descrisse i sentimenti che hanno attraversato il suo cuore in una breve pubblicazione, tradotta e pubblicata in italiano col titolo: “Non avrete il mio odio” (Edizioni Corbaccio). “Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio”. Le parole di Antoine hanno purificato il cuore di innumerevoli persone. In quella buia notte della violenza, ecco brillare il delicatissimo affetto di uno sposo verso la sua sposa, di una luminosità che sembrava ormai estinta in questo mondo che idolatra l’efficienza e il successo.
Ovviamente a purificare la mia umanità di prete è stato soprattutto la scoperta che esistono sacerdoti come don Jacques Hamel. All’età di 86 anni, era lì a celebrare la messa con due suore e pochi fedeli. Era stato parroco, ma ora solamente dava la sua collaborazione al nuovo parroco venuto dall’Africa, un sacerdote 40nne congolese. Siamo nella laicizzata Francia, e anche a Natale la chiesa era semivuota. Eppure lui con le parole e ancor più con gli occhi esprimeva la gioia di servire al cammino dell’uomo verso il regno di Dio. Gli intimarono di inginocchiarsi come segno di resa. Rimase in piedi e, diritto, si offrì a testimoniare quanto nel silenzio della vita aveva creduto. L’orrore che accadde nella chiesa di Saint-Étienne du Rouvray lasciò vedere anche ai miei occhi distratti la luminosità di un umile sacerdote.
Raccogliamo con le nostre mani i germogli di speranza che spuntano al margine delle distruzioni, con la loro terra attorno alle loro radici, e trapiantiamoli nel campo della storia. A volte la distruzione è proprio ciascuno di noi per se stesso, oppure l’ambiente in cui viviamo. Ma, ecco, al margine un piccolo germoglio!
p. Luciano
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