riflessioni sulla sessualità
“… il 51% dei ragazzi interpellati non si immagina genitore; tra questi il 31% stima che a 40 anni avrà un rapporto di coppia ma senza figli e un ulteriore 20% pensa che sarà single” (https://www.ladige.it/attualita/2021/03/16/la-maggioranza-dei-giovani-italiani-immagina-un-futuro-senza-figli-1.2865789).
Titoli simili apparsi sui giornali in questi giorni di pandemia sono tremende frecciate. Ferisce il dato del 51% dei ragazzi che non vogliono diventare genitori, ma forse ancor più il dato del 31% che riduce la sua vitalità sessuale a un solo rapporto di coppia a 40 anni. E’ come se un sacerdote riducesse la sua vocazione sacerdotale a una sola messa a metà della sua vita, tanto per ottenere il sostentamento del clero. Questo e le sollecitazioni di alcuni amici mi hanno convinto a scrivere su la vitalità sessuale e la vitalità umana, inscindibili fra loro. Qualcuno si autodefinisce dalla sua sessualità; ma è questa che è qualificata dalla sua umanità, dalla sua coscienza, e mi si permetta aggiungere: dalla visione di fede che nutre verso il vigore che permea la sua carne.
Ogni catalogazione data alla sessualità rimane sempre un incompiuto, proprio perché questa è viva e, sempre in cammino, non si lascia bloccare in un’unica asserzione. Le confidenze che tante persone hanno affidato a me come sacerdote, mi confermano nel ritenere che nulla è più idoneo per dire la sessualità che l’immagine del fuoco. La vita sociale senza il calore della sessualità sarebbe come la vita fisica senza il fuoco. Dal fuoco il calore, la conviviale compagnia del focolare, il sapore dei cibi; in una parola: il brio della vita. Eppure, proprio il fuoco richiede attenzione, controllo, moderazione. Solo un fuoco dipinto non necessità di tutto ciò; ma con il guaio che non scalda. So che non esiste sessualità che regali l’entusiasmo alla vita sociale senza richiedere in contraccambio attenzione, controllo, moderazione; e ciò in tutte le forme in cui si manifesti, come in qualsiasi condizione di vita che uno abbia scelto. La sessualità, come il fuoco, ci regala l’esultanza del vivere, ma contemporaneamente ci chiede responsabilità e non asservimento al proprio io. Il fuoco rinchiuso in uno spazio angusto distrugge.
La sessualità ci dice che il proprio io non ha pace se isolato nella sua cella egocentrica e individualistica. Invece ci fa esperire la potenza di attrarre l’altro e di esserne attratto, rivelandoci che il brio della vita è dato nella relazione e non nella chiusura solitaria. Evoco alcune frasi che a suo tempo scrissi in “Pensieri di vita ascoltando il creato” (pagg 171-74): “L’energia sessuale è intimamente religiosa: fa delle incompiutezze di ciascuno il richiamo a camminare verso l’altro e a donarsi reciprocamente… All’energia sessuale dobbiamo tante espressioni liriche e poetiche fiorite lungo la storia umana.. L’energia sessuale riverbera al soffio dello Spirito sulle fibre della carne. Queste, le fibre della carne, sono le corde del violino; lo Spirito è il violinista”.
La sessualità mette alla prova l’io di tutti noi e lo tempra a divenire coralità. Conduce l’io individualistico ad aprirsi all’altra persona sperimentando la coralità della vita. L’io che prima si esauriva nel dire il proprio pensiero, ora diviene l’io che dice il suo pensiero e ascolta quello dell’altro. Quanto prima era due colonne isolate, ora è l’arco di un ponte. Anche a chi si consacra elevando il voto di castità è richiesto che la sessualità che offre con il voto sia viva, umana, nobile. In madre Teresa divenne sorriso infinito sulle infinite sofferenze dei poveri di Calcutta. “Si consacra bene chi si sposerebbe bene”, affermava il direttore spirituale a noi seminaristi.
Giunge il giorno in cui ciò che vive conosce il sacrificio, il sacrificio che si radica proprio nel cuore della vita che gli dona di vivere. Il ciliegio vivo esplode in una fioritura di delicati petali e quindi, i delicati petali, li ritorna a marcire nella terra a nutrire altre forme di vita. I fiori che trattengono luccicanti i loro petali sono i fiori di plastica. La sessualità che ha guidato due io separati a ritrovarsi nel noi condiviso, si atrofizza se si blocca alla fioritura del noi condiviso. Giunge il giorno in cui ciò che prima era stato attrazione e innamoramento, ora perde il suo fascino
e non soddisfa più. Più si vorrebbe perpetrare lo stato di innamoramento e più la vita assieme si fa artificiosa e anche forzata. E’ questo il momento più fecondo, ma anche il più rischioso. La vita chiede un passo avanti, ma la tentazione a fare invece un passo indietro può bloccare. La prova del non sentire più l’attrazione di prima giunge per tutti. La grande insidia è quella di ritenere questi momenti di stallo come un fallimento in cui gli anni di già cammino esuberante vanno in fumo. Da qui oltre, la sessualità o degrada in violenza, oppure assurge ad esperienza mistica. I petali, già delicati, appassiscono, quindi cadono e, umile tra foglioline, s’affaccia il verde boccio di un frutto. Anche l’essere umano, quando intravede nel vuoto di ciò che non è più lo sbocciare del nuovo che non è ancora, attraverso il suo credere ciò che ancora non vede, accede all’esperienza della qualità più santa della vita e della vitalità sessuale: la gratuità di cui il sacrificio vissuto è il sigillo a fuoco sulla carne viva. La gratuità costa il sacrificio del distacco e dell’offerta.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 8). Credo che ogni vivente sia chiamato a sperimentare la maturazione della sua sessualità da fascino di attrazione tra due esseri umani, alla gratuità evangelica attraverso il sacrificio del distacco da ciò che ho tra le mani e la fede in ciò che non possiede ancora. Così scorre il ruscello, sempre accogliendo, sempre dando, mai trattenendo. Scorrendo nei suoi giorni, il cosiddetto istinto sessuale matura in dedizione paterna e materna. Ecco l’incanto di giovani genitori circondati dai propri bambini! Ecco la scena di anziani che si fanno compagnia stringendosi le mani rugose, e poi congiungendole nella preghiera del rosario. Ecco la suora dalla faccia sorridente ricamata da profonde rughe, che lava il corpo di chi muore dimenticato sul ciglio delle strade di Calcutta.
Ultimamente si parla spesso di omosessualità. Questa è come un fuoco laser che si attorciglia su di sé. Grandi artisti che si riconobbero tali, dalla stagionatura della loro sessualità produssero opere mirabili. Chi con più commozione di Michelangelo ha scolpito la materna nobiltà di una donna che erge tra le braccia il figlio schiodato dalla croce? Quando la sessualità umana, così dotata di piacere e di fascino, non si ritrae incontrando sul suo sentiero il sacrificio, allora il primordiale piacere-fascino matura in mistica gioia spirituale. p. Luciano
Paolo Gorlini, il giovane che ha sollevato il sottoscritto caduto sul binario della metropolitana, e la sua sposa Elena hanno sorriso allo sbocciare di un fiore in questi tribolati giorni.
Alice, Benvenuta!
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