Carissimi, augurandovi salute in questo inverno non inverno con tutti questi sobbalzi inusuali di temperatura, vi invio la consueta breve lettera e alcune comunicazioni importanti.
1) Sabato 19, terzo sabato di gennaio, presso la Biblioteca Ambrosiana (Piazza Pio XI, Milano) ore 14,30-17,30, si tiene il quarto incontro del corso “Toccando il fondo aprire gli occhi a un nuovo sguardo”. Secondo il programma a guidare questo quarto incontro avrebbe dovuto essere il monaco dello Zen Jiso Forzani. Purtroppo per un grave infarto che ha colpito sua moglie Luciana, Jiso ha chiesto di poter far slittare il suo intervento a febbraio (16). Per questo motivo sabato prossimo io anticiperò l’incontro programmato per febbraio. Il titolo è “La conoscenza, via audace dell’umile esistenzialità dell’uomo”. E’ un argomento affascinante. E’ possibile partecipare anche per chi non ha partecipato ai precedenti, comunicandolo a Giovanna <giovanna48colombo@libero.it>, cell. 348.6930647 per le informazioni sulla modalità.
2) Per l’operazione di protesi all’anca destra e soprattutto per la riabilitazione successiva, dal 24 gennaio a fine febbraio io sospendo la mia normale attività a Desio, Milano e altrove. Ho tergiversato se continuare in qualche modo a offrire un servizio ridotto, ma sarebbe un attaccamento che nuoce sia alla salute sia al cammino futuro. Anche gli incontri presso la casa dei missionari saveriani sono sospesi. Sarà un tempo di cammino personale: chiunque può praticare lo Zazen a casa sua, o con amici; e tutti possiamo ascoltare il Vangelo e condividere l’Eucaristia ovunque. La prossima domenica, 20 gennaio, tutto secondo la norma, sia a Desio, sia in Sant’Alessandro a Milano. Per le domeniche ultima di gennaio e quelle di febbraio, chi vuole può ascoltare il mio commento e quello di Jiso ai brani di Vangelo attraverso il libro “Il Vangelo di Luca e lo Zen” (Edizioni Dehoniane, Bologna. Lo si trova nelle librerie). Elenco le pagine dove potete trovare.
- domenica 27 gennaio: pag. 149
- domenica 3 febbraio: pag. 153
- domenica 10 febbraio: 159
- domenica 17 febbraio: 165
- domenica 24 febbraio: pag. 169
Con tutto questo rinnovo l’invito a leggere la breve lettera allegata. p. Luciano
Desio, 17 gennaio 2019
Nel terribile naufragio del 18 aprile 2015, nel mare tra la Libia e l’isola di Lampedusa una imbarcazione eritrea con un migliaio di migranti naufragò. Superstiti 28. Il medico legale Cristina Cattaneo che ha proceduto alla ricognizione dei corpi, da alcuni particolari ha ricostruito le loro storie che ha raccolto in un libro dal titolo: Naufraghi senza volto (Cortina Editore). Commosso da una di quelle storie, il designatore Makkox su Il Foglio pubblicò la vignetta che ho riportato sopra.
(presa da: www.repubblica.it/cronaca/2019/01/17news).
Nella tasca dei pantaloni di un giovane corpo fu trovata la sua pagella scolastica, cucita alla stoffa dei pantaloni. Forse a cucirla fu la sua mamma. La pagella riportava l’età: 14 anni, e la provenienza: il Mali. Aveva attraversato il deserto. Quella pagella era la sua carta di identità: testimoniava la sua voglia di studiare, di conoscere, di incontrare, di diventare grande… Ma non incontrò esseri umani. Il mare lo inghiottì nelle sue onde. Attorno, pesci, polipi, cetacei… e il piccolo nufraga con la pagella in mano: “Sono Io!”.
Alcuni potenti costruiscono muri, altri chiudono i porti. Papa Francesco ammonisce che la migrazione è un arricchimento umano. I suoi nonni furono migranti dall’Italia all’Argentina. Un migrante giapponese a Milano ha aperto due ristoranti dove offre la refezione delle sue isole. I milanesi accorrono e fanno fila per gustare una portata di sushi o di yakitori o di tempura. Grazie ai due ristoranti di Shiro (è il nome d’arte del ristoratore giapponese), Milano è più allegra. Nel dicembre scorso il governo giapponese ha rilasciato a Shiro la medaglia di riconoscimento come il giapponese che nel 2018 ha fatto amare di più il Giappone all’Europa. Nel 2009 Shiro ha chiesto a me, cappellano per i giapponesi, la grazia del battesimo cristiano. Cristiano, il suo stile giapponese è rimasto intatto.
Nella città di Milano e anche altrove circolano molti questuanti. Forse due terzi sono non italiani, un terzo italiani. Non tutti chiedono per superare un’urgenza temporanea e ritrovare un proprio lavoro dignitoso. Piuttosto chiedono proprio per non dover cercare un proprio lavoro. Spesso lo si comprende dall’atteggiamento con cui chiedono. Discernere se si deve dare o non dare, se dare un euro o rivolgere una domanda che fa riflettere, è difficile e ci mette alla prova. Ma è un dovere di coscienza e di dignità umana. Se il piccolo naufraga si fosse salvato e ora fosse proprio lui a stendermi la mano, e io, convinto che tutti sono sfaccendati, gli voltassi la schiena, quanto sarei disumano! Lui tirerebbe fuori la sua pagella per farmela vedere, ma io sarei già voltato da un’altra parte. Verso quale parte? Verso la disumana faciloneria di sentenziare che tutti sono uguali, e così io non ho da fare la fatica di discernere. Oppure, se lo posso, scegliere di dare un euro a tutti in modo uguale per togliermi dall’impaccio. Oppure, se sono uno dei potenti, dire che gli scafisti sono criminali e quindi l’immigrazione va combattuta, anche i migranti. Criminali! Anche il piccolo naufrago!
Restare umani è la sfida più ardua di noi esseri umani.
Luciano
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