La stella del mattino – cammino religioso Vangelo e Zen Milano, 7-8 dicembre 2019
Sabato 7 dicembre, sera. Il sole mite di quest’oggi è stato un benevolo regalo per la città di Milano, in vacanza per la ricorrenza del patrono Sant’Ambrogio. Rientrato dopo il servizio delle confessioni in Duomo, mi gusto il secondo e il terzo atto della Tosca di Puccini. Croce dorata e stiletto insanguinato, passioni vili e passioni nobili, tradimenti e fedeltà fino alla morte: tutto si svolge in uno Stato Pontificio, compromesso di regno di Dio che non è di questo mondo, e di regno di questo mondo che non è di Dio. L’applauso alla Tosca da parte dell’uditorio della Scala dura 16 minuti. Poi i telegiornali, all’unisono, girano l’attenzione alla grande notizia destabilizzante del giorno: la Juventus ha perso. I canali sportivi improvvisano un vero processo all’accaduto: calcio mercato effettuato alla cieca e condizionato dall’avarizia, urgenza di nuovi e mirati acquisti, ecc..
A notte tarda squilla il telefonino. “Sono Tommaso (nome di fantasia) e telefono perché con l’acqua fredda non riusciamo a sciogliere il latte in polvere che ci ha dato la Caritas. Non abbiamo più l’acqua calda perché ci hanno tolto la corrente elettrica perché non abbiamo pagato la bolletta. La bambina ha fame e piange”.
Alcuni anni fa Tommaso era venuto con un amico a un ritiro presso la villa di Desio. Moldavo, sposò una giovane della sua stessa terra. Alcuni mesi fa nacque Alice (nome di fantasia). Con regolare permesso di soggiorno lavorò presso un ristorante. Questo chiuse l’attività, ma grazie al risparmio Tommaso è giunto fino ad oggi. Ed è arrivata anche Alice.
Alba della domenica 8 dicembre, festa dell’Immacolata. Con un thermos pieno di acqua bollente e altro, arrivo nella campagna a Sud di Milano dove Tommaso abita. Nella nebbia ecco brillare gli occhioni di Alice in braccio a sua madre. Grazie ad alcuni amici portavo con me anche la quota per il ripristino della luce elettrica. Alice, auguri! Maria Immacolata abbia a custodire l’immacolatezza dei tuoi occhi nella fredda nebbia di questo mondo.
Alla prima telefonata di alcuni giorni fa, avevo suggerito a Tommaso di rivolgersi alle ACLI oppure alla CIGL per eventuali sussidi come Bonus Familiae ecc.. Da gennaio riceverà il primo sussidio.
La basilica di San Babila, nella centralissima Piazza San Babila di Milano, dove svolgo il servizio liturgico delle confessioni e della messa nei pomeriggi di lunedì, martedì e mercoledì, quasi quotidianamente persone provenienti da altri Paesi e anche italiani, si presentano al confessionale, oppure attendono alla fine della messa, per chiedere al sacerdote un aiuto in denaro. A volte si tratta di qualche euro per accedere al dormitorio comunale; quando invece la richiesta è più consistente, viene inoltrata tramite una frase tipica del loro vocabolario: “Ho trovato lavoro a Brescia, oppure a Bologna, ma non ho i soldi per il biglietto del treno. Se non mi presento entro domani perdo il lavoro”. Frase che evoca l’annuncio di Trenitalia ai passeggeri in attesa del treno nelle stazioni: “Il treno è in ritardo…. a causa di un guasto del treno precedente. Trenitalia si scusa”. La mia frase per tali frangenti è più virtuosa. Dico: “Il ritardo è tutto colpa mia e vi chiedo scusa”. So che anche domani, ripetendo la stessa frase, tutto andrà apposto senza scomodare il corso della storia con alcun destabilizzanti cambiamenti.
Si può vivere la vita dicendo frasi. Meglio, tutto rimane frase se non è sciolto dal calore della passione. Anche il Vangelo non appassionato rimane acqua fredda che non scioglie il latte in polvere.
Quando percorro Via Vittorio Emanuele per andare dal Duomo alla chiesa di San Babila incontro normalmente alcuni che chiedono l’elemosina. Mi dico che non ho tempo, oppure mi dico che con l’elemosina li abituo a non cercare una soluzione vera e propria, oppure mi dico che anch’io vivo delle offerte che ricevo dai servizi liturgici che svolgo, mi dico una serie di frasi e raggiro l’ostacolo. Mi suppongo di avere le tasche piene di monete e di darne una ad ogni richiesta, ma so che ugualmente quelle monete non hanno a che fare con la passione di essere ministro di Cristo. Forse ne sono il surrogato.
Mi chiedo come Tommaso e la sua giovane sposa abbiano tenuto al caldo la bambina durante la notte buia di sabato. L’avranno abbracciata al loro petto, un po’ per uno.
Le vie di Milano sono decorate di fantasiose luci natalizie. In Piazza Duomo un albero artificiale di migliaia di luci colorate incanta bambini e adulti. Centinaia di telefonini in contemporanea registrano artificialmente quell’orgia di luci artificiali.
8 dicembre nelle chiese di rito romano, 9 dicembre in quelle di rito ambrosiano: la chiesa celebra l’Immacolatezza di Maria, madre di Gesù. Non ho mai potuto comprendere l’immacolatezza di Maria come un privilegio, anche se le preghiere della messa usano questa espressione. Il privilegio, nella mia esperienza, degrada la natura originaria dell’uomo e lo riduce allo stato di raccomandato. Mi pare che anche annulli la beatitudine dei poveri in spirito. La rivista “La civiltà cattolica”, in una rassegna di 12 pagine dedicate alle pubblicazioni Vangelo e Zen, aveva scritto: “Il p. Mazzocchi, parlando dell’immacolata concezione di Maria, afferma <Affinché… nessuno cada nel rammarico di non essere anche lui quella immacolatezza, il Vangelo insegna che un peccatore che si converte è ancora più autentico di chi non si è mai macchiato, quindi anche di Maria” (Il Vangelo secondo Luca e lo Zen, DHB, pag. 30). P. De Rosa termina qui la citazione, ma voglio riprendere anche la seconda parte che la integra. “E affinché poi nessuno ristagni nel compiacimento di essere peccatore, il Vangelo insegna che sia l’immacolatezza di Maria, sia la conversione del peccatore sono opera dello stesso Spirito che opera in ciascuno come vuole, per il bene di tutti” (ibidem).
Il gesuita p. De Rosa conclude la sua severa rassegna affermando: “… nell’esperienza della comunità Vangelo e Zen e nei commenti ai Vangeli di Matteo, Marco e Luca (al tempo non era ancora pubblicato il commento al Vangelo di Giovanni, N.D.A.), che ne sono l’espressione, sono superati i limiti che il dialogo interreligioso deve rispettare…”. “Sono superati i limiti…”: questa espressione che risuona critica e avvertimento, di fatto è immacolata. Ossia è la potenza e la bellezza originarie di ogni esperienza umana e religiosa. Quando nel maggio seguente ho potuto testimoniare davanti ai teologi della Congregazione per la custodia della fede (nel passato: Sant’Uffizio) ho ribadito che la fede è viva, è personale, è comunitaria, è alito dello Spirito pregno di qualcosa che è nuovo e nasce proprio in quel momento. Il cardinal Ratzinger mi incoraggiò.
Per anni e anni non ho mai citato questo confronto avuto con il dicastero che il papa ha preposto per custodire nel legame comunitario ogni personale avventura di fede. Ma oggi è il tempo di ri-esperimentare che la fede è esporsi oltre le garanzie delle tradizioni sull’onda dello Spirito. Oggi il vero dialogo non è tra Buddhismo e Cristianesimo, o con qualunque altra religione. Il vero dialogo è con l’oltre che è il futuro che nessuno ancora conosce. Molto dialogo è arlecchino: è rattoppare buchi e strappi con pezze di stoffa dai colori esotici.
E’ il momento di ritrovare la fiducia nell’uomo. L’immacolatezza è in ciascuno di noi. E’ la passione di vivere. Il 24 dicembre alle 17,30 io ero nel mio confessionale in Duomo. Tra un penitente e l’altro ho ascoltato il saluto con cui l’arciprete (Mons. Borgonovo) ha iniziato la celebrazione eucaristica. Pressapoco esordì così: Ci ha riuniti qui la festa di Sant’Ambrogio nostro protettore, dell’Immacolata concezione di Maria che qui a Milano è rinviata al 9 dicembre, e soprattutto la quarta domenica di Avvento. Tutto quello che noi veneriamo nei santi, in Maria e in Gesù, questo è ciò che noi siamo.
Dopo miliardi di anni di evoluzione del mondo fisico, dopo milioni di anni di evoluzione delle forme di vita, dopo millenni di annuncio di messaggi religiosi, da dove la potenza e la grazia per percorrere il futuro che ci attende? Tutto quello che noi veneriamo nei santi, in Maria e in Gesù, questo è ciò che noi siamo.
Senza l’acqua calda, il latte in polvere non si scioglie e la bimba piange. Testi sacri, dogmi, riti, tradizioni, insegnamenti, dialoghi, culture, partiti politici, progresso tecnico, telefonini….: ma senza la passione tutto rimane freddo latte in polvere. “ In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…” (Lc 1,39). Su e giù per le colline della Galilea, l’Immacolata Concezione…
p. Luciano Mazzocchi sx
Chi volesse leggere l’articolo di La civiltà Cattolica: <VANGELO E ZEN Una comunità cristiano-buddhista legge il Vangelo – GIUSEPPE DE ROSA S.I.
Davanti alla chiesa di Tanegashima a 14 KM nell’oceano sta l’isola di Mageshima. A miei tempi (1970-78) abitata da alcune famiglie di pescatori e dalla famiglia Fukumoto genitori e tre maschietti, allevatori di mucche a pascolo libero. La famiglia Fukumoto chiese e ricevette il battesimo. Mi recavo da loto con una barchetta una volta la settimana. Quando il vescovo venne a fare visita alla missione, un pescatore ci prestò il suo scooter per recarci dal porticiolo alla fattoria Fukumoto. Una buca coperta dall’erba scaraventò il missionario e il vescovo giù per la scarpata. Nessun danno. Poi vescovo e missionario a
tuffarsi in mare a raccogliere alghe e conchiglie: quindi buon pranzo con la famiglia Fukumoto e alcuni pescatori. Nel bosco un rincorrersi di cervi tra i sotetsu, palme nipponiche.
Stupore quando l’altro giorno lessi che l’isola è stata venduta all’esercito statunitense, per farne l’aeroporto militare del Pacifico, precedentemente a Okinawa. Abbia a compiere funzioni per la pace.