lettera
Vangelo e Zen
1 marzo 2009
Al primo sentore della primavera noi, baldanzosamente, vorremmo uscire in maniche corte. La natura, invece, ci fa attendere ancora tutto il mese di marzo prima di accontentarci con l’esplosione della vita. Ci dà un meriggio di caldo sole, e poi bruscamente di notte si rimette la coltre della brina. Gli sprovveduti si beccano subito il raffreddore. La Natura ci insegna che ogni cosa diviene vera se è attesa; se è attesa con tanto ardore che la cosa, quasi chiamata dalla nostra attesa, si muove e ci viene incontro. Così si forma un bambino nel seno della madre. Ai primi tepori primaverili, il calendario cristiano contempla il periodo detto quaresima, ossia quaranta giorni di purificazione e di solitudine, seguendo l’esempio di Gesù che, prima di dare inizio alla sua testimonianza pubblica, si ritirò nel deserto per quaranta giorni. Nel deserto, dice il Vangelo, i demoni lo tentavano e gli angeli lo servivano. In genere noi, istintivamente, ricerchiamo il deserto ove stare soli, quando qualcosa ci umilia o ci debilita; mentre, se le cose vanno a nostro favore, gustiamo la compagnia e il plauso degli altri. Attendere stando composti nel mezzo ci è difficoltoso.
Gesù, quando percepì arrivato il tempo di dare inizio alla sua missione e dopo aver ricevuto la benedizione del Padre al battesimo nel Giordano, si recò nel deserto per lasciarsi purificare e fortificare stando solo davanti alla missione che l’attendeva. Del resto, anche qualsiasi madre trascorre il mese prima del parto appartata nella solitudine della sua vocazione materna. La solitudine è l’utero del pensiero, dove il pensiero si plasma il suo corpo. Viviamo nell’epoca del precario, del volubile, dei comportamenti che sbottano all’improvviso e all’improvviso periscono. Agostino direbbe: l’anima non passeggia, non può passeggiare, perché le manca il tempo: “Il tempo è la distensione dell’anima” scrive. Senza la spaziosità del tempo, l’uomo precipita dall’euforia momentanea alla depressione. Così l’uomo non ama la solitudine, perché non ama il passeggiare della sua anima. Preferisce il recinto che protegge dalle paure. Allora, le istituzioni civili e religiose fatte di uomini così, non amano più passeggiare, ma piuttosto si bloccano nel fondamentalismo. Il loro unico movimento sono i colpi di scure.
Una bella espressione della Bibbia è “il deserto che rifiorisce”. A noi inconsueta, l’immagine è cara ai popoli limitrofi del deserto come la Palestina. Un deserto fiorito, quantitativamente è sempre poca cosa al confronto di un orto botanico. Eppure, la lunga attesa predispone l’uomo limitrofo del deserto alla grande festa per la fioritura di alcuni fiorellini su un cactus spinoso. Nella solitudine la vita si fa ardua, come un cactus tra le dune. Nella solitudine le tentazioni si svegliano. Sì, si svegliano, così è stato anche per Gesù. Se invece si vive nel frastuono, nell’ansia delle cose da fare, nel rincorrere sempre le cose con 10 minuti di ritardo, le tentazioni non hanno spiraglio per farsi sentire; non solo: la tentazione nemmeno può generarsi dentro la persona umana perché questa, stordita, non è se stessa, ma un artificio. La tentazione si genera da dentro il terreno umano, quando questo è autenticamente umano; ossia è spazio permeato della sensibilità agli opposti che costituiscono l’essere umano: di infinito e di finito, di bene e di male, di luce e di tenebra ecc. La tentazione è delle persone che cercano; Gesù, esperto di rapporto con la tentazione, ci ha insegnato a pregare non di evitare la tentazione, ma di non cadervi dentro.
La tentazione, il dubbio, perfino lo smarrimento sono passaggi dell’autentico viaggio dell’anima. Più è profonda è la fede e la convinzione, più il senso di vertigine prende. Gesù era deciso ad annunciare il Vangelo: quindi la tentazione antievangelica del fondamentalismo religioso, finanziario, culturale fu svegliata in lui proprio dalla sua decisione. Nell’assopimento dell’indecisione, anche la tentazione si assopisce. La tentazione è lo screzio tra il finito e l’infinito, il reale e l’ideale quando qualcosa di forte si agita nella persona umana, composta di finito e di infinito, di realtà e di idealità. “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4,1). Il rifiuto a lasciarsi condurre dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo è il peccato contro lo Spirito, di cui Gesù disse “la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata” (Mt 12,31). Perché è il peccato di non risvegliare l’anima alla passeggiata del tempo. Per proteggerla dalle tentazioni, la si addormenta nell’insignificanza.
Incontri
- 28 feb. sabato 9.00 – 12.00: ritiro a Desio con il gruppo di Monza, aperto a tutti. Sabato scorso hanno partecipato una ventina di amici italiani e 3 giapponesi.
Villa Vangelo e Zen Via Achille Grandi 41, Desio Tel 0362.300350/338.1011101
- 2 marzo lunedì ore 17.30 – 20.30 pratica dello zazen – riflessione sul Vangelo – Eucaristia
Casa dei Missionari Comboniani via S. Giovanni da Verdura 139 Padova Tel 329.3957378/347.8255616
Nessun tag per questo post.Il ritiro del sabato mattina è come la sosta in un’oasi di rigenerazione fisica e spirituale nel silenzio della natura e nell’aria vitale delle Scritture e dei mistici. Vieni anche tu….