lettera
Vangelo e Zen
Capodanno – Epifania 2009
Se noi ascoltiamo l’episodio dei Magi che dall’Oriente pellegrinarono a Betlemme ad adorare il bambino, con in mano il bisturi della scientificità storica, ci assalgono molti dubbi sulla sua autenticità. Ci diciamo: se è storico come mai un avvenimento che fece tanto scalpore, mettendo sotto sopra il re Erode e i sommi sacerdoti del tempio, rimase poi celato nella dimenticanza di tutti? Come avrebbe potuto quel bambino, un vero star da attirare i magi dell’Oriente, diventato grande rimanere sconosciuto ai suoi stessi compaesani di Nazaret, per cui quando incominciò a predicare in pubblico tutti si meravigliavano dicendo: “Donde gli vengono queste cose? … Non è costui il carpentiere?…” (Mc 6,2-3). Il re Erode è stato un personaggio storico, ben noto per le sue crudeltà, che aveva studiato a Roma insieme con il giovane Ottaviano, poi imperatore Augusto. Se il contorno è quello storico, il contenuto è astorico o parastorico; ha come protagonista non le vicende che gli uomini registrano, ma la Natura dentro cui l’uomo è infinitesimale creatura. Chi crede solo a ciò che tocca e vede, cataloga il racconto dei Magi come quella mitologia a cui egli declassa tutto ciò che è più grande e profondo dell’orizzonte dei suoi occhi.
Eppure è proprio la sua astoricità il valore di questo Vangelo; infatti, la realtà prima di consistere in dati storici ben definiti, come sono gli arti del corpo, ha come un ventre dove i fatti sono allo stato di potenzialità indefinita, dalle cui profondità nel tempo emergono nella forma storica. La mitologia è linguaggio adatto a descrive la potenzialità, che è madre non di un solo episodio storicamente definito, ma della catena degli episodi che avvengono, di cui una minima parte, intrecciandosi, costituisce la nostra storia. La Natura, la grande dimenticata dal Cristianesimo occidentale! Anzi, perfino la nemica temibile, per cui prelati tanto santi quanto ottusi come Roberto Bellarmino condannarono Galileo Galilei perché aveva osato sbirciare oltre i parametri della teologia ufficiale. Dopo quasi quattro secoli papa Benedetto ha cancellato quella condanna e ha riconosciuto che le verità scientifiche sono vere per il semplice fatto di essere reali; vere anche – soprattutto – per l’uomo che cerca Dio.
Eppure i salmi sono irrorati di meraviglia cosmica! La sfida che oggi attraversa la Chiesa cattolica e ancor più quella protestante è quella di battezzare la comprensione storica (storicizzata) del Cristo nell’immensità della Natura. Immersi e sperduti nella Natura, e poi vedere che cosa rimane dei nostri dogmi attorno al Cristo inteso come la persona di Gesù di Nazaret. La persona è l’unicità che esclude l’altro; la Natura è il seno che allatta tutte le esistenze. Secondo la persona, Gesù è altro da me; nella Natura Gesù e io siamo figli della stessa madre e fratelli di cammino. La persona privilegia la mente che con le sue idee discerne e separa; la Natura avvolge e scioglie i confini nell’unica corrente dell’essere: ama il silenzio.
Qualcuno interpreta che il pane e il vino dell’ultima cena siano transustanziati in Gesù; altri con semplicità comprendono alla lettera le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo….questo è il mio sangue…” (Mc 14,22-24): Gesù è diventato pane e vino che nutre, purifica, rallegra. Antonio Rosmini, tanto osteggiato da papa Pio IX e ora dichiarato beato, insegnò che Gesù morì alla sua persona storica e risorse in Eucaristia: ossia cibo e bevanda che nutre, purifica, rallegra. E’ il concetto restrittivo ed escludente di persona che vuole paralizzare il Vangelo. Non solo: paralizza la cultura odierna, profanando il vincolo naturale che abbraccia tutte le esistenze, brandendo la libertà individuale come diritto alla concorrenza sfrenata che prolifera i tanti poveri e i pochi straricchi. Anche il crack economico stava tenuto nascosto sotto gli intrighi virtuali delle persone, finché la Natura con una semplice scossa fece crollare il castello di carta. La virtualità è lo spadroneggiare della persona. Mentre la Natura piange nel cuore di una mamma africana che non può nutrire il frutto del suo grembo!
Quest’anno, leggiamo il Vangelo riposando nel tepore di madre Natura, succhiando a quella mammella noi e Gesù, un po’ per uno. Gesù ci sarà fratello, distinto sì da noi come persona, per ricordarci che siamo una cosa sola, come una vetta segnala l’immensità della catena montuosa di cui è parte. Al riguardo puoi leggere in “Delle onde e del mare” i capitoli “Dio natura” e “Dio persona”. Auguri!
Incontri
- La 3 giorni di Desio, benché privata della partecipazione di 5 amici per la neve che impedì la partenza da casa, fu molto “fraterna e santa”. Vi parteciparono, alcuni solo in parte, 20 persone. Nel silenzio il gracchiare dei corvi e a fine d’anno gli immancabili scoppi.
- 12 gennaio, lunedì: ritiro a Firenze (per informazioni Tel 333.7032255)