Al termine di un anno tormentato da conflitti tra poteri sedicenti assoluti, accogliamo l’anno nuovo invocando riconciliazione e pace, pronti a compiere la propria parte affinché la pace invocata fiorisca e maturi in frutti saporiti.
All’incrudirsi senza sosta degli odi e dei conflitti, sorge impellente la domanda che cosa a monte abbia a pervertire la natura sorgiva dell’uomo. Canta il salmista: “Tu mi hai plasmato il cuore, mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, Signore: mi hai fatto come un prodigio” (Salmo 139, 13-14).
Prodigio della creazione, da dove l’odio e la brama del possesso?
A monte dell’odio e della brama del possesso sta la non scoperta, la non conoscenza, la non esperienza, la non ammirazione, il non affetto dell’uomo verso il prodigio della creazione che è se stesso.
I primi cristiani giapponesi (1551-1600) dovendo tradurre nella loro lingua il vocabolo amore, agape nel testo originale greco, così fondamentale nel Vangelo di Gesù, non adottarono il corrispondente giapponese di amore che è “ai”, sentimento di affetto di un soggetto verso un oggetto, ma ricorsero all’espressione:
大切に (taisetsu ni)
che significa: come porzione importante. Quindi intesero il comandamento evangelico dell’amore fraterno come: Siate l’un per l’altro come una porzione importante.
Il primo ideogramma, ossia大, significa “grande”, il secondo, ossia 切, significa “porzione – taglio”. Una porzione non è mai tutto, perché rispetta la libertà dell’altro, tuttavia gli è una porzione importante con cui si rapporta e si confronta intensamente. Grazie alla “porzione importante” che è l’altro per ogni se stesso, ognuno di noi rompe il guscio dell’autoreferenza individuale e si apre alla relazione con l’universo che lo circonda. L’individuo matura ad essere persona. Quanto vorremmo riversare la mistica pedagogia del 大切に (taisetsu ni) sugli schieramenti che si fanno guerra distruggendo e uccidendo! Israele come porzione importante per Gaza e viceversa! L’Ucraina come porzione importante per la Russia e viceversa! Ma non solo; anche l’Africa come porzione importante per l’Europa e viceversa!
Una considerazione particolare di questa lettera di fine e inizio anno scelgo riversarla su un ambito che coinvolge tutti noi, precisamente sul rapporto donna – uomo da cui nasce la comunione famigliare. Non ostante la mia vocazione mi abbia chiesto il libero e amato sacrificio della castità, oso esprimere alcune mie considerazioni su questo delicato ambito grazie alle tante e tante confidenze che uomini e donne hanno affidato a me sacerdote. A disorientare il cammino graduale di crescita del rapporto uomo – donna è la diffusa moda della convivenza. Mi preciso subito: chino il capo alle coppie di giovani che, pur non avendo proceduto alle ritualità tradizionali, decidono di vivere assieme e coronano la comunione di vita generando vita a cui dedicare il loro congiunto amore. Chinando il capo, aggiungo pure che due coppie di genitori divenuti ora “nonni” aspettano di poter condurre all’altare i loro figli con i figli dei loro figli, coronando il tutto con una gioiosa festa tra famiglie confluite nel legame della parentela. A me fu dato più volte di benedire gli anelli dei genitori portati a mamma e papà dai loro figli. E fu gioia grande! Il matrimonio è impegno della vita, prima che di ogni legislazione civile e religiosa! Gioia ulteriormente grande quando due giovani avanzano verso l’altare, mentre davanti a loro sta un cammino ancora tutto da esplorare, sostenuti soltanto dalla loro reciproca fede e reciproco amore. E’ come bere l’acqua sorgiva dalla roccia avendo come coppa per raccoglierla solo le proprie mani nude, e nient’altro. E’ più emozionante che bere l’acqua già a metà ruscello.
Molte volte la convivenza senza la decisione di donarsi l’un l’altro accogliendosi come reciproca porzione importante, non permette la vera conoscenza né di sé né dell’altro, perché il loro incontrarsi è misurato. L’un l’altro sono reciprocamente “porzione misurata”. Ciò può ridurre tutto il resto della vita a “porzioni misurate”. L’acqua sorgiva dalla roccia attinta con la nuda palma della mano è altra cosa!
E’ grandissima sofferenza il fenomeno della morte violenta di tante donne, tutte aventi la stessa dignità delle nostre madri e della madre di Gesù. Chi legge le opere di Ildegarda di Bingen rimane inondato da stupore come possa essere che un essere umano abbia potuto raggiungere una maturità così sublime. Ma la stessa sublime maturità è nascosta nella vita silenziosa di tante donne, anche della donna che ci ha portato nel grembo. La sposa è la porzione importante per lo sposo e lo sposo la porzione importante per la sposa. Quando quell’importanza tiene, anzi aumenta, in quella casa i figli respirano fiducia.
A volte la lontananza dello sposo da casa per motivi di lavoro e altre situazioni comportano alla sposa un eccedere nel fare la madre e l’educatrice dei figli, lasciando da parte il loro padre. Questo può diventare comportamento abituale. Allora l’uomo impegnato nel lavoro che si percepisce divenuto non importante nella conduzione famigliare, ne soffre anche intensamente, in silenzio. A volte anche il rapporto matrimoniale fra la sposa e lo sposo cessa, come un sacerdote che non dicesse più messa. Sarà una vecchiaia fredda sia per gli sposi, come per il sacerdote! L’equilibrio famigliare emana dal dono reciproco fra gli sposi, due porzioni umane reciprocamente importanti.
Termino evocando quanto mi disse un sacerdote giapponese. Le coppie cristiane, soprattutto quelle discendenti dai cristiani perseguitati dallo shogun (1600-1867 vedi film Silence), dopo aver messo a dormire i bambini, stendono sul tatami il futon (materassino) e inginocchiati l’uno verso l’altra, pregano una parte del rosario, quindi si abbracciano e, nel calore del reciproco amplesso, si affidano al sonno ristoratore.
Buon anno! 大切に! p. Luciano
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