Una bella notizia annunciata dai telegiornali di questi giorni è che nella pausa imposta dal covid molti hanno scoperto il potente conforto della lettura. Fu anche la mia scoperta.
Una lettura che mi sta dando particolare emozione e conforto è quella della “Storia del Cristianesimo” di Ernesto Bonaiuti (Editore Luni). Si tratta di tre volumi voluminosi, ciascuno di oltre 500 pagine, regalo da parte dell’editore che ha curato la pubblicazione di “I 99 dubbi della mia fede” di Endo Shusaku. Ho terminato la lettura del primo volume, dal sottotitolo “Evo antico”, ossia dalle origini apostoliche fino all’anno 600. Da alcuni giorni ho iniziato il secondo, dal sottotitolo “Evo medio”, ossia il Medio Evo fino alla scoperta dell’America.
La lettura, scoperta nei momenti duri della vita, conduce a scoprire il nocciolo vitale che sta custodito dentro il duro guscio della vita. Quindi, a gustarne il sapore e il vigore. I periodi difficili della vita sono l’occasione giusta per cimentarsi in una qualche iniziativa che l’abituale buon senso dei tempi tranquilli ci ha sempre sconsigliato di prendere in considerazione. Insomma, una iniziativa un po’ matta che rompa il clima di rassegnazione. Per me la lettura della storia della Chiesa scritta da un sacerdote a cui il papa d’allora aveva vietato di dire messa fu una idea che può sembrare un po’ matta. Eppure ne sto attingendo vero conforto.
Ernesto Bonaiuti (Roma 1881 – 1946), “è stato un presbitero, storico, antifascista, teologo, accademico italiano, studioso di storia del cristianesimo e di filosofia religiosa, fra i principali esponenti del modernismo italiano. Scomunicato e dimesso dallo stato clericale dalla Chiesa cattolica per aver preso le difese del movimento modernista, fu prima esonerato dalle attività didattiche, in base ai Patti Lateranensi tra Chiesa e Regno d’Italia, e poi privato della cattedra universitaria per essersi rifiutato, con pochi altri docenti (appena dodici), di giurare fedeltà al regime” (Wikipedia).
Ernesto Bonaiuti fu dotato di una mente ampia e profondamente sensibile ai cambiamenti in atto nello scorrere delle epoche, ma si trovò a vivere in un ambiente ecclesiale di dimensioni meno ampie, anzi ristrette, in cui si riteneva vero ciò che non cambia al cambiare delle epoche, non solo nel profondo contenuto, ma anche nelle forme. Era l’epoca in cui la liturgia era in latino. Iniziando la lettura dell’opera di un sacerdote famoso che dal papa del suo tempo fu privato delle funzioni più amate da ogni sacerdote, ossia le celebrazioni dell’eucaristia e del sacramento del perdono, nella mia consuetudinaria presunzione davo per scontato di imbattermi in giudizi dal sapore acre verso la chiesa nei tanti passaggi della storia in cui essa, la chiesa, non fu all’altezza del momento. Invece la lettura della “Storia del Cristianesimo” di Ernesto Bonaiuti mi ha dato la possibilità di conoscere l’umanità di un confratello nel sacerdozio, la quale umanità rimase limpida, forte, mite, ampia, attiva, obiettiva, equilibrata nonostante l’autorità superiore lo avesse rimosso dall’esercizio della sua vocazione.
La storia del Cristianesimo, fin dall’inizio, fu sempre attraversata da tendenze contrapposte. “Venga il tuo regno” tutti i cristiani pregano. Ma il regno di Dio avviene attraverso la fuga dal mondo? Oppure avviene attraverso la trasformazione del mondo? Sono le due tendenze che anche oggi contrappongono i cristiani, anche nella chiesa cattolica. Il cristianesimo è nato su una croce eretta tra cielo e terra, su cui Dio e l’uomo sono morti insieme e risorti insieme. Il cammino cristiano è, nella sua essenza, crocevia. Ernesto Bonaiuti accompagna la chiesa ad ogni crocevia della sua storia: ne coglie con occhio limpido la tribolazione del momento, e legge negli avvenimenti la segreta opera dello Spirito. Con convinto rispetto parla del ruolo del vescovo di Roma che definisce ancora della comunione ecclesiale. Scriveva queste espressioni negli anni 1930-40, privato del ministero sacerdotale da parte del papa e dell’insegnamento universitario da
parte di Mussolini. Uno di dodici in tutta l’Italia, si era rifiutato di firmare la fedeltà al regime fascista. Nel 2012 ebbe il riconoscimento postumo di giusto tra le nazioni da parte dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme.
Alla chiusura evoco il racconto che mi ha fatto un giovane (dopo la confessione sacramentale alcuni amano raccontare al sacerdote momenti particolri della loro recente vita). “Mi sono fermato a parlare con un anziano che lungo la strada chiedeva l’elemosina. Si fermò pure un altro giovane e tutti e due gli abbiamo messo in mano un po’ di denaro. Dagli occhi dell’anziano mendicante scorrevano le lacrime. Quel volto mi accompagna sempre, anche mentre lavoro in ufficio, anche qui al confessionale”.
p. Luciano
Domenica 31 gennaio, secondo il calendario ambrosiano, è la festa della sacra Famiglia: quella di Nazareth ma insieme è la festa di tutte le famiglie. Anche a noi una goccia di letizia che Amelia dà a mamma Silvia, a papà Michele e a nonna Bruna Rossi, e che Susanna dà a mamma Valeria e a papà Marcello Ghilardi.