Milano, 6 marzo 2020
Oggi, un coinquilino mi ha invitato a conoscere un suo amico che gli aveva fatto visita. L’amico è lo scultore Pietro Coletta, già discepolo di Marino Marini e professore a Brera. Il discorso si animò subito quando gli chiesi se avesse conosciuto lo scultore giapponese Kenjirō Azuma, pure discepolo di Marini e professore a Brera. Mi disse la grande ammirazione avuta verso Azuma, aggiungendo di aver più volte conversato con lui sulla vocazione degli scultori e degli artisti in genere. “Questa è la via della relazione mistica con il cosmo, senza frapporvi Dio!”. Ridico l’affermazione di Coletta come è rimasta nella mia memoria. Forse una qualche variante lessicale, ma sono certo di aver fedelmente ridetto il suo pensiero. “Dio è il divino abbraccio vivificante del cosmo”, aveva aggiunto. Se Dio resta fuori, altro, Dio e lo scultore si fanno ombra l’un l’altro. Azuma e Coletta: due mistici scultori e formatori di giovani alla via mistica della scultura! Mistici atei!
Cappellano della comunità giapponese avevo incontrato più volte Azuma e ogni volta mi confidava il suo tormento: “Non riesco a credere in Dio”. A monte lo tormentava il rimorso di non aver dato la vita per l’imperatore che l’aveva chiamato alle armi per la patria. Così lui stesso confessò in un discorso sulla mistica dell’arte giapponese che tenne nella chiesa della cappellania giapponese dietro il Duomo. Aveva atteso il suo turno per partire come kamikaze, ma il proclama di arresa dell’imperatore lo precedette. Rimase a terra, sul suolo per cui non aveva dato la vita. Quando lo tsunami, nel 2011, distrusse migliaia di vite umane e devastò l’amena natura di Fukushima e di Iwate, mi recai da Azuma per chiedergli di delineare col pennello su una grande lastra l’ideogramma che augura la pace ai defunti, il rispettivo del Requiem latino. Il grande ideogramma 安 (Requiem) fu esposto davanti all’altare del Duomo nella messa di suffragio per le vittime dello tsunami, voluta dall’arcivescovo Tettamanzi. Conservo tuttora quell’ideogramma che augura la pace eterna. Una croce e altre opere di Azuma sono esposte nei Musei Vaticani, in una rientranza a lui dedicata, a una ventina di metri da uno degli ingressi alla Cappella Sistina.
In questi mesi ho letto vari libri scritti da religiosi atei. Quando terminai la lettura – vorrei dire piuttosto la meditazione – di “La notte del Getsemani” di Massimo Recalcati, sentii il bisogno di telefonargli il mio Grazie. Gli chiesi anche se potevo fargli visita. “L’aspetto volentieri, ma le dico subito che io sono ateo!”. Rimasi come ferito. Eppure quell’opera, come pure la croce di Azuma, e anche l’inno “Costruire il futuro” di Coletta ascoltato da youtube, penetrano la mia esperienza esistenziale, commovendola.
Ieri nella chiesa di San Babila ho sperimentato un’ennesima volta l’impotenza di me prete. Una donna agitata chiedeva un alloggio, un lavoro e una somma di denaro. “Se non mi aiuti, tu mi costringi a passare la notte sul marciapiede!”. “Signora, ci sono i centri d’ascolto, c’è l’ACLI, c’è la CIGL! Io sono qui soltanto per la guida spirituale”. Sconfitta dalle mie parole si allontanò per ritornare altre due volte. La mia proclamata impossibilità di aiutarla ebbe la meglio e la signora non tornò più. Eppure mi sentivo sconfitto. Dall’ambone leggo con solennità: “… a chi ti chiede… non voltare le spalle” (Mt 5,43). Quante maschere debbo mettermi per continuare a fare il prete! Ma c’è un modo per vivere la vita senza dover attraversare l’esperienza della propria impotenza? Chi osserva perfettamente le regole religiose, oppure quelle civili, oppure tutte le sfumature della cerimnia del tè, … è veramente perfetto? Oppure è essere in posa di essere perfetto?
Un microscopico virus, all’improvviso, ci ha fatti sentire tutti impotenti. Progresso, armi nucleari, boom economico… Anche la fonte dei miracoli a Lourdes è stata recintata. Ma non è proprio questo il momento in cui i santi dovrebbero fare i miracoli? Ma perché?
L’arcivescovo Mario ci esorta così:
“Un primo pensiero è per coloro che sono malati, ricoverati o in quarantena e il personale sanitario, molto provato in questo periodo. … Quindi l’esortazione a vivere questa abbondanza di tempo libero, grande tentazione e grande opportunità, in modo proficuo, dedicando tempo alla preghiera, ad una visita personale in chiesa pregando “per me, per voi, per la vostra famiglia, per questa società.” Ai ragazzi l’invito a rendersi disponibili “c’è una gioia nel rendersi utili, usate bene il tempo”, cercate di studiare, imparate a cucinare…
Infine l’invito a comunicare la gioia, a suonare le campane Domenica a mezzogiorno, a chiamare un amico per dire “buona Domenica”!
Nell’aula Vangelo e Zen celebrerò anch’io l’eucaristia in comunione con l’arcivescovo e tutti coloro che partecipano nelle loro case. A mezzogiorno aprirò la finestra e suonerò il campanello con cui iniziamo lo Zazen.
p.Luciano
Avviso: la settimana prossima sono cancellati tutti gli incontri di gruppo. A parte i pomeriggi di lunedì, martedì, mercoledì in cui sarò nella basilica di San Babila (16:00-18:00) genralmente sarò in sede. Chi dovesse passare, mi fa piacere bere insieme un tè. Circa l’appuntamento del corso di Ildegarda programmato per 21 marzo la speranza è che si possa tenere. In caso permanga un qualche dubbio, all’inizio della settimana sarà chiesto via email l’intenzione degli iscritti, in modo da essere sicuri ed evitare un incontro con poche presenze.
A tutti i migliori auguri. p. Luciano