Sab 14 Mar 2009 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

Vangelo secondo Giovanni 8, 31-59

15 marzo 2009

“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. E’ questo il primo versetto del Vangelo che oggi viene letto nelle chiese di rito ambrosiano. Gesù rivolse queste parole ad alcuni giudei che avevano creduto in lui; ma questi, che pur gli avevano creduto, reagirono con una interminabile discussione. In altre parole, non avevano gradito che Gesù abbia detto anche a loro che c’è sempre un ulteriore cammino da compiere, che c’è sempre da aprirsi di più alla verità, che c’è sempre da diventare più liberi. Per loro il dirsi credenti significava essere già discepoli, conoscere già la verità, essere già liberi. Sì, è difficile per un credente credere oltre ciò che crede! Nel Padre Nostro chiediamo il perdono, dopo aver chiesto il pane quotidiano, perché il perdono, come il pane, è quotidiano. Eppure, com’è difficile agli uomini di chiesa, e non solo a loro, riconoscere di aver bisogno del perdono e quindi chiederlo chinando il capo! L’appartenenza o i titoli possono essiccare la vena dell’acqua fresca dentro di noi e noi possiamo finire per fotocopiarci uguali tutta la vita, aridi. Non ci sarebbe di più gusto di Vangelo se anche il Papa, quando sbaglia, tutti potessero dire con semplicità che sbaglia e, fraternamente, aiutarlo a correggersi come noi lo siamo da lui? Chiedere perdono con semplicità è sommo magistero … Nel Vangelo il perdono è il legame che lega tutti insieme e fa di tutti il Cristo risorto.

“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli”!. Il vino fermenta buono e dolce resistendo nella botte. Una cosa morta giace inerte nel suo limite, ma una cosa vive resiste nel suo limite. La resistenza è la custodia di ciò che vive. Il discepolo resiste nel suo maestro, finché lo supera, come afferma Gesù: “Chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre”, disse (Gv 14,12-13). Oggi noi facciamo una fatica enorme a contenere il vino della propria essenza nella botte di una sequela fedele, di una pratica fedele. Perfino nel matrimonio ci è difficile “resistere” al punto che il mosto dell’innamoramento fermenti nel vino trasparente e dolce. Ci è difficile resistere finché la fatica fermenti in gioia e il rapporto fermenti in benevolenza, in cui anche i difetti generano affetto e delicatezza. Lo dico a me prete: Mi è difficile dimorare nella sua parola finché io fermenti a essere parola!

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, disse. Forse è una mia fantasia, ma mi piace interpretare l’etimologia di conoscere come “nascere con”. Conoscere è quindi nascere con la cosa che io conosco e la cosa nasce con il mio conoscerla. Nella Bibbia conoscere significa “concepire”. Giacchino da Fiore asserisce che la verità cammina con chi la ricerca e aggiunge che la Parola che Gesù dice di custodire non è il vocabolo scritto, ma l’interpretazione di chi la legge credendo, quando evacua il vocabolo e assorbe l’energia. La verità intesa come schema fisso ha portato incalcolabili sofferenze nel mondo. La fede è il gioco che lo Spirito di Dio mette in atto ributtando sempre oltre l’oggetto della meta che noi ci prefiggiamo e converte in principio ciò che noi abbiamo definito meta. Lo Spirito è appunto un potente soffio di vento.

“La verità vi farà liberi”, disse. Noi sbraitiamo ovunque la nostra libertà, ma non ci domandiamo se questa distilli dal nostro camminare, oppure se invece inaridisca il nostro camminare. Simon Weil afferma che l’uomo è libero quando la sua spontaneità coincide con la necessità. Come l’albero stende liberamente il suo ramo, piegandolo a sinistra, poi a destra, poi facendo un nodo. Obbedendo ai fenomeni atmosferici li trasforma in occasione della propria esistenza in forma bella. Chi, davanti alla morte, può riconoscere di essere stato il se stesso che il tutto gli ha chiesto di essere nell’armonia del tutto, quegli è stato libero. Nel Genjo Koan Doghen afferma: “lasciarsi inverare dalle cose”, ovviamente “resistendo”. Obbedire resistendo, resistere obbedendo, e la libertà distilla sui nostri passi.

Incontri

  • domenica 15 marzo, ore 17.00-21.00. Ritiro Vangelo e Zen a Roma presso la Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone, Via dei Banchi Vecchi 12. Informazioni: Rosario Tel 347.4076704
  • 20 marzo in un parrocchia di città, 21 marzo al Santuario di Mote Berico Vicenza, testimonianza sulla spiritualità dei martiri cristiani giapponesi (p. Luciano) Tel 0444.288399
  • 21 marzo: ritiro del Sabato a Desio 09.00-12.00 (guida il gruppo di Milano) Tel 333.8756401
  • lunedì 23 marzo, 1900-21.00: breve ritiro presso i Missionari saveriani Via San Martino 8 Parma. Tel 335.275627 (Claudio)

ritiro del sabato santo a Desio (11 aprile)

Il sabato santo è il giorno propizio per meditare il mistero pasquale – il passaggio – che permea la nostra esistenza nel legame vita e morte. A tutti l’invito a partecipare al ritiro organizzato nella Villa Vangelo e Zen di Desio, con inizio alle 08.00 e termine alle 18.00. La mattinata sarà dedicata allo zazen, il mezzogiorno al lavoro nel giardino, il pomeriggio alla meditazione sul vangelo. Durante il ritiro sarà praticato il digiuno.

E’ possibile arrivare il venerdì sera e rimanere anche la domenica e il lunedì di Pasqua, pernottando nella Villa. Nelle lettere settimanali seguenti saranno date informazioni più precise.

Questo avviso perché anche tu possa verificare la tua partecipazione.

p.Luciano

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