Carissimi,
fuori il cielo è bigio, ma dentro assaporo una profonda commozione, questa mattina 2 ottobre 2013. Me la donano, questa commozione, alcuni avvenimenti. Comincio dal Vangelo letto questa mattina, dopo lo zazen. Alcuni sadducei avevano messo alla prova Gesù con una strampalata storia: sette fratelli muoiono l’uno dopo l’altro, ma prima di morire sposano la stessa donna, secondo una costumanza ebraica che il fratello minore deve sposare la vedova lasciata dal fratello maggiore. Ecco la loro obiezione: Questa donna, nel giorno della risurrezione, di chi sarà moglie? Tutti se la contenderanno! Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguagli agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio” (Lc 20, 27-40).
Leggo questo brano del Vangelo, e dalla grande finestra dell’aula Zazen e Vangelo contemplo il volto di madre natura in questo inizio autunno. Il cambiamento del colore delle foglie dal verde intenso dell’estate a quello giallo tenue di ottobre può parlarmi di fine; eppure può parlarmi di vita eterna. Il prato di plastica dell’oratorio vicino, imperterrito, mantiene il suo colore di verde metallico. A volte, anch’io rimpiango il prato dall’erba di plastica che non cambia colore, quando allo specchio scopro una ruga e cerco di nasconderla. Oppure scopro che la schiena non tiene più come una volta, e lascio cadere un brontolio, mentre le foglie autunnali tornano a terra danzando.
Tuttavia quanto mi commuove maggiormente questa mattina, ore 08,41, prima che il senato voti sì o no alla fiducia del governo Letta, quindi prescindendo dall’esito, è il fatto che alcuni ministri finora schierati in un modo, ora abbiano ritrovato l’energia per superare il loro collaudato schieramento. La mia sorpresa non ha niente a che fare con l’appartenenza politica, ma piuttosto nasce da me stesso verso me stesso, per il mio pregiudizio in cui avevo ormai fissato delle persone nella impossibilità di riflettere e cambiare direzione. Ripeto: la mia sorpresa è verso me stesso, perché come i sadducei non ho creduto nella risurrezione, incapsulato nelle mie categorie mentali. Tante presunte espressioni di fede, di fatto altro non sono che gabbie mentali. Chi non crede nella possibilità di cambiamento, non crede nella risurrezione. Tanta presunta fede in Dio è solo mancanza di fede nell’uomo. “… quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguagli agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”.
La risurrezione è un miracolo eclatante, straordinario, per chi, non credendo, si preclude dal farne l’esperienza. Ma per chi crede, la risurrezione è la vita di ogni giorno. La fede altro non è che il percepire che l’attimo fuggente che stiamo vivendo è vita eterna. Di conseguenza, è lasciar morire ogni attimo senza rimpianto, perché il morire è la via alla risurrezione, così come lasciamo morire l’inspirazione nella espirazione, vivendo. L’incapacità di lasciar morire ci soffoca, come chi trattenesse il respiro.
La fede della risurrezione ci regala molta fiducia. Anzitutto ci libera dalla smania di mettere le mani sul dopo la nostra morte, come fecero i sadducei: di chi sarà moglie? Nella fede la morte è vita. “non possono morire”, disse Gesù. La fede libera dal bisogno di chiamare spiriti, di avere visioni celesti, di toccare per credere. La fede è la beatitudine dei poveri in spirito. Possa, questa beatitudine, consolare chi nei momenti salienti della vita deve fare strappi che comportano la perdita delle sicurezze precedenti.
Mentre i politici si dimenano per aprirsi alla via della risurrezione, anche in Vaticano alcuni cardinali sono riuniti per dare una mano a papa Francesco a liberare la chiesa cattolica dalle morse dei suoi dogmatismi e rilanciarla a volare nella beata povertà in spirito. Auguri, papa Francesco!
Nessun discepolo ha creduto nella risurrezione di Gesù perché l’ha letto nell’Antico Testamento. Maddalena, Giovanni, Pietro, i due di Emmaus, hanno creduto quando hanno girato il cuore fissato nel non credere, aprendolo al credere. La risurrezione è esperienza di fede che nasce dalla fede. Anche ai nostri politici, di qualsiasi appartenenza, sia dato di poter credere nel futuro, liberando la mente dalla prigionia dell’appartenenza, al punto da saper liberare anche l’appartenenza dai suoi blocchi, facendola risorgere nuova nelle situazioni nuove. “… quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti”.
Riporto alcune foto scattate da Piero, il curatore del nostro sito, sabato scorso in occasione del primo incontro del corso “Incontrare il sé nell’abbandono del sé”. Vi hanno partecipato 14 iscritti a tutto il corso e vari altri venuti sporadicamente. Potete gustare le altre foto su facebook.
Invito tutti coloro che possono al ritiro del primo sabato del mese , il 5 ottobre. Il ritiro ha inizio dalle ore 05.00 fino alle 18.00. E’ tutto in silenzio. Chi è impedito a venire così presto, può arrivare prima delle 09.00. Anche un principiante può partecipare, perché nel ritiro si fanno cose molto semplici, ma con molta attenzione. Possibile venire il venerdì sera e pernottare qui a Vangelo e Zen.
Di nuovo, grazie e auguri. p. Luciano