* Il primo annuncio del Vangelo
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo». Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
* Quel tempo è adesso
«Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio». Gesù trentenne, figlio del carpentiere Giuseppe e lui stesso carpentiere, cammina per le strade della sua terra annunciando il Vangelo di Dio. Povero di tutte le prerogative e di tutti i titoli umani, povero di raccomandazioni e di conoscenze che aprono la strada, avanzava portando con sé solo il proprio cuore e il proprio corpo. L’autore della Lettera agli Ebrei, l’apostolo Paolo o un suo discepolo, lo racconta cosi: «Cristo dice: Tu (o Padre) non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato… Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà» (10,5-7). Francesco d’Assisi, Eihei Doghen e molti santi di ogni tempo e di ogni luogo hanno lasciato la casa paterna e, spogli di tutto come Gesù, soltanto con il proprio corpo e cuore si sono incamminati nella via. In Gesù ci stupisce qualcosa che è particolarmente suo: rimane sempre se stesso, nella sua autentica semplicità, tanto nel silenzio dei trent’anni passati a Nazaret, come lungo le strade solatie e affollate di gente della Galilea. La compostezza che resta sempre inalterata tanto nella solitudine come nel frastuono è il carisma di Gesù. Non è così evidente nemmeno nel buddismo, dove prevale la ricerca del silenzio come più adatto al cammino religioso della vita sociale.
Il profeta autentico sa che non è venuto a portare nulla di nuovo, perché la verità è da sempre. Tutto è già fin dall’inizio e quindi è alla portata di mano dell’uomo qui e ora: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino». Non c’è nulla da cambiare in senso geografico o temporale, non c’è nessun abito religioso da indossare e nessun santuario a cui pellegrinare. Basta una cosa molto più semplice: cambiare se stessi. Non c’è nessun tempo da attendere come propizio, non c’è nessun tempo da rimpiangere come occasione perduta. Basta risvegliarsi ora.e qui. Mettiamo quindi da parte la fantasia religiosa e rimbocchiamo ci le maniche. Il tempo propizio è ora. «Convertitevi e credete al Vangelo».
Alcuni cristiani amano pensare se stessi come coloro che hanno il privilegio di conoscere il Vangelo. Da dove nasce questa mentalità del privilegio? Dal Vangelo? Da se stessi? Il Vangelo non frutta privilegio, ma servizio. L’uomo può sempre vedere anche le cose piùsante attraverso la lente dell’inclinazione del suo cuore. Se l’occhio del cuore è inquinato di privilegio, vede anche Gesù come una persona privilegiata, come fosse il proprietario del Vangelo e il Vangelo fosse fonte di privilegi. Invece Gesù sempre ha ribadito che quanto annuncia non è suo, ma parola del Padre che lo ha inviato. Ha proclamato che il tempo di ogni uomo, cristiano o no, di fronte al V angelo è tempo compiuto. Il Vangelo di Cristo non è un accessorio bello e appariscente all’occhiello del tempo, privilegio di alcuni fortunati, ma è il cuore che pulsa nell’intimità del tempo stesso. Il tempo lo contiene e ne è pieno. Il Vangelo non ha altro tempo che il tempo che è ora, perché il Vangelo non è rimpianto, né fretta. È invece adesione cordiale a ciò che ora è, secondo la volontà di Dio su quella cosa. Ciò lo comprende il battezzato come il non battezzato, se il suo occhio vede limpidamente.
I farisei ascoltavano il Vangelo dalla stessa bocca di Cristo e più ascoltavano e meno comprendevano. È rischioso accostarsi a Cristo con la presunzione di ricavarne un profitto spirituale per sé. Il Signore rigetta lontano da sé chi vuole approfittare di lui. La porta per incontrarlo è la conversione. Se uno avesse il cuore perfettamente convertito vedrebbe il volto di Dio persino in uno stelo d’erba, in un granellino di polvere; ogni attimo del tempo gli manifesterebbe l’infinità dell’eterno.
«E subito, lasciate le reti, lo seguirono». Che cosa hanno lasciato gli apostoli? Forse le loro abitudini cattive? Non soltanto! Hanno lasciato la loro famiglia e le reti del loro lavoro. Il cammino della fede non è non fare le cose cattive, ma essere figli di Dio. Con molta responsabilità teniamo tra le mani le reti del nostro lavoro e offriamo. Sforzo massimo nella massima gratuità! A chi ha questo cuore ogni voce dell’esistenza è Vangelo ora e qui. È incontro con Cristo che abita ogni attimo della vita, perché «il tempo è compiuto». Se smettiamo di cercarlo affannosamente seguendo le nostre idee e i nostri tempi, ecco che lo troviamo qui e ora!
P.Luciano
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* Il testimone
La predicazione di Gesù inizia con le stesse parole con le quali abbiamo udito concludersi la predicazione di Giovanni Battista. È come il passaggio del testimone nella corsa a staffetta: nel correre il suo percorso il corridore precedente passa il testimone a quello successivo, che lo riceve e lo porta più lontano, per il tratto che gli compete. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo». In un certo senso in questa enunciazione è racchiuso tutto il Vangelo, come un seme nel baccello: intendendo con Vangelo non solo la predicazione di Gesù, quella da cui si è sviluppato il cristianesimo, ma ogni buona novella che ci ricorda che ora èil tempo della conversione, ora è il tempo di rivolgersi fiduciosi verso l’origine di tutto e di tutti.
Anche il percorso umano di Gesù si conclude con il passaggio dello stesso testimone ai suoi discepoli, inviati ad andare a portare alle genti di ogni nazione la stessa buona notizia. Quei discepoli dovranno andare più in là di Gesù, e nello stesso tempo torneranno sempre là dove lui è, nel seno del Padre. Questo è il movimento della Via: un avanzare ritornando, un ritornare avanzando.
C’è senz’altro un progresso nella storia del cammino religioso: ognuno di noi, se davvero ha ricevuto il testimone, lo porta come cosa propria più avanti del punto in cui lo ha ricevuto: ma quell’andare più avanti è il ritornare di ciascuno all’origine da cui il testimone stesso scaturisce: è riportare a casa il testimone. Ciascuno di noi è il veicolo che fa avanzare il testimone, riportandolo sempre là da dove ha origine.
Forse questo ci aiuta a capire perché la predicazione di Gesù inizia con le parole: «Il tempo è compiuto». Senza di esse potremmo pensare che il cammino sia un cammino a ritroso, un ritorno alle origini in sen~o storico-letterale, come pensano i fondamentalisti e gli integralisti di ogni religione. Oppure -l’altra faccia della stessa medaglia – potremmo pensare che si tratti di attendere un tempo messianico, sempre di là da venire. Gesù rivela invece che il tempo è compiuto, che non c’è né da rivolgersi a un tempo trascorso, né da attendere un tempo a venire. Nell’andare ritornando, che è il movimento della conversione, il passato e il futuro si fanno presenti. Questo non è l’annullamento della memoria e della speranza, anzi, è la sola garanzia possibile del loro verificarsi.
Anche Budda ha annunciato che il tempo è compiuto:
«Budda dice: “Se aspiri a conoscere la vera forma della natura autentica, in verità devi osservare il rapporto con il tempo. Quando il tempo viene, la natura autentica si fa presente”. Devi sapere che quando il tempo viene vuoi dire non attraversare invano le ventiquattro ore. Quando viene è come dire già viene. Se fai del tempo un quando viene allora la natura autentica non arriva. Stando così le cose, quindi, se il tempo già viene, questo è la natura autentica che si fa presente. Questo principio si evidenzia da se stesso. Non c’è mai stato un tempo che non sia per sua natura il tempo che viene, non c’è natura autentica che non sia natura autentica che si fa presente».!
Jiso
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