Desio, via Achille Grandi 41
Vangelo e Zen – Natale 2017
Questa mattina un cielo cinereo stringe la terra brianzola in una morsa di freddo. Un giorno il sole tornerà a splendere e la natura si rivesterà di colori. Ma, oggi, la gioiosità primaverile di un giorno che verrà rimane celata in questo terreno gelato.
Ogni attimo e ogni situazione sono grembo che plasma e partorsce il futuro. Non sappiamo in quale stagione sia nato Gesù; tuttavia quando nel quarto secolo la chiesa di Roma stabilì la celebrazione della sua nascita al 25 dicembre, fece una scelta in accordo con l’anima della natura; la quale, durante la stagione invernale, si spoglia della sua maestosa esteriorità e nel calore del suo seno genera nuove forme di vita.
In molte antiche chiese sotto l’altare si apre uno spazio seminterrato chiamato cripta, ossia luogo nascosto. Mentre la grande aula della chiesa veniva usata per le celebrazioni, la cripta rimaneva un luogo di silenzioso raccoglimento. Un luogo ideale anche per la pratica dello zazen. Veniva usata soprattutto in inverno dato che, incavata nel terreno, custodiva il tepore del seno della terra.
In ogni uomo c’è un luogo di silenzioso raccoglimento, quasi il seno della sua anima. E’ la coscienza. Questa è personale, ma è incavata nello Spirito e lo Spirito vi aleggia con il suo soffio caldo e vitale, a volte anche impetuoso. La coscienza è personale e insieme impersonale, ossia è più profonda e vasta della propria anima personale: a volte sono io che in coscienza rifletto e approvo, ma a volte la coscienza balza in piedi e con autorità mi rimprovera. La coscienza è co-proprietà umana e divina. E’ il luogo più fecondo in tutto quanto esiste. E’ il seno dell’esistente.
Seguendo le leggi fisiche della natura accadono i tanti fenomeni, a prima vista alcuni forvieri di gioia e altri di dolore. I fenomeni che accadono possono scorrere in modo neutrale, secondo la legge di causa ed effetto, quasi imprigionati nella matematica del destino. Oppure l’uomo può ospitare ciò che accade nella sua coscienza: rifletterlo al tepore della terra e all’alito dello Spirito. Allora il fenomeno si purifica, si libera dalla monotonia della catena di causa ed effetto, e lascia trasparire il suo vero aspetto. Nulla è monotono e ripetitivo, ma tutto è unico. La coscienza rigenera ciò che accade.
Per Maria e Giuseppe non ci fu posto presso l’albergo. Trovarono invece una capanna dove c’era una mangiatoia. Ospitarono quelle peripezie nella loro coscienza, e queste si purificarono, ed ecco sorgere la calda scena del presepio, a ricordare a noi adulti che Dio è un bambino.
Nella preghiera, un santo Natale a tutti.
p. Luciano