Desio, Vangelo e Zen, 1 maggio 2017
I ciliegi in fiore che in primavera chiazzano di bianco puro i pendii delle montagne sono una meraviglia del Paese del Sol Levante. Eppure il tripudio delle robinie in fiore sui dossi dei nostri Appennini non è da meno. Direi anzi: è da più. E’ da più perché le foglioline verdi inteneriscono il bianco puro dei fiori, e le spine
nascoste fra i fiori bianchi e le foglioline verdi disincantano dall’illusione che si possa afferrare la bellezza di un fiore e la vitalità di una fogliolina. I fiori durano alcuni giorni, le foglioline una stagione, le spine rimangono vita durante.
Mi facevo queste considerazioni alcuni giorni or sono, quando un felice avvenimento mi ha ricondotto sulle colline degli Appennini, l’ambiente dove ho trascorso la mia fanciullezza. Il 20 aprile scorso Luciana e Maurizio, ottenuto l’annullamnto del primo matrimonio, hanno detto il loro Sì in una chiesetta circondata da robinie in fiore.
Luciana e Maurizio abitano su una blanda collina, là dove alcuni si dicono emiliani e altri si dicono romagnoli, tra Bologna e Imola, e con le loro differenze rallegrano l’abitare le stesse colline. Ambedue divorziati dopo il primo matrimonio in chiesa, si sono conosciuti, si sono voluti bene diventando genitori di Francesco. Da un anno pensionati, vivono l’autunno della vita trapuntando le giornate di incontri, gesti, iniziative di volontariato: curano il dopo scuola quotidiano per gli scolari soprattutto figli di immigrati, seguono alcuni malati psichici, tengono aperta una cappella per incontri di preghiera. Come Luciana e Maurizio sono tanti i pensionati che, oltre la cura dei nipoti, vivacizzano l’intera società con gesti gratuiti, umili ma pure madidi di umanità.
Oggi gli anziani, forse più dei giovani, portano allegria a questa nostra epoca in cui tante cose finiscono, mentre ancora non si intravede ciò che avverrà nel futuro. A confronto con i giovani, gli anziani di oggi sono fortunati. Mentre i primi devono inviare decine di curriculum per imbattersi in un posto di lavoro, spesso soltanto a progetto temporaneo, gli anziani godono della pensione. Forse insufficiente, ma comunque sicura.
Descrivo una visione: immagino i pensionati di un quartiere o di un villaggio la mattina in piedi o seduti lungo le strade che conducono alle scuole elementari, medie e superiori, e salutino con un sorriso bonario i ragazzi e gli adolescenti che vanno a scuola. “Bongiorno ragazzi!”, “Bongiorno signor …”! Quel giorno i ragazzi sarebbero meno irrequieti e gli anziani più luminosi. Qualcuno poi può inventarsi anche un dopo scuola pomeridiano, cosicché anche di pomeriggio i ragazzi siano meno irrequieti e gli anziani più luminosi. La vocazione dell’anziano è ben più allegra, è ben più nobile che il solo fare regali ai propri nitpoti.
“E’ primavera: i bambini, felici, giocano alla palla lungo la strada. Gioco anch’io con loro, cantando una canzone: |
“Uno, due, tre, quattro…” …sono un uomo inutile, ma felice, in questa pace primaverile” (Poesie di Ryōkan, monaco dello Zen, pp. 63-64, La vita felice) |
p. Luciano
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