Lun 27 Feb 2023 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Un tremendo terremoto ha stroncato l’anelito alla vita di migliaia di uomini e donne, di adulti e di bambini. L’ultimo atto vitale sotto le macerie: o un grido, o una preghiera, o una inspirazione soffocata a metà. Il vagito di una neonata fu udito dai soccorritori. Ancora legata al corpo della mamma tramite il cordone ombelicale, fu tratta in salvo; la sua mamma, il suo papà e i suoi fratelli chiusero gli occhi per sempre sotto i detriti. Un’altra mamma darà la sua mammella alla neonata da cui succhiare il nutriente latte. La vita estratta viva dalle macerie, e ancor più la vita stroncata sotto le macerie, ogni vita è un potenziale di nobiltà e di amore. Anche la notte più buia si dischiude nell’alba!

C’è una notte buia di altri detriti: quella dei social-network. Sotto questi detriti finiscono soffocati i rapporti umani, perché vi manca l’aria. Mancando il respiro, non avviene il metabolismo delle nozioni e queste, le nozioni non digerite né filtrate, avvelenano il sangue della crescita: minorenni che violentano minorenni indifesi, adulti che violentano altri adulti in posizione sociale debole. Ma anche qui, la notte più buia deve dischiudersi nell’alba! Il ministero sacerdotale mi pone all’ascolto delle gioie e delle afflizioni di fratelli e sorelle che vengono in chiesa a chiedere conforto, perdono, incoraggiamento. Vengono per respirare aria libera dal polverone di detriti sociali, dove la parole hanno il loro senso originario. Così è anche per me prete, quando sono io a recarmi al confessionale e lì i miei peccati li dico senza alzare la polvere di scuse attenuanti che oggi fan tutti così. Bisogna avere momenti in cui si respira aria non impolverata da detriti, per ritrovare il vigore di vivere.

Le chiese durante l’epidemia covid rimasero aperte, ma spesso vuote. Tuttora il numero dei partecipanti è ridotto al confronto del pre-covid, ma in particolare due categorie umane amano sostare in chiesa a pregare e a confidare le proprie gioie e afflizioni al sacerdote. Sono i cinquantenni e i ventenni, tra quest’ultimi soprattutto gli universitari. Molti cinquantenni sperimentano come un terremoto di varia magnitudo proprio all’interno della loro famiglia. Hanno creduto nella vita accogliendo i figlioli come un dono, li hanno educati con tanta cura nel proposito di trasmettere loro gli stessi principi sani, a loro volta ereditati dai propri genitori. Ma, ecco, i figli divenuti adulti non vanno più in chiesa, convivono e non si sposano ecc. ecc. Tra i due genitori si può elevare anche una divisoria che da sposi li riduce a fare gli eremiti in casa. Avere ricevuto la vocazione a condividere la vita ed ora improvvisarsi eremiti non può che rendere tutto frastagliato. I primi ad accorgersi che qualcosa non va sono i figli, quei figli che danno loro tanto pensiero.

A questi genitori cinquantenni il sacerdote ricorda che Gesù, pure lui abbandonato dai discepoli, non li ha bloccati e nemmeno inseguiti per ricondurli a casa. Aveva inseminato in loro la sua ferma convinzione che il regno di giustizia, di pace e di gioia nello spirito realmente s’avvera e, quindi, ha atteso che il seme germogliasse nel terreno della loro vita. “Diceva: Così è il regno di Dio, come un uomo che getta il seme nel terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo egli manda la falce perché è arrivata la mietitura” (Mc 4,26-30). Il vero apporto dei genitori ai figli maggiorenni è quello di conservare l’immutabile e serena fermezza della propria fede, speranza e amore nella vita. E, ovviamente, a non fare gli eremiti in casa, ma gli sposi che si amano di un amore come il “chicco pieno” della parabola. I figli comprendono i genitori non guardandoli nel volto, ma osservando la loro schiena, ossia come si comportano quando non s’accorgono di essere guardati.

Appunto: “dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce…” dice la parabola.

La propria famiglia è una porzione della grande famiglia umana e non può maturare alla giustizia, alla pace e alla gioia isolandosi dentro le mura della propria casa e dei propri interessi, perché la giustizia, la pace e la gioia nello spirito sono eni universali e crescono solo all’aperto dove circola aria. I genitori sono i sacerdoti che trasmettono ai figli l’etica umana nella stessa trasmissione della carne e del sangue nel concepimento e quindi ogni giorno condividendo l’agape della vita fatta di pene e di gioie. L’etica anzitutto scorre nel sangue che irrora di vigore il corpo umano, compresa la mente, ma non dalla mente al sangue bensì dal sangue alla mente. “Il terreno produce spontaneamente… dice la parabola.

Un giorno stavo anch’io in piedi, assiepato tra i passeggeri che gremivano la metropolitana. Un adolescente, pure lui in piedi, notò i miei capelli bianchi e con un gesto fece cenno al suo amico che era seduto a cedermi il posto. Accolsi il dono inaspettato e chiesi ai due amici che scuola frequentavano. “Sì, siamo del primo anno dello Scientifico… “. Il terreno del gesto spontaneo di un amico che invita l’amico a cedere il posto a un anziano sconosciuto non può essere che quello famigliare, più precisamente non può essere che il rispetto e l’amore vissuto reciprocamente dai suoi genitori, quando la mamma raccomanda ai figli di non fare rumore perché papà, tornato stanco dal lavoro, sta facendo un pisolino, oppure quando il papà fa lui i lavori che di solito faceva la mamma, perché lei è andata a prendere una nuova sorellina o un nuovo fratellino. L’etica che circola nel sangue s’apprende respirando l’aria di casa.

Alla prossima lettera alcune parole sull’altro gruppo umano che in questi tempi ama sostare in chiesa e dialogare con il sacerdote: i giovani.

p. Luciano


 

A chi fosse in ricerca di riflessioni solide per sostenere l’avventura della vita suggerisco la serie di face-book curata da Alessandro Pianelli, una caro amico marchigiano (papà di due stupende principesse). Ecco il link del primo messaggio che propongo è il discorso di Alan Watts su: “La religione di Gesù”.



Un altro caro particolare che metto in rilievo: il testo del messaggio fu tradotto (2009) dall’inglese in italiano per “La Stella del mattino” da Stefano Zezza che molti di noi ricordano con tanto affetto.


Dopo il ritiro Va ngelo e Zen a Viareggio (29 gennaio), un breve pellegrinaggo alla Torre pendente di Pisa, il fascino del pendere così familiare a una certa età!


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