Ven 18 Apr 2025 Scritto da Maurizio Lari AGGIUNGI COMMENTO

La stella del mattino – cammino religioso nel dialogo Vangelo e Zen

Pasqua 2025

La scristianizzazione…

La Pasqua di un nuovo Cristianesimo

La conferenza episcopale tedesca ha pubblicato il numero degli adulti che in Germania sono entrati nella Chiesa Cattolica nel 2024, e di quelli che nello stesso anno l’hanno lasciata tramite formale abiura: 1.839 i primi, 321.611 i secondi. Nel 2023 le abiure erano state 402.694. I sacerdoti ordinati nel 2024 per i 20 milioni di cattolici tedeschi furono 29.

Un sincero Grazie ai vescovi tedeschi per la coraggiosa chiarezza e precisione, doti tradizionali della loro cultura. Attingendo dal loro chiaro coraggio, mi soffermo davanti al fenomeno della scristianizzazione che è tutt’altro che limitato ai länders. La scristianizzazione è un fenomeno che investe un po’ tutte le chiese di antica tradizione. Nella nostra Italia avviene in grado rilevante, anche se si tende a sottacerlo. In cambio parlano i fatti: il calo dei matrimoni, la denatalità, la lamentosità ad ogni sventura, la scontata pretesa che tutto quanto attornia sia perfetto, l’animalismo al posto dell’umanesimo. la vendicativa richiesta della massima pena a un crimine subito, l’acritica adesione ad una sola veduta partitica, il chiaro-scuro delle convivenze. Ma soprattutto è la paura che sottostà a questi fenomeni: ossia la paura di sé stessi, del proprio futuro. Sotto il velo di concerti, di feste religiose, di feste di compleanno, di vacanze in isole lontane, di urla negli stadi, di proteste in piazza, s’annida tanta solitudine. Soli; contemporaneamente con la paura di essere soli. La paura annebbia la concreta misura delle cose e ostacola l’equilibrio.

Certamente la nostra Italia è costellata di Alfieri della Repubblica, di volontari della strada, di insegnanti che scendono dalle cattedre e s’immischiano nella turbolenta primavera degli adolescenti per coltivarvi germi di fiducia verso sé stessi, verso la storia dell’uomo. Eppure, sostare e meditare sull’evidente abbandono della Chiesa che avviene oggi proprio dove la tradizione cristiana è secolare, è doveroso.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano.” (Mt 6,13). Sono tante le vie spaziose e larghe che allettano a restare tranquilli nonostante tutto; allettano anche me prete missionario, votato all’annuncio del Vangelo cristiano. Sì, basta affermare che chi si allontana ha perso la via e ciò perfino può aumentare l’auto-gratificazione di quelli che restano. La Germania fu – ed è tuttora – una terra feconda di sublimi testimonianze cristiane. Ildegarda di Bingen (donna sublime nella fantasiosa creatività dello Spirito quanto ne fu Maria nel silenzio della fede), Sant’Alberto Magno, i mistici renani Eckhart, Taulero, Suso, il Silesio, il Cusano e, venendo ai tempi recenti, Romano Guardini, Bernard Harring, Hans Kung, papa Benedetto XVI. Fu pure la terra della riforma luterana nella cui scia fu la testimonianza di Dietrich Bonhoeffer, di Karl Barth ecc. Lodare la dovizia spirituale del passato è porta spaziosa e larga che gratifica; stare fermi davanti alla scristianizzazione in atto nel presente è porta stretta che strappa le vesti.

Martin Heidegger (1889-1976) fu figlio del sagrestano di una parrocchia cattolica del Baden. Studiò teologia cattolica a Friburgo e tutta d’un tratto a 22 anni lasciò la Chiesa. La sua opera principale “Essere e tempo” è, oggi, riferimento per molti ricercatori della vera conoscenza della realtà che accade e si dà solo nel tempo che scorre. Forse fu la mera fiducia nella temporalità che gli impedì di riconoscere la malizia che ristagnava nel nazismo travolgente l’anima tedesca, ma pur con questa onta finale, il suo pensiero oggi è vezzeggiato da molti pensatori e, senza aver studiato filosofia, anche dalla gente comune: il gelo delle idee pure spinge a cercare il tepore della realtà che scorre e muta nel tempo. Il tempo, dice Heidegger, è stagionale, è vivo, è palpitante. Il credo cattolico gli parve congelato nell’immobilità.

Più vicino a noi e vivente è Wim Wenders, il regista di “Perfect days”. In gioventù fervente cattolico, studiò all’università cattolica di Lovanio e in parte anche a Catania. Ci ha regalato anche il gradito docu-film “Un uomo di parola” su papa Francesco in cui confida al papa di avere lasciato la Chiesa cattolica per quella protestante. Vale la pena cliccare: https://www.youtube.com/watch?v=aFfS07uhfms. La posizione di Wenders ci incoraggia a non cedere all’attrattiva delle vie larghe e spaziose che garantiscono tranquillità a patto di non pensare, ma ad entrare per la via stretta invocata da Gesù. Per entrare dalla porta stretta e percorrerne la via, il comportamento più sbagliato è quello di indossare corazze o stringere tra le mani lance e spade di difesa. Occorre invece spogliarsi il più possibile e non temere le ferite. Al riguardo il film di Wenders “Il cielo sopra Berlino” ci fa un’opportuna compagnia. Due angeli, Damiel e Cassiel, scendono dal cielo e volano sopra Berlino distrutta dalla seconda guerra mondiale. Prima impressione: orrore; poi, avvicinandosi alle persone e alle situazioni reali, gli angeli avvertono il fascino dell’umano: dei sentimenti, dei colori, delle lacrime e anche dell’impotenza sperimentata dall’angelo Cassiel quando si trovò ad assistere al suicidio di un giovane. L’angelo Damiel s’affezionò a una donna e scelse di diventare umano e conoscere l’amore. Il film descrive l’eterno che avverte il fascino del tempo e delle sue stagioni. Di per sé ogni scrittura sacra parla del divino tramite l’esperienza dell’umano. Anche il testo più sacro che è custodito su questa terra, quello che più profondamente ci rivela l’oltre il tempo, è pur sempre fiorito e maturato nel tempo. Ogni rivelazione è rivelazione dell’umano che aspira all’eterno. L’albero germoglia dalla terra e, radicandosi sempre più profondamente nel terreno, si erge verso il cielo distendendo i rami nel vuoto.

La prima porta stretta da cui entrare è riconoscere che tutto quanto l’uomo chiama divino, eterno, immortale è germinato nella e dalla esperienza umana. E’ sempre un’esperienza personale. La fede che apre all’oltre è pur sempre la fede personale. “La tua fede ti ha salvata”, diceva Gesù. Agli angeli celesti, fatti di pura realtà spirituale, tutto è percepito senza palpiti; qualora la brezza del tempo tocchi una loro piuma, il scendere sulla terra diviene loro irresistibile. Il Figlio rivolto al Padre esclamò: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti, né sacrifici per il peccato. Allora io ho detto: <Ecco, io vengo … per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7). “E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14).

Non credo nella trascendenza di Dio. Non credo che ci sia un Dio che ha la sua sede fuori da ciò che esiste. Credo in Dio immanente in tutto quanto esiste, in cui tutto nasce, cresce, muore, risorge. Credo in Dio che palpita in tutte le sue creature in modo personale, secondo il ritmo e la policromia del tempo che scorre. Dio e la creatura tessono il loro rapporto unico e personale, in ogni momento e situazione. Credo in Dio che è fonte che si riversa in fiume, che è fiume che evapora in pioggia, che è pioggia che feconda l’esistente. “La Divinità è mia linfa: da me verdeggia in fiore. Il suo Spirito santo, che dà vita al germoglio” (Silesio, Il pellegrino cherubico). L’essere umano rifiuta il dio che, a salvaguardia della sua trascendenza, non entra nella porta stretta della temporalità propria dell’uomo; oppure che, per entrarvi, dovesse lasciare fuori, sospesa nell’etere, la sua potenza e scienza divina. Un dio che per comunicare con l’essere umano debba declassarsi; un dio, quindi, che strappa lacrime di compianto ai fedeli per la cui salvezza ha dovuto declassarsi, come recitano tante preghiere deboli in voga. All’uomo debole che piange, piace un dio debole che fa piangere.

La scristianizzazione fu profetizzata da Nietzsche. Le profezie non regalano indicazioni su piatti dorati, ma in forme ruvide, a volte blasfeme come fu la profezia di Geremia che annunciò ai sacerdoti che la distruzione del tempio ad opera di Nabucodonosor era volontà di Dio. La profezia di Nietzsche è ruvida, pungente, e la via spaziosa e larga per risolvere che è il metterla all’indice, alletta. “A chi vive tra i buoni, la compassione insegna a mentire” (Così parlò Zarathustra).

L’uomo d’oggi abbandona la Chiesa che gli si presenta portando su un piatto dorato la lista delle buone opere che deve eseguire; meglio, che deve imitare. L’uomo d’oggi, soprattutto il giovane, fiuta subito se il sacerdote che gli sorride gli si posiziona davanti, oppure se invece al lato. Se davanti, gli ostruisce vedere la direzione della sua via, se di fianco. è per fare compagnia e dare sostegno lungo il cammino. La domanda, oggi, sul battesimo agli infanti! La domanda, oggi, sulla teoria del peccato originale che ha voluto il battesimo dei tanti che, battezzati, comunicati e cresimati, hanno percorso e percorrono la via spaziosa e larga del sentirsi già apposto senza aver mai veramente scelto. “Fate sempre quel che volete, – ma prima siate di quelli che sanno volere. Amate il vostro prossimo come voi stessi, – ma siate di quelli che amano sé stessi” (Così parlò Zarathustra).

Dalla teoria del peccato originale che ci fa nascere tutti peccatori, brutti, degni di inferno. convertiamoci al Dio che è verità nell’amore, “Di lui siamo stirpe” (At 17,29) scrisse il poeta di Atene e l’apostolo Paolo raccolse il versetto del poeta pagano e lo cesellò nella Sacra Scrittura. E’ pasqua! Ricorre il 1700mo anniversario del Concilio di Nicea (325). Nella fede la Chiesa vide l’Emmanuele, Dio con noi. Emozione immensa. Ma quando ritornò a vedere Dio senza l’umano cadde nel fondamentalismo, nel crimine dell’inquisizione. Con gli apostoli, Maria, i fratelli e le sorelle di Gesù, Maria di Magdala e le donne del Vangelo ritorniamo a ri-conoscere e ri-esperimentare la natura divina di Gesù attraverso la porta stretta dell’umanità che ogni uomo condivide. La porta stretta che apre al divino è l’umano; la porta stretta che apre al creatore è la creazione.

Oggi, smarrito non è Dio, ma l’uomo che è la porta stretta per incontrare Dio; non è il Creatore, ma la creazione che è la via stretta per giungere a Dio. Smarriti siamo noi, esseri umani spersi in guerre di potere e di interessi. Ci sentiamo sul crinale dell’abisso che è, attraverso le armi atomiche, lo spegnimento della vita che l’universo intero ha partorito attraverso miliardi di anni di evoluzione.

Scrivo queste riflessioni percependo un rammarico che traduco in preghiera. E’ per i tanti genitori che al confessionale hanno confidato a me sacerdote che i loro figli, cresciuti in famiglia e all’oratorio secondo la tradizione cristiana, al termine dell’adolescenza hanno abbandonato la frequenza alla messa e ai sacramenti, per poi scegliere di trascorrere la vita in una convivenza sterile di figli. “Anche l’ultimo dei quattro figli, mi ha detto che a Pasqua non verrà in chiesa, perché ha scelto di essere ateo come i suoi fratelli maggiori”. Quella madre aveva le lacrime agli occhi. Sento il dovere di sostare e ascoltare quelle lacrime. Un adolescente di 15 anni sarà proclamato santo. Ma quanti a quell’età sono stati tutto chiesa e poi hanno abbandonato! Anche il risolvere con la proclamazione di santi può essere la via spaziosa e larga. Le canonizzazioni possono fraintendere come straordinario quanto invece è il cammino ordinario della fede. Un inchino ai tanti santi e sante della vita quotidiana senza alcun sovrappiù che faccia rumore!

Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto” (1 Cor 15,16). E’ la mia, la tua, la sua risurrezione che rivela e prova la risurrezione di Gesù. Io, tu, lei, lui siamo la porta stretta della risurrezione. Una porta stretta, ma vera. Un granello di senape che sposta le montagne,

4 giorni fa’ – 13 aprile 2025. The Telegraph, quotidiano indipendente britannico, riporta questo titolo: “The extraordinairy risurgence of catholic faith in Britain”. Vi si legge: “This Easter thousands of people are going to be reicived into the Catholic Church, and substantial numbers of them are under age 35”.

https://www.telegraph.co.uk/news/2025/04/13/extraordinary-comeback-catholicism/

L’articolo parla degli “younger churchgoers“, ossia i giovani che vanno in Chiesa, individuando le radici della loro attrazione verso la Chiesa Cattolica non nel Credo che essa recita, ma nel Credo che palpita nei gesti concreti di donne e uomini che credono. Se il numero delle suore in Italia è in forte diminuzione, nel Galles in pochi anni è duplicato.

Il cardinal Martini soleva affermare che la Chiesa è autentica dove è minoranza. Che sia perché l’essere minoranza trattiene dall’allettamento della via larga e spaziosa del dominio e del dogmatismo?

A conclusione due distici di Johannes Scheffler, il mistico eremita della Slesia (1624-77).

L’abisso della mia anima chiama sempre a gran voce

l’abisso di Dio: dimmi, quale è più profondo?”

Devo essere sole io stesso: dove con i miei raggi

dar colore al mare incolore della Divinità”

(Il pellegrino cherubico)

Una santa e gioiosa Pasqua!

p. Luciano

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