Due giorni fà una famiglia Rom del campo ha voluto che diventassi “Kume” della loro prima figlioletta Melissa, una stupenda bambina di un anno.
Essere Kume di qualcuno per i Rom non è proprio l’equivalente della figura nostra del padrino… è molto di più. La giovane mamma mi spiega il ruolo del Kume e aggiunge anche che in un certo senso è fare da padre per la piccola.
“Le devi voler bene anche quando fa degli sbagli, la devi amare e accompagnare nella sua vita”. Il rito è semplice (ogni gruppo Rom ha delle varianti):
Il primo momento è quello di una breve preghiera sulla bimba, essendo la famiglia Mussulmana ho recitato la Benedizione presente nella Bibbia:
“Melissa, Dio ti benedica e ti protegga,
Il Signore faccia brillare su di te il suo volto e ti sia propizio.
Dio rivolga su di te il suo volto e ti conceda la Pace…” (Num. 6, 24-26)
Poi c’è stato il taglio di 3 ciuffi di capelli, in alcuni gruppi il Kume deve anche mangiare qualche capello messo nella mollica del pane, come segno di maggior coinvolgimento nella vita del neonato…per fortuna questo non mi è stato richiesto!
Infine la vestizione: spetta al Kume comprare un bel vestito alla piccola e vestirla…sta a significare la nuova vita, e così ufficialmente le viene dato il suo nome: Melissa.
Per me è stato un momento di Grazia, che nella sua semplicità ha significato anche toccare con mano che l’amicizia è la strada maestra per imparare ad “affidarci all’altro”, anche se siamo diversi. E oggi con l’aria che tira verso i Rom, non è poco!
E la gioia di sentirmi padre a 50 anni di una…”zingarella”!
Ciao, Agostino
Coltano, 13 Ottobre 2007