Ven 28 Ott 2016 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Vangelo e Zen, Desio, 20 ottobre 2016

C’è un periodo dell’anno in cui ogni giorno che arriva aumenta di un poco la luce, e ce n’è un altro in cui ogni giorno che arriva aumenta di un poco la tenebra. I due periodi hanno la stessa durata; non solo, mentre in un emisfero della Terra aumenta la luce del giorno, nell’altro aumenta la tenebra della notte. albrero

E sia l’aumentare della luce come quello della tenebra è celebrato in natura con equanime bellezza: l’unica bellezza della foglia che in primavera nasce, e in autunno muore. Quest’anno le foglie degli alberi del nostro parco sono decorate delle ferite inflitte dalla tempesta che in primavera si è abbattuta su di loro. Le ferite agevoleranno la loro decomposizione nella materia madre da cui erano nate. Gesù, e tanti crocefissi sono morti con i buchi nelle mani e nei piedi. La tempesta del male e la risurrezione!

A giorni, secondo la tradizione, faremo visita al cimitero dove riposano persone care, insieme con tanti altri a noi sconosciuti. Ognuno di loro ha sorriso e pianto, ha amato e odiato, ha sperato e diffidato. Ha odiato perché ha amato, ha diffidato perché ha sperato, ha sorriso perché ha pianto. Chi non sa odiare non sa nemmeno amare, chi non sa piangere nemmeno sa ridere. Dopo la morte, i comportamenti contraddittori di una persona amica quando era in vita, ora si purificano e si coordinano proprio nel nostro ricordo. Nel nostro cuore che ricorda è già in atto la loro purificazione e risurrezione. Anche davanti alla tomba di quel parente o amico che in vita ci ha fatto piangere, ora bisbigliamo semplicemente: poveretto! L’odio di un poco diminuisce, mentre la conciliazione di un poco aumenta.

L’autunno è la stagione che canta la bellezza della caducità umana e di tutte le cose. Nell’arco della vita di un uomo, l’autunno è l’età anziana. In un paese dove gli anziani sorridono bonariamente, lì i giovani crescono vigorosi, e i bambini giocano correndo sui prati coperti dalla coltre di foglie variopinte ritornate alla madre terra. L’anziano papa Francesco irrora l’umanità di benevolenza. Ad Amatrice un giovane terremotato s’è buttato a piangere fra le braccia dell’anziano presidente della nostra repubblica.

La vita con le sue anse ha insegnato all’anziano a saper scorrere bonariamente e allegramente tra gli ostacoli quotidiani. Solo un canale artificiale scorre diritto fra due sponde di cemento, come l’autostrada, altro artificio dell’uomo. I ruscelli e i fiumi naturali scorrono, invece, piegando a destra, a sinistra, facendo cascatelle, scomparendo sotto i sassi, ricomparendo tra le felci. Sembrano fare i capricci e, invece, semplicemente si accordano con la natura dell’alveo in cui scorrono.

Oggi è come se l’umanità fosse rimasta orfana di anziani che testimoniano quanto è profumata e saporita l’umanità quando giunge a maturazione. Così come è saporita e profumata una mela maturata ai raggi del sole autunnale nella Valle di Non. Sì, c’è papa Francesco, c’è il presidente Mattarella e alcun-altri nel mondo, ma il grande ambiente umano è rimasto immaturo. Oggi la cultura è rimasta acerba. Al punto che il rimanere acerbo, irruente, rissoso, sprezzante sembra essere l’identikit del perfetto politico. Come assistiamo, è così anche tra i politici dei cosiddetti paesi più progrediti. L’umanità sta perdendo la memoria del vincere che è il vincere assieme. Va verso un futuro in cui vincere sarà solo sopraffare, sottomettere, schiacciare. Non ti accorgi che sei mediocre? Se vieni da noi ti insegniamo a vincere: così i volantini di Scientology.

Sabato 22 ottobre inizieremo il corso: “il pensiero di Raimon Panikkar – da oriente, da occidente – oltre oriente, oltre occidente”. Un BENVENUTO ai 35 iscritti e a quanti si aggiungeranno! E’ di grande conforto abbeverarci alla maturità umana di Raimon Panikkar. Per comprendere il suo pensiero bisogna avere un religioso rapporto con l’imperfezione umana, senza dimenarsi per fuggire in una qualche isola dei perfetti. Perfino Dio, per comprenderlo e amarlo, bisogna sperimentare e comprendere che Dio è nulla se rimane solo il Dio assoluto, senza il motivo per essere Dio. Senza chi avere da amare, Dio non sarebbe amore. Una frase di Raimon: “L’imperfezione… è lo spazio vuoto attraverso il quale soffia lo Spirito”.

Ultimamente ho ascoltato una intervista fatta a Renzo Piano circa la ricostruzione dei paesi distrutti dall’ultimo terremoto. Affermava che le case vanno ricostruite con quei muri e spazi che avevano precedentemente il terremoto, soltanto aggiungendovi le tecniche anti-sismiche che ora la scienza conosce. Perché – diceva – i muri e gli spazi sono la distensione dell’anima degli esseri umani che ivi abitano. Anch’io, quando entro in una chiesa romanica, la mia anima riposa e la mia mente si acquieta. Insieme con quei muri di mattoni e di pietre mi sento preghiera.
Il giorno 8 novembre sarà in edicola la rivista “I luoghi dell’infinito” edito dal quotidiano Avvenire. I luoghi dell’infinito che vi saranno presentati sono i dipinti ukiyoe giapponesi che, fino a gennaio 2017, sono esposti nel Palazzo Reale (Piazza Duomo), Milano, per celebrare i 150 anni di amicizia Italia-Giappone. L’editoriale dell’inizio contiene le mie riflessioni guardando la furiosa Grande Onda di Hokusai. Questa avvolge nella sua spirale la barca dei pescatori; mentre sullo sfondo, calmo, sta in meditazione il monte Fuji. Violenza e pace! Questo bello mondo!
Termino anche questa lettera riportando, come anche nell’articolo suddetto, uno haiku di Oshida Shigeto (1922-2003), il frate domenicano che mi ha introdotto nella via dello Zen.

Afureba nagaruru nari!
Nagare no hibiki wa,
arigataki ka na
arigataki ka na
Se c’è la fonte, c’è il ruscello!
Gorgolio della corrente,
Grazie!
Grazie!

p. Luciano

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