“La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario.”
Nel leggere il vangelo di questa domenica, trovo alcuni riferimenti chiari alle paure e ai drammi che vivono quelle migliaia di migranti, vite sballottate dai venti e dalle onde, che con coraggio e amore alla vita attraversano il “Mare nostro” in cerca di giustizia, di pace.
Anch’essi , come i discepoli del Vangelo di questa domenica “costretti a salire sulla barca”, portatori di speranze, di sogni, custodi di promesse silenziose frutto di tristi addii e di attese, vite più forti dei venti contrari, venti di ogni genere, compreso quello più impetuoso e traditore che soffia dai polmoni di civiltà cosi dette “democratiche”, ma atrofizzati da egoismi e dai fantasmi..ormai incapaci di allargare lo sguardo oltre i propri steccati, chiusi nelle nostre paure, perché spesso nei nostri ambienti ormai ci manca il respiro.
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Sembra che Gesù faccia sentire la sua voce e il suo incoraggiamento soprattutto a chi osa affrontare i venti, a chi non si accontenta di navigare sotto costa, o in comodi porticcioli spirituali, ma accetta il rischio di affrontare gli spazi aperti, proprio come i migranti, portatori di semi del Regno di Dio che aspettano di essere sparpagliati nelle differenti zolle dell’umanità (cfr. parabola del seminatore). Loro sanno e conoscono il rischio di navigare e viaggiare attraverso i confini, sfidando i venti contrari quando è necessario, è la legge della sopravvivenza alimentata da sogni, progetti, lacrime e ampi respiri.
Questi migranti che sbarcano sulle nostre coste e spesso con il loro carico di morte, ci disturbano perché fanno mostra di quelle fragilità che noi spesso preferiamo nascondere o le abbiamo rimosse dalla nostra memoria.
“Signore, salvami!”. Subito Gesù tese la mano, lo afferrò..”
Pietro ebbe la fortuna di avere Gesù a portato di mano, pronto ad afferrarlo e salvarlo dalle onde alte, senz’altro ha esperimentato, insieme agli altri discepoli la paura di trovarsi in balia della tempesta, che prima sballotta la barca da una parte all’altra, poi agitarsi nell’oscurità di acque profonde e fredde..le medesime paure che affrontano i migranti che attraversano il Mediterraneo , purtroppo molti di questi non trovano una mano forte e veloce ad afferrarli, mentre noi anneghiamo in un mare di indifferenza.
“Signore, salvaci!”, oggi questo grido, grazie a Dio non cade nel vuoto, ma è raccolto da tanti Lampedusani; sono la mano tesa di Gesù che afferra i profughi sbattuti dal mare, accolti e aiutati anche quando la politica li abbandona per i suoi meschini interessi. Se loro sono la scialuppa di salvataggio per migliaia di migranti, quale saprà salvarci dal naufragio della nostra umanità ormai alla deriva?
Don Agostino Rota Martir
Campo Rom di Coltano (PI) – 7 Agosto 2011