Questa mattina, 8 marzo seconda domenica di quaresima, ho celebrato l’eucaristia in comunione con l’arcivescovo che celebrava nella basilica romana di Agliate. Sentivo, anche fisicamente, che in contemporanea eravamo lì, migliaia e migliaia di sorelle e fratelli nella fede, attorno all’altare di pietra abbracciato dalla concava abside di argilla. Dal grigio intonaco il trapelare dello stralcio di un affresco medioevale dai colori impalliditi dal tempo: la madre e il bambino. Sentivo presente anche Rosanna, che riposa a qualche decina di metri. Terminato il rito 10 minuti prima di mezzogiorno, riposi l’alba e i vasi sacri, quindi presi la campanella che apre e chiude lo Zazen e mi portai sul davanzale. Giù, in piedi sul marciapiede davanti al portone della Pelota, dirimpetto al davanzale da cui intendevo suonare la campanella, stava un uomo giovane che mi sembrava intento a vedere che cosa io avessi intenzione di fare.
“A mezzogiorno suoneranno le campane, perché così ha deciso l’arcivescovo, per tenerci su di morale”, gli dissi.
“Lo so e sono qui anch’io ad aspettare”.
“Abiti qui vicino?”.
“No, vengo da fuori, ma alle 12:30 andrò a predere mia figlia che è qui a Milano”.
“Io sono prete e ho appena finito di celebrre la messa in comunione con l’arcivescovo. Oggi non ci sono celebrazioni pubbliche, ma tutti sono stati invitati ad unirsi all’arcivescovo, stando in casa”.
“Lo so. Anch’io mi sono unito. Nella lettera che hai mandato ho letto che oggi avresti celebrato alle 11,00, da solo. Io ho partecipato da qui guardando la finestra, supponendo che era lì che celebravi, aspettando quando avresti aperto e suonato la campanella”.
“Ma perché non hai citofonato, con la distanza raccomandata potevamo pregare assieme”.
“Ma hai scritto che avresti detto la messa da solo e non me la sono sentita di disturbare”.
“Posso conoscere il tuo nome?”.
“Sono D. S.”. Ci siamo conosciuti al confessionale in Duomo”.
“Se hai 10 minuti, sali. Facciamo un breve Zazen e una preghiera assieme”.
Dieci minuti di Zazen e la preghiera. Prima di lasciarci:
“Mi permetti di raccontare questo nostro incontro agli amici? I primi due messaggi che questa mattina ho letto, aprendo il computer, erano la richiesta di continuare a mandare lettere, perché in questi giorni l’impossibilità di trovarsi assieme a meditare, ad ascoltare, a pregare… mette adosso tristezza”.
“Certamente. Da qui in poi vorrei venire anch’io, almeno una volta la settimana a fare lo Zazen e ascoltare il Vangelo. La mia professione è la consulenza e la formazione sulla sicurezza del lavoro. Ne ho bisogno!”.
Certi momenti di profonda commozione non sno dati senza sostare sull’orlo dell’impotenza. L’idea, che maggiormente aveva intrattenuto la mia mente durante le settimane precedenti, fu quella di trovare un casolare – eremo sull’Appennino di Bobbio. Lì, San Colombano, venuto dall’Irlanda, ha fondato il monastero da cui nei secoli seguenti partirono centinaia di monaci a bonificare ed evangelizzare il Nord Europa. Chissà quale vigore mi verrà dal praticare lo Zazen ed ascoltare il Vangelo in un casolare tra boschi e prati nella Valle dei santi monaci!
Domenica mattina: su un marciapiede della Milano spogliata della sua policroma vivacità da un invisibiile virus, un uomo sosta partecipando alla messa celebrata da un sacerdote, senza poter vedere nulla.
“L’ho letto nella lettera che hai mandato e sono venuto…!”.
“Ma perché non hai citofonato, con la distanza raccomandata potevamo pregare assieme”.
“Ma hai scritto che avresti detto la messa da solo e non me la sono sentita di disturbare”.
Anche il marciapiede di una metropoli è un eremo se un uomo si ferma e comunica con il cuore di Dio, pur non vedendo niente.
L’eremo tra boschi verdi e prati fioriti, l’eremo del marciapiedi di una metropoli messa in quarantena da un invisibile virus! Lo stesso eremo!
Salendo sul monte (Mt 5,1) e scendendo a valle (Lc 6,17): le stesse beatitudini!
Un GRAZIE sincero agli operatori santitari, alle Forze dell’ordine, a chi deve prendere decisioni politiche difficili e impopolari, a tutti coloro che nell’impotenza hanno custodito nel loro cuore un eremo vuoto e libero per le inaspettate evenienze!
Sull’orlo dell’impotenza, il sentore della libertà!
p.Luciano
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