…qualcuno incontrò la propria ombra…
Alcuni amici mi hanno inviato la poesia che mi suggerisce il pensiero che condivido agli amici.
E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
…
Ci sono dubbi sul nome della/del poeta compositore, ma a parte l’ombra di questo dubbio, il fermarsi e incontrare la propria ombra è un richiamo autentico. L’ombra non è la cosa reale, ma è l’ombra reale della cosa reale. Solo l’evanescenza non fa ombra.
…qualcuno incontrò la propria ombra…”.
Fermi in casa non possiamo sfuggire all’ombra che proiettiamo sulle pareti, sul pavimento, sugli altri famigliari. Fuori, i rapporti sociali trattenevano i nostri occhi dal notarla, ma in casa non possiamo eluderla. E non possiamo sfuggire all’ombra che gli altri proiettano su di noi. L’ombra è fisica, psicologica, morale, sociale, religiosa… Anche le devozioni che facevano tanta luce quando le cose andavano bene, anch’esse, ora, fanno ombra.
“Okagesama de (お蔭さまで) – Grazie alla tua ombra” è una espressione frequente nella vita quotidiana di ogni giapponese. Domanda e risposta di ogni saluto tra amici e conoscenti: “Come stai?”. “Grazie alla tua ombra (okagesama de) sto bene”.
Stare bene perché la tua ombra mi fa stare bene? Perché la tua ombra mi protegge? Sì, se anche la mia ombra fa stare bene e protegge te.
Credo che a monte dello squilibrio odierno ci sia proprio il non incontro fecondo con la propria ombra e, quindi, con l’ombra altrui. Per eluderci che siamo fatti solo di luce, possiamo dichirare duello alla propria ombra. Ma l’ombra non si ritira; semplicemente si trasforma nell’ombra di uno che sventatamente brandisce la spada per abbattere la sua ombra.
Chi non riconosce la sua ombra e si auto-suppone fatto soltanto di pura luce non maturerà mai a conoscere la misura delle cose e delle situazioni. L’ombra che ciascuno di noi proietta gli ricorda l’ora della giornata. E’ okagesama de – grazia all’ombra che sperimentiamo il trascorrere del tempo, che sentiamo di esistere dentro l’ombra del limite.
Le mele, quelle autentiche, sono quelle maturate a suo tempo, tra raggi di sole e ombre della notte. Che forse a monte dell’attuale pandemia ci sia proprio l’illusione di poter esistere fatti di sola luce, perfettamente sani in un mondo reso malato proprio dalla nostra furia di essere fatti solo di luce, di salute, di potenza?
La misura delle cose è data solo nel dialogo tra luce e ombra, tra successo e insuccesso, tra peccato e grazia, tra onnipotenza e impotenza. L’esperienza della misura educa i sentimenti e non solo gli ideali, suscita la preghiera e non solo l’azione, la meditazione e non solo le opere, l’arte e non solo l’industria. Educa all’ascolto e premunisce dal degrado umano dell’assalire l’altro senza averlo ascoltato, o di ascoltarlo allo scopo di assalirlo. “Chi è senza peccato, lanci la prima pietra”, Lui disse. La mancanza del senso della misura ci rende cattivi.
Nel momento storico che attraversiamo ci è preziosissimo il senso della misura che l’esperienza ci ha insegnato. Ci è prezioso per conservare la speranza di farcela, come ce l’abbiamo fatta tante altre volte, come ce l’hanno fatta i nostri genitori. Contemporaneamente ci è preziosa per rimanere saldamente nella misura delle cose per non sbandare nell’evanescenza. Continuiamo a curare alcune attività con regolarità, piuttosto che incollarci alla televisione per riempire di rumori il vuoto in cui siamo. Possiamo anche creare una qualche iniziativa nuova, una
qualche attività o ricerca che finora avevamo solo sognato. E poi, la lettura, la preghiera, l’attività sportiva, i lavori casalinghi. Secondo la bella favola esotica, versiamo sull’incendio della foresta le nostre tre gocce d’acqua, come il colibrì, mentre leoni e tigri potenti fuggono.
Dedico questo pensiero e la mia preghiera a chi è chiamato a prendere delle decisioni a livello politico. Tra limiti personali, economici, sociali devono prendere decisioni misurate di coraggio e di prudenza. Oltre il presidente della Repubblica, mi permetto rilevare due nomi, quelli che mi riguardano più strettamente, ma comunque insieme con tutti i loro collaboratori: il presidente del Governo e della Regione Lombardia. Sono di appartenenza politica opposta, ma proprio perché la loro misura non è quella di una parte, non sottintende altri fini, ma è quella umana, pur nel limite del loro carattere, posizione, ecc. La potenza e l’impotenza che coesistono a confronto in noi, ci danno la misura di ciò che possiamo fare e di ciò che non possiamo fare, di ciò che possiamo richiedere agli altri e di ciò che invece non possiamo richiedere. Forse solo tre gocce d’acqua, ma sempre più dello scalpitio di leoni e tigri in fuga. p. Luciano
* Continuazione della poesia e disegno di Teo, Rocco, Nora e Romeo: i quattro piccoli artisti di casa Ivana e Andrea (nel 500mo anniversario di Raffaello Sanzio, loro predecessore)
e la gente cominciò a pensare
in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.
(Kathleen O’Meara)