Vangelo e Zen, Desio, settembre 2017
La siccità che quest’anno sta colpendo la nostra penisola è preoccupante. Durante i mesi di luglio e di agosto un colore paglierino ha perennemente avvolto i prati e le coltivazioni delle colline e delle pianure. Il livello dei laghi è sceso sotto il minimo e il ghiacciaio del Gran Sasso, il più meridionale d’Europa, da alcuni giorni non c’è più. Il sole l’ha sciolto e il vento ne ha disperso l’umore. Le fontanelle che rallegravano la città di Roma, ora tacciono.
La siccità meteorologica s’accompagna a quella spirituale. Sono essicate le sorgenti del vigore umano, sociale e culturale, e il mondo è rimasto senza lo slancio. E’ essicato il sogno del movimento comunista di una nuova società in cui, abolita la disuguaglianza procurata dalla proprietà privata, si vive nella comunione dei beni. Come pure si è svelato l’inganno del sogno opposto, ossia di un mondo di libertà e di benessere inculcati dall’ideologia capitalistica, secondo cui il benessere produce altro benessere, moltiplicandolo all’infinito. Marxismo e capitalismo, diventati parole vuote, si prestano a tutti i trucchi. La Cina comunista compera marchi industriali e squadre di calcio come caramelline, mentre i protagonisti della libertà di pensiero e del mercato libero erigono muri per bloccare i poveri che immigrano per qualche briciola caduta dalla mensa del benessere che moltiplica il benessere.
Anche nelle religioni è essicato lo slancio. Pullulano, invece, forme proselitistiche, difensive o, purtroppo, anche violente. Perfino papa Francesco in questi ultimi tempi appare alquanto intimorito. Perfino la Madonna non fa più miracoli. 15 agosto 2017, festa di Maria Assunta in cielo, a Madeira una grossa quercia crolla sulla processione in onore della Madonna, uccidendo 18 fedeli. 21 agosto 2017, a Ischia un terremoto di media magnitudo è sufficiente per far cadere un cornicione della chiesa dedicata alla Madonna del Suffragio che uccide Lina, madre di 6 figli.
Davanti a ciò che accade possiamo raccontarcela, e anche scherzarci sopra. Ma la siccità sta svigorendo gli alberi e i corpi umani. Hume, noto filosofo britannico, afferma che lo svigoramento consegue dal pensiero astratto, quando il discorso si riduce a un tessuto di idee che non hanno il loro corpo. Il corpo dell’idea è l’esperienza. Nella storia del pensiero l’uomo sempre si è posto la domanda se sia l’esperienza che genera l’idea, oppure il contrario. Se prima l’illuminazione, oppure la fatica e il sudore.
La dichiarazione dei diritti umani (ONU 10 dicembre 1948) inizia con queste parole: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo…”. Idee stupende, ma nate senza il loro corpo. Oggi milioni di poveri migrano in cerca di una briciola di quella libertà, giustizia e pace che la dichiarazione solennemente afferma come idea.
I primi cristiani hanno creduto nella divinità di Gesù vedendola trasudare dal suo corpo nudo sulla croce. “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero questo uomo era figlio di Dio” (Mc 15,39). Sotto la croce stava sua madre, come Lina sotto il cornicione e i 18 di Madeira sotto la quercia caduta. Non la Madonna dei miracoli, ma Maria la madre del crocefisso.
Secondo lo schema marxista, se si fa la rivoluzione, si realizzerà la società dell’uguaglianza. Secondo lo schema capitalistico, se si produce di più la montagna del benessere strariperà benessere ovunque. Secondo lo schema di certi catechismi, se uno è cristiano e osserva alcuni precetti va in paradiso. Ogni religione ha il suo catechismo. Tutte queste e altre idee saranno rese vere se hanno la potenza di portare in sé la giustizia, la pace, la gioia di tutto l’universo. Ma per avere una tale potenza devono essere state generate dal corpo di tutto l’universo che cerca la salvezza. La via delle idee ignora il sacrificio. Nella via del corpo il sacrificio è il battito del cuore.
C’è un sacrificio che deve irrorare di vigore l’umanità svigorita dalla siccità. In un atto di somma libertà e nobiltà si deve credere il movimento emigratorio come risurrezione in atto. Dico: credere; e non: compredere soltanto. Credere significa coinvolgimento di me stesso che partorisce la fede. La fede è mia: “La tua fede ti ha salvato” diceva Gesù. Accogliendo, accompagnando, rispettando i giovani che migrano da noi, condividendo con loro i nostri posti di lavoro, loro riverseranno giovinezza nella nostra società, inoltre risveglieranno alla speranza i nostri giovani assopiti. Contemporaneamente noi, fiacca società post moderna, ritroveremo fiducia nel nostro progresso che, condiviso, diventa liberazione dalla morsa della fame per altri popoli.
Nessuno fermerà il fenomeno migratorio. E’ una necessità che nessuna idea protezionistica può fermare. Gesù obbedì alla necessità storica e così portò salvezza con il suo corpo. “Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza” (Eb 5,8-9). Possiamo trascorrere questo inizo del secondo millenio costruendo muri. Ma con i muri verso dove andiamo? Possiamo, invece, risorgere. Possiamo dare inizio a una nuova era.
Ringraziando chi ha avuto la pazienza di leggere questa lettera fino in fondo, evoco la scena che in questi giorni ha dato intima gioia a tutti noi. Tre fratellini rimangono sotto le macerie del terremoto a Ischia. Una schiera di vigili del fuoco e altri con tutte le loro energie del corpo e del cuore scavano fra i ruderi. I fratellini sono salvati e i vigili si abbracciano con qualche lacrima agli occhi.
Ecco l’uomo!
p. Luciano
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