lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Giovanni 6, 41/51
20 settembre 2009
Nel Vangelo di questa domenica, secondo il rito ambrosiano, Gesù afferma: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Credo che Gesù abbia pronunciato queste parole fremendo di commozione. Il cielo indica l’idea a cui Gesù aveva votato se stesso. “Venga il tuo regno” ci ha insegnato a pregare. “Il regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito”,(Rom 14,17), e alla venuta di questo regno Gesù aveva votato se stesso. Ora, Gesù si percepiva diventato pane vivo di ciò che credeva, sperava, e amava; pane vivo di giustizia, pace e gioia nello Spirito. Si sentiva diventato il pane dei suoi ideali. I suoi ideali, in lui, erano diventati pane profumato e sostanzioso. Come una madre diventa latte nutriente per il bimbo che ha partorito.
Le idee che restano in cielo e non diventano pane vivo si corrompono, soprattutto quelle religiose. Corrotte, diventano cattive e violente. Le idee vaganti, che non conoscono il peso del loro corpo, hanno riversato sull’umanità tante sciagure. Sono, io prete, pane vivo delle cose che predico? Se lo sono, mentre predico, le persone già hanno l’acquolina in bocca dei messaggi che io impartiscono loro, perché ne avvertono il profumo, come quando il fornaio apre il forno e il profumo del pane riempie l’atmosfera tutto attorno. E tu, politico, sei il pane profumato dei tuoi proclami elettorali? Dobbiamo riconoscere che nella nostra cultura occidentale il divario fra idee e vita reale, dopo tutto, lo troviamo anche interessante. Perfino possiamo provare disgusto qualora un ideale che ci allettava proprio perché soltanto puro ideale, all’improvviso decade in qualcosa alla portata della nostra mano.
Ieri, domenica, mi ha colpito il titolo della prima pagina di “Il giornale” dove si parlava del “prete sciacallo” e del cardinale che tace. Tornato a casa in internet ho letto l’articolo. Don Giorgio De Capitani, parroco a Lecco, nel suo sito ha chiamato i soldati italiani in Afganistan “mercenari”: ossia andati là attratti dal lauto stipendio. Le reazioni riportate nel blog di “Il giornale” da parte di molti cittadini sono tremende, soprattutto quelle rivolte al cardinale Tettamanzi, definito patrocinatore della costruzione delle moschee in Milano e dell’immigrazione senza controllo. Com’è difficile impastare queste vicende in pane buono e profumato! Molto più facile se ciascuno continua a venerare la sua idea perfetta lassù nel cielo.
Non c’è dubbio che nella decisione dei soldati in missione in Afganistan o altrove c’entra la ricompensa, di molte volte superiore a quella del soldato in patria. Uno di loro incontrato in treno mi diceva che con quello stipendio sognava di comprarsi la casa per sua moglie e i suoi bambini. Scopo dignitoso! Certamente, ma senz’altro può decadere in mentalità: ossia nel ritenere che le situazioni che richiedono la missione militare all’estero siano una fortuna. Una fortuna, quindi, l’inevitabile morte di civili e militari. Il soldato dalla coscienza veramente pura non può che pregare per il suo stato di disoccupazione: ossia l’arrivo della pace e il ritiro delle armi. Se è un soldato votato alla pace non può che pregare così: Che un giorno io sia disoccupato. Anch’io, prete, se voglio la crescita della gente alla propria libertà interiore, non posso che pregare e agire per la mia inutilità. Nelle due messe che ho celebrato ieri, domenica, ho invitato tutti a pregare per le vittime della violenza, sia civili, sia militari. E a chinare il capo davanti a chi muore.
La dignità dell’operaio morto sul lavoro o della partoriente che mette in pericolo la sua vita per dare la vita ha lo stesso valore del soldato morto per la sua missione di pace. Forse chi si getta nel fiume o nel mare e per salvare la vita di altri a scapito della sua – esempio anche recente – ha una dignità ancora maggiore. Rimane un certo rammarico per la sproporzione di “onori” riservati agli uni e agli altri. La basilica di San Paolo, per accordo tra lo Stato e il Vaticano, gode di giurisdizione extraterritoriale: ordinariamente la polizia italiana non può entrare perché equiparato alle ambasciate. Non appare il luogo da dove sfornare il buon pane in questa situazione.
Il cardinal Tettamanzi, per un prete come me, ha il sapore del pane evangelico, perché il sapore lo trae da dentro di sé e non va a comperarlo altrove. E’ vero, ci sono tanti tipi di buon pane: quello pugliese, quello ferrarese ecc. Il modo di fare del cardinale è uno tra i tanti. Il cardinal Martini aveva un modo di presentarsi tutto diverso. Tuttavia, il sapore del buon pane non cambia.
E il pane evangelico ha come caratteristica che, mangiato, non lascia strascichi. Perfino ci si dimentica di averlo mangiato perché si digerisce subito nella vita. “Guai a voi quando tutti diranno bene di voi …”, aveva detto Gesù. Spesso noi preti cediamo alla tentazione di diventare pane mercificato, fatto in serie chissà dove! Il pane genuino, casalingo, artigianale è prezioso. C’è soltanto quando non si svende o non si scompera. Anche in occasione del funerale di Mike Bongiorno il cardinale aveva voluto che si facesse, come per ogni persona che chiede alla Chiesa il rito dell’ultimo saluto, nella chiesa vicina, non in duomo. Il presidente del consiglio ha voluto la rivincita facendolo dichiarare funerale di stato e così, per un accordo tra Stato e Chiesa che risale al 1934, l’autorità pubblica ha il diritto di richiedere l’uso della cattedrale di quella città. Così giunse l’ordine per il duomo. In quel funerale il profumo del pane veniva dalle lacrime dei figli e dall’ammirazione per la statura culturale del defunto. Ma quanta roba in più!
A volte, nelle chiesette di campagna o di montagna, si celebrano dei funerali molto semplici, ma tutti hanno le lacrime agli occhi. Non c’è alcun flash di fotografi. Ma che profumo di buon pane!
“Io sono il pane vivo disceso dal cielo!”.
Sabato 19 dicembre è stata celebrata l’inaugurazione ufficiale della Villa Vangelo e Zen. Sarebbe più bello se qualcuno che vi ha partecipato scrivesse qualcosa per chi non ha potuto. Sarà una prossima volta con qualche foto. Tutto andò bene grazie alla sincerità dei presenti.
Avviso:
Sabato 26 settembre io non sarò presente al ritiro settimanale alla Villa Vangelo e Zen . Al mio posto la signora Giovanna guiderà il ritiro. I due motivi della mia assenza sono: 1) il matrimonio di Aki e di Massimo presso la Cappellania giapponese in Milano alle ore 11.00; 2) il mio intervento al seminario dal titolo: “Il tempo e lo spazio e la via dello Spirito” a Torino Spiritualità.