La stella del mattino – cammino religioso Vangelo e Zen
Milano 5 luglio 2022
La pausa per contagio covid mi ha permesso di leggere tutto d’un fiato il libro: “Maria del villaggio delle formiche”, scoprendomi più volte con gli occhi inumiditi nel fremito della commozione. Luogo e periodo degli avvenimenti: la periferia di Tokyo negli anni che seguirono la catastrofe della seconda guerra mondiale. Autore: Paul Glynn, un australiano vissuto a lungo in Giappone.
Ringrazio l’Editore per avermi dato l’onore di apporre una breve prefazione. Periodo oscurantissimo quello trattato in questo libro, forse unico nella storia giapponese. La guerra aveva decimato le famiglie e distrutto le abitazioni. Una folla di diseredati pullulava nelle periferie delle città. La difficile situazione, congiunta all’umiliazione per la sconfitta militare, convinse molti a togliersi la vita. Nel buio fitto di quella notte di anni, ecco il fulgore della testimonianza umana narrata in questo libro.
Protagonisti di questo libro sono tre adulti, una giovane, e uno stuolo di bambini. Attorno a loro, molti altri attori.
All’inizio della storia sta il primo protagonista adulto, un uomo membro della Yakuza, la mafia giapponese. Vedendo l’ondata di gente senza casa né cibo, mettendo in atto la prepotenza che gli apparteneva come membro della Yakuza, occupò un parco pubblico della periferia Nord-Est di Tokyo, nella zona che ad oggi è attraversata dalla super-strada che conduce da Tokyo all’aeroporto di Narita. Raccogliendo le travi ed altro tra ii detriti delle case distrutte, diede mano alla costruzione di capanne in cui accogliere i diseredati che dormivano all’agghiaccio. Nacque il villaggio che poi sarà chiamato: “Villaggio delle formiche”.
Il secondo protagonista adulto fu un rivoltoso comunista ed efferato anticlericale verso qualunque istituzione religiosa. Il suo nome: Matsui Tooru. Filosofo e giornalista, alla notizia del parco occupato accorse per farne oggetto dei suoi infuocati articoli. L’uomo della Yakuza gli chiese di restare, volendo garantirsi un valido difensore contro le continue ingiunzioni di di- smantellamento che arrivavano dal governatorato della città.
Il terzo adulto protagonista: un frate francescano di origine polacca che aveva raggiunto il Giappone al seguito di padre Kolbe, anno 1930. Prima della conversione, Zeno – questo è il suonome – aveva condotto una vita randagia nell’attuale Bielorussia: indole randagia che, unta coll’olio balsamico della fede, conservò tutta la vita. Nell’immediato dopo-guerra percorreva il Giappone in lungo e in largo, fermandosi dove gruppi di diseredati stavano rannicchiati sotto i ponti o nei pressi delle stazioni. Immediatamente si metteva a bussare ai negozi e alle case private reclamando cibo e vestiti per tali persone. Saliva sui mezzi pubblici senza biglietto, conservando i pochi soldi raccolti per sfamare qualche bambino. Zeno divenne un caso nazionale, finché il governo nazionale gli riconobbe il diritto di usare i mezzi pubblici gratuitamente. Giunto al Villaggio delle formiche, si intese perfettamente con il protagonista membro della Yakuza e il filosofo rivoltoso, comunista e anticlericale. Zeno mitigava la su irruenza attraverso la devozione a Maria: a chi gli dava qualcosa per i diseredati porgeva un’immagine della Madonna con sul retro una preghiera. Questo strano frate polacco ideò qualcosa a cui nessuno ancora aveva mai pensato. Ottenne dal sindaco della città di Fukuyama una intera collina su cui accogliere i ragazzi orfani e con handicap. Rgazzi e vari animali dall’indole giocosa si rincorrevano sui prati verdi. Zeno chiamò la collina Il pascolo dei ragazzi. Tutto il Giappone ammirò l’iniziativa.
Il quarto protagonista fu una giovane studentessa universitaria, il cui padre fu rettore di una università di Tokyo. Il suo nome: Kitahara Satoko, che nel mondo sarà conosciuta come “Maria del villaggio delle formiche”. Anche lei aveva il suo punto forte da competere alla pari con i tre protagonisti suddetti. Era una tenace perfezionista e, contemporaneamente, nei comportamenti aveva un tatto delicatissimo. Non godeva di buona salute e la tubercolosi se la portò via a 29 anni. La sua testimonianza è il gioiello di questo libro. Per pudore non aggiungo altro e lascio alla lettura diretta del libro.
Una parola sullo stuolo dei ragazzi del Villaggio delle formiche, il quinto protagonista. Cresciuti senza casa né affetto né scolarizzazione, dai più erano evitati e disprezzati. Questi monelli, alcuni anni dopo, si costituirono in gruppo di volontariato per per soccorrere i tanti amici abbandonati come loro, ma non raccolti da nessuno. La notizia commosse il governatore di Tokyo, che……; ma il seguito ve lo lascio leggere direttamente nel libro.
Una giovane provata dalla tubercolosi ha potuto trasformare una squadra di ragazzi incupiti e scalmanati in un gruppo di volontari per gli amici che non hanno nessuno. Il segreto della sua potenza: la fede in Dio tradotta nella fiducia in quei ragazzi. A conforto della giovane maestra di quegli scalmanati, una tenera devozione alla Madonna.
Il libro è attualissimo. In questi giorni in Italia si discute sullo Ius Scholae. “Sono pericolosi, sono futuri spacciatori…!”. Così a suo tempo si schiamazzava a Tokyo verso i ragazzi del villaggio delle formiche. Così si schiamazza oggi qui in Italia. La madre terra, ossia questa penisola italica, è madre di tutte le vite germogliate sul suo suolo e nutrite con i suoi frutti. Nelle aule delle scuole, nei cortili degli oratori, sui campi di calcio, ragazzi dagli occhi di tanti colori studiano, pregano, giocano assieme. Litigano pure, e fanno la pace. Che caldo oggi! L’insegnante e l’allenatore di calcio e il sacerdote dell’oratorio fanno la stessa domanda: “Che cosa desiderate di più in questo momento?”. I ragazzi in coro: “Il gelato!”.
Il gelato è nato in Italia e chi nasce in Italia ce l’ha nel DNA. Tutti hanno passato l’esame. Siamo tutti figli della terra dei gelati. Siamo italiani.
p. Luciano