Giovedì 26 novembre
il momento dello Zazen
prima dello Zazen
Di notte, nel silenzio della capanna, suono l’arpa che non ha corde.
La sua melodia sale al cielo col vento la sua musica si unisce a quella del torrente; risuona nell’intera vallata, mormora nelle foreste e nelle montagne. Se uno non chiude gli orecchi, non può udire questa musica silenziosa. da “Poesie di Ryŏkan” (La vita felice)
L’esercito invasore giapponese era stato sconfitto e i soldati superstiti in ritirata. Uno di loro decise di rimanere per seppellire le salme dei compagni caduti. Vestì l’abito monacale e girò da valle in valle. Tra una sepoltura e l’altra il suono dell’arpa. (Dal film “L’arpa birmana”).
mi seggo in Zazen… nel concerto dell’arpa che non ha corde
Il momento dell’ascolto del Vangelo (Mc 4, 21 – 22)
“A me, Tommaso, questo Vangelo ricorda l’importanza di prendersi cura del nostro linguaggio”
Ascolto il Vangelo leggendolo a chiara voce.
Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».
“Parola” nella lingua giapponese è 『言葉– kotoba』: ossia la foglia – 葉che esce dalla bocca – 言. La parola è una foglia, una fragile foglia ma che dice la natura dell’albero, quindi del cuore. Il cuore umano è agitato dagli umori e le parole come foglie si colorano e si scolorano continuamente.
Quante volte nella vita abbiamo detto la stessa parola, ma sempre con vibrazioni differenti, a volte impulsive, altre volte delicate. Quante volte abbiamo detto il proprio nome e quello della persona che vive con noi! Ma abbiamo detto veramente il proprio e il suo nome? Il suono di quel nome, il mio e il suo, dopo averlo detto, si dilegua come la foglia al vento. Come il suono tace, ascoltiamo la scia di silenzio che ha lasciato dietro di sé. I cachi maturano dolci sui rami spogli dopo che le foglie sono cadute.
la preghiera
dal cuore buono la lode, dal cuore in tempesta la bestemmia… ma dal cuore che non batte nessuna preghiera né bestemmia.
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