Desio 23 novembre 2015
Nel mese di ottobre 2015 papa Francesco convocò alcune centinaia di laici, suore e sacerdoti,
rappresentanti della chiesa cattolica, per riflettere sulla famiglia nel contesto attuale. I sinodali, così sono chiamati i membri del sinodo, provenivano dalle varie culture e situazioni sociali dei quattro continenti e le discussioni furono vivaci, spesso molto accese. Tutti ci auguriamo che quelle esperienze scambiate siano state feconde di speranza. Uno dei sinodali, il vescovo di Parma, mi ha raccontato l’atteggiamento che papa Francesco teneva nelle varie sedute. Ascoltava in silenzio. Quando toccava a lui dire la sua posizione come papa, lo faceva in modo chiaro e fermo. Poi ancora sedeva in silenzio ad ascoltare.
Il sinodo fu concluso domenica 25 ottobre. Il telegiornale, annunciando l’avvenimento, trasmise a lungo la scena di papa Francesco, ma non il suo volto, bensì la sua schiena. A sinodo finito, la sala sinodale fu invasa da giornalisti che rincorrevano questo o quel sinodale per fare interviste. Da quel rumoroso viavai un uomo anziano si staccò e, tutto solo, fiancheggiando il muro dell’edificio si allontanò. Un fotografo se ne accorse e riprese la scena, quella che poi i telegiornali hanno ripetutamente diffuso. Quell’uomo era vestito di bianco, con la schiena alquanto curva e il passo alquanto greve. Non si vedevano i lineamenti che caratterizzano di unicità il volto dell’uomo, né le insegne che contraddistinguono il suo grado e ruolo nella società. Si vedeva solo una schiena, incurvata, uniforme.
I volti tra di loro sono tutti differenti, soprattutto se si confrontano specie e specie; ma schiena, groppa, soma si assomigliano. Il volto è l’io, la schiena è il noi, il noi anche con gli altri esseri viventi. Il volto è la parte di noi che possiamo decorare, e anche truccare a nostro piacimento. La schiena no! Nessuno può vedere la sua schiena. Se ci si gira per sorprenderla, la schiena gira in contemporanea e sfugge ai nostri occhi. Ma quale interesse può spingerci a voler vedere cosa siamo dietro il nostro volto?
Dietro le nostre brame? Dietro i nostri profitti? Dietro i nostri gusti? Dietro il nostro nome proprio? La schiena è l’altare della fatica, della croce. La schiena è il destino che nostro e non dipende da noi. Vedo tanti volti affascinanti, ma li dimentico subito. La scena della schiena di quell’uomo vestito di bianco che si allontanava, solo e in silenzio, mi ha accompagnato tutti questi giorni e mi accompagna tutt’oggi. Mi rievoca tante altre schiene che ho visto, spesso di sfuggita, mentre l’individuo non si accorgeva del mio sguardo. La schiena di mio padre quando mungeva le mucche, schiena incurvata, la fronte appoggiata sul ventre della mucca. Sembrava che a quel tocco fra i due corpi viventi si condividesse il destino che unisce il mungitore e la mucca. Ricordo la schiena di mia madre e di mia nonna che, chinate su una tavola, giravano e rigiravano la montagnola dell’impasto che si sarebbe trasformato in squisite pagnotte. Un giorno feci visita a un amico e fui sorpreso nel vedere sua moglie rannicchiata su di sé, su un divano. Rimasi una decina di minuti. La donna non si mosse e non fece vedere il suo volto, finché io, inesperto e senza capire, feci ritorno. Alcune ore dopo la donna partorì il suo secondo figlio. Un giorno fui richiesto di amministrare il battesimo. La mamma sorrideva.
Endō Shūsaku, è il romanziere giapponese che maggiormente ha interpretato, compreso, descritto l’uomo dalla sua schiena. Profondamente buddhista, accolse il battesimo cristiano. Afferma che ad attrarlo fu la schiena di Gesù. La schiena dell’uomo che porta il peso umano. L’io ci separa, la schiena ci unisce. Endō scrive che le religioni che venerano il volto di Dio, nella storia hanno perpetrato violenza. Il dio che salva è il dio schiena.
Dio è schiena! Endō scrive: Ho cercato Dio davanti a me, e non l’ho trovato. Quando, abbattuto dalla fatica di esistere, volevo arrendermi nel non senso e nell’abbattimento, una presenza da dietro la schiena mi sorreggeva sospingendomi a riprendere il sentiero della speranza.
Sono accaduti fatti terribili. Il panico ha stretto la terra della Ragione. Si cerca la via e gli occhi guardano avanti, come se le cose avessero solo un davanti. La schiena dei fatti di Parigi!
p. Luciano
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