Da una settimana tengo qui davanti a me i tanti commenti pro e contro la vaccinazione che mi sono giunti in seguito all’ultimo messaggio agli amici, in cui alle mie considerazioni pro vaccinazione ho allegato le considerazioni della forte opposizione dell’amico Gualtiero. Il primo sentimento che ora provo è quello di un sincero “Grazie!” e la conferma della mia inalterata stima e amiciza.
Leggo ora sul giornale la notizia della morte per covid della ex-sindaco di Taranto. Fu ospedalizzata il 24 marzo e la morte le è venuta incontro solo ieri, 8 mesi dopo. Un carissimo amico, oggetto della mia più profonda stima, convinto no-vax, mentre scrivo queste righe si trova ospedalizzato in terapia intensiva per covid. Sta attraversando momenti delicati! Per questo amico la mia preghiera e, ne sono certo, anche la vostra.
Il covid è un avvenimento serio e ci interpella. Il mondo sanitario e le autorità pubbliche si sono mosse per disporre quelle precauzioni e attenzioni che possano governare l’irruenza del covid. Molte infermiere e medici hanno immolato la loro vita. Per le autorità pubbliche è un dovere far fronte all’emergenza. Senz’altro fu grazie alle direttive dal mondo sanitario e alle ordinanze delle autorità pubbliche che siamo molti oggi che conserviamo la salute e possiamo continuare a offrire il nostro servizio lavorativo. Tante volte mi sono chiesto: come mi comporterei io se fossi nel ruolo di prendere una decisione tra tanti pareri contrastanti! Eppure le decisioni vanno prese, anche tremando.
Sono consapevole che fu grazie al beneficio della cura pubblica, sanitaria e civica, se ho potuto non tirarmi mai indietro dagli impegni che mi erano affidati: ascoltare una sorella o a un fratello travagliato dalla situazione, potergli offrire compagnia, dirgli una parola di incoraggiamento, regalargli un sorriso che attraversava la mascherina e arrivava direttamente alla persona che me lo restituiva con il movimento degli occhi. Ne rendo grazie!
In questo periodo avverto sempre più quanto può farsi pericoloso il proprio cuore quando non lo si verifica attraverso il dialogo con la voce della coscienza. O, ancor più, quando il cuore presume di fare da sé anche il ruolo della coscienza, eliminandone il confronto. Il Buddhismo ha colto con finezza questo pericolo, per cui pone il distacco dal corpo e dal cuore come soglia alla vera libertà. Nello Zen si dice 心身脱落 (shinshin-datsuraku), ossia abbandonare il cuore (心:shin) e il corpo (身:corpo). Da notare come cuore e corpo si scrivono con ideogrammi differenti ma si leggono ambedue shin. Gesù ha parlato del tesoro a cui il cuore tende: è il tesoro del cuore ma è pur sempre oltre il cuore, per cui l’amore è vero quando si ama esaurendo tutto il proprio il cuore.
Il cuore e la coscienza si richiamano, ma il farli coincidere è soglia all’anarchia o alla dittatura. Si richiamano perché nel cuore e nella coscienza vibrano le stesse voci fondamentali dell’esperienza umana, del divenire cosmico ecc. L’osservatorio da cui il cuore vede i colori e sente le voci dell’universo è il proprio io, il proprio carattere, le proprie inclinazioni. Il cuore è appunto mio e tende fare mio l’universo. Stupendo questo proprio cuore, da cui le poesie, l’arte, l’amicizia. L’osservatorio della coscienza, che pure chiamo mia coscienza, non sono io. La coscienza è il più nobile patrimonio unversale che esiste. La mia coscienza ne è una fiammella, una sentinella; ma in ogni fiammella della coscienza vibra l’unica coscienza universale. La coscienza non ha padroni. La coscienza è lo Spirito. La coscienza libera il cuore dalla psicosi di ristagnare in se stesso.
La saggezza e l’equilibrio scaturiscono nel/dal dialogo fra il cuore e la coscienza, senza mai accorciarne la distanza. Anzi, più si ascolta e più il divario si estende e il respiro si fa ampio e profondo. Finché a un certo punto ci si percepisce sorella e fratello universali. Eppure ciascuno è sempre il suo io. Ma proprio il suo io è maturato in patrimonio universale, come ogni tassello col proprio unico colore è il tassello del mosaico dell’abside di Santa Appollinare in Classe.
p. Luciano
Tra i tanti commenti arrivatimi, col benestare dei mittenti ne condivido due: quello di Orietta vaccinata, e quella di Fabio non vaccinato. Buona lettura!
La contadina della mia anima
Il 20/11/2021 23:26, orietta benatti ha scritto:
Caro Padre Luciano. Le vostre lettere, sua e del sig. Gualtiero, mi stimolano a farvi questa umile confessione. Quando la pandemia iniziò dopo qualche mese persi la certezza del lavoro e decisi di vendere la casa, con la fortuna di adibire il mio piccolo studio a nuova abitazione. Mi trovai smarrita ..mi trovai come molti. Come molte volte nella mia vita mi ritrovai ad essere contadina, come i miei genitori da piccoli, come i miei nonni. Io però ero Contadina della mia anima. La pandemia aveva distrutto il mio raccolto, e non potevo uscire perché la tempesta era ancora forte.
Dalla finestra della mia anima guardavo … le mie piantine andavano distrutte e come le mie quelle di tutti. Poi la tempesta cedeva il passo a un tenue sole. Cosa potevo fare? Uscire, salvare il salvabile, togliere ciò che era andato distrutto e rincominciare a lavorare il mio piccolo campo. Se avessi però scelto di seminare le stesse piante il terreno forse non me lo avrebbe permesso..così devastato come era. Allora scelsi di piantare altro. Misi un po’ di piantine chiamate Tempo, Un po’ di piantine chiamate Sorriso, altre chiamate coraggio. E…un po’ di piantine chiamate…Bisogna. Sì perché come mia nonna mi aveva insegnato, in alcuni momenti Bisogna e basta. Bisogna curare, bisogna faticare… e concedetemi… bisogna fare il vaccino forse pensando anche a chi poveretto vorrebbe farlo ma perché nato altrove non se lo può permettere.
Grazie Padre Luciano. Le auguro un Avvento speciale.
Un caro saluto.
Orietta Benatti
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Il musicoterapeuta bianchino
Il 20/11/2021 07:55, Fabio Cicelli ha scritto:
Padre, Buongiorno!
Sono Fabio e ci siamo conosciuti durante un viaggio di ritorno dal Giappone avvenuto ormai diversi anni fa. Io la leggo continuamente con molto interesse e coinvolgimento. Le devo dire che queste corrispondenze che ha condiviso mi hanno profondamente commosso. Ed anche ora che scrivo piango… io con l’8 marzo 2020 ho avuto una rottura nella mia vita, il mio lavoro è morto e con molte difficoltà e l’aiuto della mia famiglia d’origine sono riuscito a tirare avanti la mia famiglia italo-giapponese. Le posso dire che le istituzioni ci hanno completamente abbandonato. Io sono un musicoterapeuta e lavoravo con disabili ed anziani e mi sono messo a fare con molta dignità l’imbianchino. Quest’anno sembrava che il lavoro di musicoterapia potesse riprendere, ma è comparso l’incubo del vaccino. Io ho dermatiti atopiche da anni ed ho una quasi totale intolleranza ai farmaci tradizionali con il mio cuore che ogni tanto si presenta con le aritmie e le sincopi. In pratica il mio corpo vive un equilibrio delicatissimo, e nella sua unicità per me è difficoltà quotidiana prendermene cura.
Ecco, io ho paura del vaccino e allo stesso tempo mi sono protetto dal covid rinunciando a moltissimo della mia vita relazionale. I medici non mi hanno aiutato, per loro ci si vaccina e basta. Del suo scritto mi commuove che le due realtà che ho conosciuto in questi due anni sono presenti e convivono, ed è la prima volta che non c’è battaglia ma integrazione e civile ascolto reciproco. È un dono e la ringrazio. La mia vita è cambiata e non tornerà più indietro. Ho servito per anni i più deboli e gli ultimi, i disabili e i malati terminali, ora mi approccio ad accompagnare me stesso, come ultimo e la paura della discriminazione poiché per il momento ho scelto di non vaccinarmi. Ho una mia etica e non sono uno scellerato e fin dall’inizio della pandemia la mia attenzione è stata quella di proteggere gli altri e me attraverso tamponi, mascherina e regole di distanziamento; non sono vaccinato e non condivido la scelta del greenpass, ma non sono e non voglio essere un delinquente come la televisione descrive persone che fanno la mia stessa scelta. Lo scegliere per me ha portato privazione di cose materiali, ma il mio cuore non è stato privato dell’amore.
La Ringrazio in questo sabato di novembre per avermi regalato queste lacrime che parlano del mio dolore, ma anche dell’amore per la mia vita e quella di tutti gli esseri viventi.
Un caro saluto. Con stima ed affetto.
Fabio