lettera
Vangelo e Zen
Carissimi, questa lettera di fine anno è alquanto lunga. Immagino quanto vi sia prezioso il tempo in questi giorni, per cui potete leggerla in un momento tranquillo, dopo il frastuono di questo periodo dell’anno. Liberamente…
Rievoco alcuni sentimenti e riflessioni che persistono ad “inquisire” la mia coscienza in questa fine d’anno.
Lunedì 13 dicembre mi recai presso una coppia di cari amici di una città del Piemonte, sapendo che quella mia visita per loro era utile, forse necessaria. Un guasto della linea ferroviaria causò l’arrivo a Torino con il ritardo di oltre mezz’ora. Persa la coincidenza, decisi di trascorrere l’ora di attesa al treno successivo nella grande libreria Feltrinelli, appena inaugurata nell’atrio della stazione. Trovai il settore dei libri religiosi. Consisteva in 5 grandi scaffali, ciascuno con decine e decine di libri. 4 scaffali portavano la scritta: Religioni Orientali. Il quinto: Altre Religioni. Il cristianesimo era ridotto a una parte di quest’ultimo, con alcune Bibbie, 2 libri del cardinal Martini, 5 del neo cardinal Ravasi, 1 di Enzo Bianchi, 1 di Vito Mancuso, e ovviamente “I segreti del Vaticano” e gli altri libri di Corrado Augias. Vi abbondavano i libri sugli aspetti cupi della chiesa. Lo spazio lasciato libero dal cristianesimo in questo quinto scaffale era riservato all’Islam. In copertina dei libri che riempivano i primi 4 scaffali spiccavano ripetutamente le foto del Dalai Lama e di Osho. Nemmeno a dire che lo Zen faceva pure la sua parte da leone: “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, “Lo Zen e il tiro dell’arco” e tanti altri libri.
Certamente la sproporzione, da 1 a 4, tra libri religiosi di contenuto cristiano e delle religioni orientali, risponde alla legge del commercio. E’ un fatto che oggi le religioni orientali attirano molto l’italiano comune, che culturalmente permane cristiano, ma nell’intimo vuole sondare un’altra sensibilità religiosa, insoddisfatto della chiesa cattolica. Quante volte ho riflettuto su questo fenomeno, provando una intensa sconsolazione. L’intimo del cuore degli italiani non è consolato dalla chiesa cattolica. Senz’altro una causa storica di questa sconsolazione è l’atteggiamento di persone di chiesa che occupano posti di guida, che si comportano come diplomatici di un potere, più che pellegrini della verità. Il fatto che il papa sia capo di stato appesantisce la testimonianza del Vangelo che di sua natura è “lieto annuncio”, quindi fortemente lieve. Mi viene in mente il cardinal Ruini che afferma che il federalismo fiscale si può fare, o i cordiali rapporti del cardinal Bertone con una parte politica italiana. Anche le ultime parole di compiacimento del papa sul governo italiano, all’italiano che le ascolta suscitano il dubbio: Ma è questo l’avvertimento importante che un uomo di religione deve oggi dire all’assetto politico italiano? Molti italiani hanno l’impressione che nella chiesa cattolica non si è liberi di ricercare in coscienza la verità, perché alla verità si antepone la difesa della chiesa. Per lo meno che la chiesa ufficiale sia così, non libera…
Gesù disse: Guardatevi dai falsi pastori! Lo disse a ciascuno di noi e a ciascuno di noi spetta discernere. L’atto di discernere regala conforto; mentre il contrario opprime. Ovviamente può discernere la condotta dell’altro chi accoglie che l’altro discerna la propria. Anch’io, prete, sono in parte pastore e chi mi accosta ha il dovere di discernere la mia condotta. Ciò dà consolazione anche a me, sapendo che i miei inevitabili errori saranno discreti e porteranno meno danno. Ma mi dico: Fosse che questi cardinali così disposti ad intrattenersi coi potenti della terra, avessero 5 minuti anche per ascoltare un prete come me, che 24 ore su 24 persegue una cosa sola: ministrare la grazia di Cristo ai fratelli! Sono prete da 48 anni e l’unico cardinale che mi ha scritto due lettere di suo pugno è Dionigi Tettamanzi. Al quale dico un sincero grazie!
Le religioni orientali attirano perché il cristianesimo ha dentro di sé un tarlo che non permette all’albero cristiano di essere vigoroso fino in fondo. Un tarlo che non gli appartiene originariamente, ma di cui si è infettato. E’ il concetto di persona posto come assoluto, non negoziabile si dice, mentre l’esperienza reale non si ritrova nell’angusto spazio di quel concetto. La persona è intesa come un ente che si eleva sopra gli altri enti: un ente di prima classe che eccelle sugli altri enti inferiori. Il concetto di persona vuole la discriminazione e la separazione o anche la contrapposizione tra ente ed ente. In questa visione filosofica, la materia sarebbe creata dalla persona spirituale di Dio, a bella posta inferiore a Dio. Dio si compiace di fare creature tutte e solo inferiori a se stesso. Nel concetto di Dio trascendente, al quale poi si aggiungono le prerogative di onnipotente, onnisciente, perfettissimo ecc., è intrinsecamente incluso che noi, ma soprattutto il mondo animale e materiale, siamo eternamente inferiori a lui. In questa visione di Dio persona il cristianesimo vuole far circolare il vangelo dell’amore di Dio; ma questo si smarrisce nel vicolo cieco della dannazione eterna. Il cristianesimo non risponde all’aspirazione profonda della salvezza universale. Il buon cristiano può godere che il suo nemico vada all’inferno.
Oggi, noi persone umane ci rendiamo conto che la nostra attività razionale è redenta dall’umile natura della materia. Abbiamo sfornato idee di progresso, e la madre natura, ribellandosi, ci riconduce alla nostra casa. La nostra casa è l’esistenza, e l’esistenza è universale e ogni frammento di essa è importante, nell’armonia delle differenze. Anche Dio! Sì, Dio svolge la parte di Dio, come la formica quella della formica. Se Dio non fosse, nulla è. Se la formica non fosse, nulla è. Dio è Dio: ossia è quella parte divina che il tutto gli chiede di essere per la salvezza di tutto. Così canta il santo mistico Silesio. Nelle religioni orientali l’uomo occidentale intravede una via di conciliazione del suo essere uomo nell’armonia universale, dove la formica svolge la sua parte e Dio la sua, Dio essendo Dio e la formica la formica. Nella pianura buddista il fiume dell’amore cristico scorre bene.
Il trenino che allegramente saliva e discendeva le colline delle Langhe mi liberò dall’assillo teologico e, col volto sereno, ho fatto visita ai carissimi amici. Per prolungare di un’oretta la conversazione gli amici proposero di condurmi in auto fino alla stazione di Porta Nuova a Torino. Ma anche al ritorno qualcosa non funzionò e il treno per Milano partì mentre io, settantunenne, cercavo di ricorrerlo. Un’altra ora d’attesa per l’ultima corsa utile. I libri dormivano al buio sugli scaffali della libreria, per cui mi misi a girare nell’ampia stazione. In un angolo una suora e una decina di giovani stavano conversando coi barboni che avevano già steso i cartoni per la notte. I giovani avevano anche una chitarra, ma la lasciarono appoggiata al muro. Invece conversavano e conversavano. Mi accostai ed ero tentato di presentarmi come prete, ma subito capii che era ostentazione. Invece rimasi a guardare la scena. Passò un’ora e l’annuncio che l’ultimo treno per Milano stava per partire mi distolse da quella scena. I giovani stavano ancora seduti là. Erano universitari, oppure lavoratori; comunque sembravano a casa loro. Erano a casa loro, perché il barbone è a casa sua su questa terra come chi ha due o tre ville. Avevano portata la chitarra, ma nemmeno la toccarono, perché quella sera era la sera della conversazione. Non erano là per realizzarsi. In treno, continuando a gustarmi quella scena, mi addormentai e il controllore venne a svegliarmi giunti a Milano dopo la mezzanotte.
Mercoledì 15 dicembre. Mi avevano parlato bene del film “uomini di dio” e quella sera andai a vederlo. La metà delle poltrone della sala cinematografica era occupata da giovani e giovanissimi; gli adulti eravamo una decina. Durante la proiezione nessun colpo di tosse, nessuno che si sia alzato. Oppure io ero così intento che non percepii nessun rumore. Ho visto tanti film di carattere religioso, soprattutto cristiani, ma anche di altre religioni. Questo fu il film che mi ha colpito maggiormente. Mi trovai con gli occhi bagnati e nell’impossibilità di fermare il flusso della commozione. A sostenere questo impatto così emotivo era il sapere che il film raccontava un avvenimento storico, reale; dove forse la realtà fu ancora più reale di come il film la racconta. In quegli uomini ho visto Cristo, quello vero incarnato nella realtà. 8 uomini che, tremando, scelgono di rimanere tra la gente di quel villaggio algerino, musulmano: la carne nuda dell’uomo inabitata da Dio, e Dio nudo a casa sua nella carne dell’uomo. Ma queste frasi che io scrivo sono retorica. Invito tutti a vedere questo film. Descrive un fatto reale che esprime qualcosa che è reale. Esprime l’amore cristico.
Nella libreria Feltrinelli avevo finito per comperare un libro. E’ il “De rerum natura” di Lucrezio in lingua originale. In treno lessi le prime 30 pagine. “Religio peperit scelerosa atque impia facta… tantum potuit religio suadere malorum”. “La religione ha partorito fatti scellerati ed empi… tanto di mali ha potuto persuadere la religione” . Sì, è vero. Quanti aborti! Eppure ogni bimbo che nasce è cosa meravigliosa. Quando sperimenti un vero palpito di religione, sei religioso per sempre. Hai assaggiato ciò che veramente è. Sento Cristo vero!
Auguri!
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grazie di questa bella riflessione, che ho letto or ora. anche consequenziale al nostro incontro dell’8 dicembre mi pare.
effettivamente la vera religione a volte alberga da un’altra parte rispetto alla sede ‘ufficiale’.. ma perchè deve per forza emergere questo e rimanere invece nell’ombra il veero senso religioso? perchè la chiesa non può spogliarsi di questa grossa sovrastruttura e del potere, davvero e apparire nella bellezza del vero messaggio di cristo? e’ destinata ad essere utopia sempre? mi domando : eppure anche i giapponesi avranno i loro difetti e contraddizioni, non praticano sicuramente il buddismo tutti nella maniera più vera magari, hanno anche loro forse una sorta di religione ufficale che offusca il vero senso intimo del buddismo, ma noi misteriosamente traiamo dal buddismo uno spirito di ricerca più vero e più attuale,visto che a quanto pare va di moda e molti vi si rivolgono.forse che ci parlano più le cose nuove ed esotiche di quelle che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, anche perché possiamo attingerne l’essenziale, il messaggio più generale e più vero, non essendone assueffatti? beh.. non mi dilungo oltre, nel mio piccolo mi piacerebbe comunque lavorare per far emergere il vero messaggio anche del nostro vangelo e mi piacerebbe potermi liberare del senso che viene inculcato dell’uomo superiore alla natura, del dio superiore a noi ,di queste orride gerarchie.
marcella