lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Marco 10, 1-12
21 giugno 2009
Carissimi, il Vangelo di oggi riporta le parole di Gesù sul matrimonio: “All’inizio Dio li creò maschio e femmina, per cui l’uomo lascerà i suoi genitori e si unirà alla sua donna. Non sono più due, ma un solo corpo… L’uomo non separi quanto Dio unisce”. Quanti sono i divorzi e le separazioni oggi! L’uomo può sempre sbagliare e quando un legame non è quello autentico, va sciolto. Tuttavia oggi non è tanto il caso di matrimoni sbagliati, ma piuttosto di matrimoni che non sono matrimoni, ma unioni condizionate al “finché ci va!”. Sono unioni che uniscono le superfici, ma non il fondo delle anime. Il matrimonio è tale soltanto quando è religioso, anche se celebrato in comune e fra chi si dice ateo. Sì, perché occorre accogliere non solo ciò che si avvista in superficie, ma ciò che non si vede: che quindi solo lo si crede.
Ci sono occasioni della vita che sono come i valichi: Sali e sali, ti affatichi e ti affatichi, ma non vedi niente al di là del valico. Finché giunto sul valico ti si apre la visione e gli occhi si inumidiscono. Gesù dice che la radice del matrimonio si alimenta alla vena acquifera della creazione primordiale. Una coppia più che ottuagenaria del villaggio Anjo dell’isola Tanegashima mi chiese di introdurla al Vangelo di Cristo. Il signor Koozuma – il suo cognome – era stato il prete shintoista del tempio del villaggio. Venne l’inverno e la signora si ammalò di polmonite e morì, dopo aver ricevuto il battesimo come lo si dà a chi è in pericolo di morte. Il prete scintoista e il sottoscritto, assieme, abbiamo officiato il rito funebre. Come si suole in Giappone, quella sera i parenti e gli amici cenarono con il vedovo. Durante la cena tutti lodarono la defunta. Alla fine il vedovo ringraziò e confidò che negli oltre sessant’anni di matrimonio tutte le sere lui e la sua sposa avevano dormito stringendosi la mano. E sempre gli pareva fosse la prima sera. Il signor Koozuma, secondo il detto giapponese che dice che l’amico tira l’amico, a sua volta chiese il battesimo e volò dove l’aveva preceduto la sposa. Solo se il partner è compreso come un messaggero inviato dall’origine divina da cui viene anche la propria vita, solo se ci si comprende già uniti da sempre, si scende fino all’unione del fondo delle anime. Dove c’è la pace.
Termino qui il mio saluto, sia perché questa è la settimana del mio trasloco e il tempo mi è richiesto da tante cose, sia per fare spazio a un articolo che, inviatomi da p. Agostino cappellano dei nomadi, mi ha commosso profondamente. Non tutto è confusione, non tutto è mediocrità, non tutto è egoismo; l’anima umana quella genuina pensata da Dio fin dall’inizio, sussiste sempre. Ma solo chi la vita la suda sa fiorire quella genuinità. Buona lettura! Meglio, buona meditazione!
Saluti a tutti. Non so sicuro di scrivervi la prossima settimana, ma l’altra senz’altro.
P. Luciano
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