oltre il bene e il male
Dal 2 giugno 1946, la nostra Italia è una repubblica. A compiere quella scelta tramite voto referendario, non furono solo i nostri padri e nonni, ma anche le nostre madri e nonne alle quali, per la prima volta nella storia, non fu negato l’originario diritto di partecipare a una scelta politica. Ed è probabile che il loro apporto sia stato decisivo. Un filologo farebbe notare che il genere di repubblica è femminile, mentre quello di regno è maschile.
Un piccolo gruzzolo di italiani, già mille anni prima aveva dichiarato repubblica la propria città e le frazioni sparse sul Monte Titano. Sui tre picchi del monte eressero tre torri ad ammonire i principi del circondario di tenere giù le mani e le armi dalla libera Repubblica di San Marino. Un inchino al monaco San Marino e ai suoi concittadini.
Oggi, 2 giugno 2020, la festa della Repubblica è celebrata con tono minore, perché un invisibile nemico ci obbliga a tenere le distanze dalle persone che amiamo e dalle bellezze naturali che ci circondano. La Res Publica è frazionata, scompartita. Da domani le barriere regionali saranno tolte, eppure l’atmosfera dice che altre barriere possono rimanere.
In questi giorni gruppi di italiani dimostreranno contro altri gruppi di italiani. Eppure siamo tutti superstiti grazie al fatto che alcuni italiani e italiane hanno offerto la propria vita per salvare quella di tutti noi. Che senso ha lo schierarci in due posizioni opposte, mentre i verissimi problemi, di cui il covid è uno solo e non il maggiore, intaccano la vita umana che è l’unica vita umana che tutti abbiamo ricevuto in dono e che tutti dovremo restituire dicendo: Grazie?
Eppure, tutti concordiamo che la dialettica del pensiero è l’impulso del cammino storico. Tutti concordiamo che l’immobilismo in cui tutto si siede sotto l’egida di un solo pensiero è asfissiante. Questo in tutti gli ambiti: politico, culturale, economico, religioso, agrario. Gesù fu messo a morte perché aveva spaccato la monade divina del Dio unico assoluto, dichiarando che anche il Figlio è Dio. Sulla croce l’atto della dialettica divina più radicale: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, e subito dopo: “Nelle tue mani affido il mio Spirito”.
Nella mia vita di cristiano sono sempre anch’io nella morsa della dialettica, chiedendomi che cosa sono. Sono mortale o sono immortale? Ho fatto la scelta giusta, oppure invece quella sbagliata? E’ più genuino il silenzio dello Zazen o il corpo dato e il sangue versato dell’Eucaristia? E quando vado a votare: è meglio scegliere la destra o la sinistra?
“Chi è senza peccato lanci la prima pietra”, disse mentre scriveva sulla sabbia. Che cosa avrà mai scritto? Scrisse sulla sabbia gli assoluti a cui gli esseri umani ricorrono per giustificare il loro diritto di lapidare l’altro.
Non c’è via di salvezza rimanendo nella morsa del dualismo che contrappone il bene e il male in scompartimenti opposti, anche qualora ci premunissimo di chiamare uno scompartimento maggioranza e l’altro minoranza. Nella morsa del dualismo la religione rimane morale, la quale, approfittando del titolo di religione, si trasforma subito in moralismo.
All’ultima cena Gesù ribadì: “Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito” (Gv 16,7). La sequela di Cristo senza lasciare che Cristo ritorni al Padre diventa Cristianesimo, una religiosa morsa tra la divina potenza del Padre e la divina logica riparatrice del Logos, il Figlio. La via conduce oltre, oltre il rapporto con Dio chiamandolo assoluto, oltre il rapporto con Cristo chiamandolo redentore. La via del Vangelo non
è solo la salvezza come creati, Fosse così, basterebbe adorare il Creatore. Né è solo la salvezza come redenti. Fosse così, basterebbe confessarsi e fare la comunione. Ma è essere vita nuova nello Spirito. E’ essere liberi.
Alla dialettica umana che ha costituito la Res Publica manca l’oltre delle posizioni, manca il superamento del bipartitismo. Manca lo Spirito. Manca la fede e si rimane bloccati sui crinali opposti. Manca la libertà.
Dal telegiornale ascolto che il fratello di George Floyd persuade la folla a non protestare, contro la violenza perpetrata su suo fratello, con altri atti di violenza. Altrimenti si rimarrebbe bloccati sui crinali opposti. Vedo anche alcuni poliziotti americani in ginocchio davanti ai dimostranti.
Lo Spirito soffia e purifica l’aria. Lasciamoci purificare e rinnovare. Non prendiamo paura della libertà. Al punto da lasciare il ramo su cui stavamo sicuri e buttarci nel vuoto.
Di questo vuoto anch’io prete non ho alcuna spiegazione, perché è vuoto anche per me. Lo chiamo Spirito Santo, ma Lui avvertì: “… ma non sai da dove viene né dove va..”.
p. Luciano
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